La rubrica di Mario Bozzi Sentieri/ I LIBRI DI LECCECRONACA.IT PER L’INIZIO DEL NUOVO ANNO
gennaio 2013 I Libri di leccecronaca.it rassegna mensile di novità librarie a cura di Mario Bozzi Sentieri
Gli ultimi e più interessanti volumi di tutti i generi freschi di stampa
POLITICA
Lodovico Festa, Ascesa & declino – Italia 1992-2012 (Edizioni Ares, pagg. 240, Euro 14,00)
«Dal 1992 al 2012 la storia italiana sembra un giro dell’oca: si parte con la crisi della politica e la necessità di un governo tecnico tutelato da influenze straniere, e si arriva con la crisi della politica e la necessità di un governo tecnico tutelato da influenze straniere. Naturalmente sono consistenti le differenze tra una fase e l’altra: il 1992 chiudeva una stagione con protagonisti forti, con un sistema istituzionale evidentemente inadeguato ma sorretto da un compromesso storico (quello della Costituente) di formidabile portata. Proprio per la consistenza dei soggetti quella stagione è ancora più drammatica della seconda: invece che gli spread tra Buoni del tesoro italiani e tedeschi, ci sono le manette a guidare le danze. E proprio la drammaticità degli avvenimenti testimonia l’impreparazione di tutti a gestire la nuova fase. Il 2011 invece è una commedia molto annunciata, i tentativi di far cadere Silvio Berlusconi si susseguono, gli eventi sono seguiti da un Presidente della Repubblica troppo cauto in particolare verso i magistrati «combattenti» ma con una forte sensibilità democratica che protegge da esiti più sconvolgenti. Alla fine la caduta del governo avviene in forme controllate che danno qualche margine a una gestione politica della fase successiva.
Solo qualche margine, però, perché il non essere riusciti a far organizzare dai partiti, sia pure mal messi come sono quelli secondorepubblicani, il passaggio da governo politico a governo d’emergenza con una grande coalizione tipo quelle tedesche ha ulteriormente logorato il rapporto tra società e Stato, alimentando le derive filotecnocratiche (“è sufficiente l’amministrazione”), quelle di protesta (“non c’è destino comune della nazione, ognuno si salvi come può protestando o arrangiandosi”) e quella da nomenklature (“la gestione dello Stato è problema delle grandi potenze protettrici e delle tecnocrazie, il ceto politico deve coprire questi soggetti del potere reale e pensare sostanzialmente ai propri interessi”)…»
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Alessandro Nardone, La destra che vorrei (Sacco Editore, pagg. 156, Euro 14,90)
La crisi economica e quella di valori, gli scandali, le scissioni, il bunga bunga ed una classe politica interessata soltanto alla conservazione del potere, che ormai detiene da oltre vent’anni. Anche a destra esiste una generazione pronta ad alzare la testa, una generazione che non si riconosce tanto nell’incoerenza di Fini quanto negli atteggiamenti di Berlusconi; una generazione antitetica alle Minetti ed alle Carfagna perché ritiene che la politica sia una cosa seria, e che rappresentare la gente nelle istituzioni non possa essere altro che la naturale conseguenza di capacità, militanza e contatto con il territorio. Basta, quindi, con il sistema delle nomine, vera e propria catena di montaggio per yes man asserviti al capo che operano non per gl’interessi collettivi, ma unicamente per essere ri-nominati e rimanere attaccati alla poltrona, il più possibile. Ricostruire la destra ripartendo dai valori, innanzitutto, ma tenendo presente che, per trasmetterli, dovrà essere in grado di liberarsi del passato, parlando un linguaggio nuovo e, soprattutto, trovando nuovi punti di riferimento in grado d’incarnare quei principi. I valori della destra in 5 canzoni, 5 film e 5 libri: da Jovanotti a Fabri Fibra, passando per Guccini, Saramago, Salinger, Orwell, per arrivare all’intervista immaginaria al protagonista di Fight Club: è il tentativo con il qual l’autore abbandona gli stereotipi che – dagli anni ’70 ad oggi – hanno composto l’iconografia della destra italiana, per mettersi alla ricerca di spunti nuovi attraverso i quali comporre il mosaico di una destra realmente figlia del nostro tempo, in grado di parlare alle nuove generazioni facendosi capire e, magari, tornando ad appassionarle.
ESTERI
Giacomo Gabellini, La parabola – Geopolitica dell’unipolarismo statunitense (Anteo, pagg. 303, Euro 25,00)
Il crollo dell’URSS ha permesso a Washington di instaurare un assetto geopolitico unipolare incardinato sugli Stati Uniti. Per raggiungere questo obiettivo, i centri decisionali statunitensi hanno escogitato e messo in atto una strategia “mondialista” volta ad omologare tutti i popoli che abitano il pianeta ai principi del nuovo ordine mondiale. Tale strategia si è dispiegata sul piano economico attraverso l’espansione coatta del libero mercato, su quello geopolitico con l’occidentalizzazione del mondo e su quello militare con la riconfigurazione ed espansione verso est della NATO. Questo libro indaga i passaggi fondamentali che caratterizzano questa “parabola” unipolare statunitense, che ha conosciuto la propria fase ascendente e il proprio picco nel corso degli anni ’90, per poi intraprendere una discesa progressiva che non pare ancora essersi conclusa. Ne emerge uno scenario molto distante dalle raffigurazioni ufficiali, che vede numerosi attori emergenti implementare piani che mirano ad alterare i rapporti di forza internazionali e a ridefinire l’assetto mondiale, in cui l’avvento del multipolarismo comporterà la conclusione della breve e turbolenta “parabola” statunitensi
ECONOMIA E SOCIETA’
Luca Gallesi, C’era una volta l’economia. Oro e lavoro nelle favole dal «Mago di Oz» a «Mary Poppins»(Bietti, pagg. 92, Euro 12,00)
Quando gli economisti raccontano favole è il momento di rivolgersi alle favole per capire l’economia. In questo saggio, denso e graffiante, sono personaggi fiabeschi ad accompagnarci in un mondo dominato dai Signori dell’Oro, che come maghi – fanno lievitare o collassare l’economia, giocando con i destini di chi invece svolge un lavoro onesto per vivere. Le favole si rivelano così fonte inesauribile di sapienza, soprattutto nei momenti di crisi; più di serissime e impettite trattazioni, forniscono gli strumenti per capire l’eterna lotta tra Oro e Lavoro, tra chi si guadagna il pane con le proprie forze e chi specula sulla fatica altrui. Ad unire le analisi di Luca Gallesi le teorie economiche di Ezra Pound, grande poeta ed insieme intellettuale “alternativo”. Nucleo dell’economia poundiana è che il denaro è una unità di misura da rapportare all’economia reale, non ha valore in sé soprattutto da quando la moneta non è più convertibile in oro. La chiave dei disastri economici, compresa la bolla speculativa attuale, è che lo Stato ha rinunciato a emettere moneta delegandola ai privati fin dalla fondazione della Banca d’Inghilterra nel 1964, e come avviene tuttora con le Banche centrali di emissione: esse sono enti privati che «creano denaro dal nulla per poi prestarlo allo Stato, che si indebita ogni volta che ha bisogno di denaro per i propri scopi».
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Antonio Selvatici, Il libro nero della contraffazione – Quanto costa all’Italia la falsificazione. Quanto si arricchisce la malavita. Che cosa si fa e che cosa si deve fare (Pendragon, pagg. 230, Euro 15,00)
La prima indagine giornalistica sulla contraffazione: le cifre da capogiro, i legami con la criminalità organizzata e gli intrecci internazionali di un business che replica illegalmente non solo le note griffes dell’abbigliamento, ma anche armi, prodotti agroalimentari, sigarette, giocattoli, parti di ricambio delle auto, permessi di soggiorno. Si tratta di un furto che vale alcuni miliardi di euro l’anno e di cui fanno le spese i consumatori, il fisco e un’importante fetta di prodotti Made in Italy, in un trasferimento illecito di ricchezza che sottrae risorse all’Occidente e alimenta l’economia di un colosso economico quale la Cina, Paese dal quale proviene la principale quota mondiale di prodotti contraffatti. Chiamando in causa gli organismi preposti al controllo a livello italiano, europeo e mondiale, questo libro offre una serie di spunti su possibili misure alternative per arginare un fenomeno che necessita urgentemente di essere contrastato.
TEMPI MODERNI
Roberto Volpi, Il sesso spuntato – Il crepuscolo della rivoluzione sessuale in Occidente (Lindau, pagg. 208, Euro 16,00)
Capita non di rado di sentire affermare dalle fonti più disparate, e anche qualificate, che quello del declino demografico dell’Occidente sarebbe un problema inventato. Forse è più realistico pensare che il problema non solo esista, ma sia a tal punto grave che misure di stampo dichiaratamente natalista – tese in primis, se non in modo esclusivo, a incrementare le nascite – non riescono che ad attenuarlo senza venirne a capo. Questo saggio coglie l’anima del problema, che sta proprio nella riproduzione sessuale in Occidente, nel sesso degli occidentali, che è cambiato – in corrispondenza con i cambiamenti nelle coppie e nelle famiglie, nel matrimonio e nei modi e nei tempi del mettersi e dello stare insieme tra uomini e donne – non sempre, anzi quasi mai, in meglio. È con quest’anima assai problematica e riottosa che bisogna fare i conti, ammesso e non concesso che ci stiano ancora a cuore le sorti della nostra civiltà.
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Miriam Pastorino (a cura di), Il delirio e la speranza. Storie di padri separati (Erga, pagg. 252, Euro 10,00)
Secondo un’indagine condotta da Gesef (Associazione genitori separati dai figli) su 26.800 soggetti, il 75% degli uomini in fase di separazione subisce mobbing giudiziario e l’89% subisce la minaccia dalla coniuge di non poter vedere i figli. Questa raccolta di racconti, insolita per la coralità delle voci e dei contributi che l’hanno resa possibile, ci costringe a meditare sulle radici culturali del multiforme malessere dei “padri separati”, ma, nello stesso tempo, apre a prospettive di speranza: perché i protagonisti, sempre uomini più o meno quarantenni, capaci di lottare eroicamente e di resistere alle prove più drammatiche perché sostenuti dall’incrollabile volontà di vivere pienamente il proprio ruolo paterno, finiscono sempre, in un modo o nell’altro, per discostarsi dagli stereotipi del maschio opportunista, debole e rinunciatario stigmatizzato dai mass media e dalla politica.
Miriam Pastorino, scrive nell’introduzione: “Può una società sopravvivere senza padri? Mai come oggi il nostro futuro è apparso appeso alla capacità di liberarci in fretta delle zavorre del passato e in particolare di quelle false ideologie che, con la pretesa di regalarci il massimo della felicità assieme al massimo della libertà, hanno finito per spalancare le porte a innumerevoli dolori individuali e causato il collasso di tutte le nostre basi culturali e sociali”.
PENSIERO FORTE
Giovanni Chimirri, Teologia del nichilismo I vuoti dell’uomo e la fondazione metafisica dei valori (Mimesis, pagg. 309, Euro 24,00)
Secondo F. Nietzsche, il nichilismo è lo “smarrimento dei valori tradizionali – Dio, Verità, Bene – e lo scivolamento verso il trivellante sentimento del proprio nulla”. In un mondo frutto del caso, l’uomo si ritrova senz’anima, destinato al niente della morte e senza un fine soprannaturale. Contro questo modo di concepire l’esistenza, si espongono a livello multidisciplinare (teologia, filosofia, psicologia, morale) non solo le contraddizioni interne del nichilismo, ma anche quelle dei suoi precursori (agnosticismo, materialismo, ateismo, scientismo, laicismo). Particolare attenzione viene data alla fondazione religiosa della libertà, della morale e dell’amore (contro il relativismo) e alla critica delle concezioni di Dio come Nulla e Ineffabile (misticismo, teologia negativa). Guidano lo studio il realismo e il pensiero cristiano, due prospettive che offrono risposte per superare le precarietà della vita (divenire, vuoto, male, angoscia) e intravedere la presenza dell’Assoluto. In Appendice, le classiche “dimostrazioni dell’esistenza di Dio” esemplificano la perenne validità di una “metafisica dell’essere” profondamente anti-nichilista.
SPIRITUALITA’
Giovanni Fighera, “Che cos’è mai l’uomo, perché di lui ti ricordi ?” – L’Io, la crisi, la speranza (Edizioni Ares, pagg. 240, Euro 15,00)
«Questo libro di Giovanni Fighera entra nel vivo della crisi della modernità, e analizza i fondamenti che l’hanno prodotta e che tuttora ne producono gli sviluppi in modo veramente impressionante»: la libertà sciolta dai valori e dalla verità, la parcellizzazione del sapere, il relativismo, l’ideologia scientistico-tecnicistica. «Fighera si fonda soprattutto su testi di poeti e di letterati, che dimostra di conoscere molto bene, citando in modo puntuale molti loro passi particolarmente significativi». Così si esprime Giovanni Reale nella Prefazione , mentre Gianfranco Lauretano nell’Invito alla lettura evidenzia come attraverso un documentato percorso storico (dall’antichità alla contemporaneità) si delinea la «questione che l’autore ritiene fondamentale: senza il Mistero, il mondo è più piccolo e assurdo, soprattutto la parte più interessante del mondo, cioè l’io, la persona».
L’uomo, come dimostra la sua storia, soprattutto in questa età post-moderna, non è autosufficiente, non è in grado di salvarsi da solo. Bisogna fondare un nuovo umanesimo, che per Fighera deve riscoprire Dio e riappropriarsi della legge morale universale guardando di nuovo alla ragione umana non più intesa in modo riduttivo. «Questo Tu che ha creato il mondo apre le porte all’amore, vero fulcro della conoscenza, e all’appartenenza a esso, per cui la solitudine che contraddistingue i contemporanei è sconfitta con l’adesione e l’appartenenza alla Verità. Rinasce così anche la capacità di costruzione di un mondo più umano, attraverso la responsabilità, che! è etimologicamente un rispondere a qualcuno».
RITRATTI
Pietrangelo Buttafuoco, Fuochi (Vallecchi, pagg. 238, Euro14,50)
Dalla Sicilia al Continente, da Berlusconi a Gheddafi, da Terzani al barone Von Ungern-Sternberg, dall’Opa alla Lapa. Pietrangelo Buttafuoco racconta così, con la sua personale invettiva, personaggi e contraddizioni, termini e situazioni che stanno caratterizzando l’ennesima stazione di un Occidente in crisi. Fuochi perché sono parole, le sue, capaci di bruciare la fisicità delle pagine dei quotidiani e trasformarsi in passaggi di racconto, disvelatore e ironico allo stesso tempo. Fuochi sono gli incontri dell’autore con i personaggi della politica, del giornalismo, della società, da Norberto Bobbio a Eugenio Scalfari, dai quali emerge un mosaico più complesso di quello che esegeti o detrattori si ostinano a comporre. Fuochi sono i racconti, le pillole, gli aneddoti sparsi che si fanno apologhi e ci aiutano a capire di che razza sono i nostri tempi. Fuochi non possono che essere , infine, anche le parole sulla destra italiana, un luogo che non è più dimora verticale di spirito ma un carro consegnato a vagare nell’orizzontalità. Sotto la mano di Buttafuoco, l’Italia e il mondo si fanno tela su cui imprimere e graffiare. E il risultato non può che essere incendiario.
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Orfeo Tamburi, Malaparte come me (Le Lettere, pagg. 110, Euro 14,00)
Curzio Malaparte fu un personaggio fuori del comune: grande scrittore sempre al centro della scena artistica, politica, culturale e mondana, legò il suo nome non solo a capolavori come Kaputt e La Pelle, ma anche a una vita vissuta con intensità eccezionale all’insegna di contraddizioni e polemiche. Personalità complessa ed enigmatica fu, di volta in volta, fascista intransigente e oppositore del regime, strapaesano e novecentista, cortigiano e frondista, sempre, comunque, protagonista e testimone delle grandi tragedie del Novecento. Fra coloro che lo conobbero a fondo e lo frequentarono a lungo vi fu il pittore Orfeo Tamburi, che collaborò con lui curandone la rivista Prospettive e illustrandone molte opere. Il sodalizio fra i due, che si conobbero nel 1937, durò praticamente fino alla morte di Malaparte. Nei suoi ricordi, scritti con grande immediatezza e con gusto dell’aneddoto, Tamburi descrive – son parole sue – «Malaparte com’era e come pochi lo hanno conosciuto» perché «con gli altri spesso recitava o, meglio, si divertiva a mascherare la realtà che, forse, trovava troppo piatta».
MEDIA
Pier Francesco Pingitore, Memorie dal Bagaglino. Diario intimo di un cabaret (Mursia, pagg. 186, Euro 16)
Un anno dopo aver concluso il suo lungo viaggio con il Bagaglino, Pier Francesco Pingitore, uno dei padri dello spettacolo di satira politica più amato e criticato d’Italia, arriva in libreria con Memorie dal Bagaglino. Diario intimo di un cabaret, nel quale svela retroscena inediti di quasi cinque decenni di carriera. Dallo scantinato di Via di Panico, in cui è nato, alle glorie del Salone Margherita, il Bagaglino è stato una fucina di successi e un’incubatrice di personaggi tra realtà e caricatura. Tanti i comici e le primedonne che si sono succeduti su quel palco ricco di lustrini e paillettes: da Oreste Lionello a Pippo Franco e a Leo Gullotta, da Pamela Prati a Valeria Marini. Senza dimenticare la prima Gabriella Ferri.
Un diario che, con ironia e spontaneità, fa rivivere gli entusiasmi, le illusioni, gli amori, le invidie e le rivalità di un gruppo di artisti che da una cantina di una Roma popolare e ridanciana è arrivato al grande pubblico televisivo, mettendo in scena pregi e difetti di un intero Paese.
STORIA
Michele Angelini, Gli Stati Confederati d’America: utopia o realtà possibile ? – I ribelli del sud erano davvero senza possibilità di fronte ai nordisti? Quali furono i momenti topici in cui poteva cambiare il corso della guerra? Quale eventuale futuro economico e istituzionale dopo il conflitto? (Ermanno Albertelli Editore, pagg. 144, Euro 15,00)
Il libro rappresenta un’interessante riflessione sul futuro degli USA in caso di vittoria dei secessionisti durante la guerra civile. Analizza le effettive possibilità dei ribelli e le occasioni in cui potevano cambiare il corso del conflitto. Il testo dà ampio spazio a quello che poteva essere il futuro economico, istituzionale e sociale della CSA in caso di sopravvivenza alla guerra. In questo volume, tra fantasia e realtà, si può trovare una serie di spunti utili per eventuali approfondimenti sull’argomento, sia per chi già è appassionato alla guerra civile sia per chi ancora non conosce la grande epopea dei “Johnny Rebs e Billy Janks”, e infine per i giocatori di wargames storici che possono trarre spunto per nuovi scenari.
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Fabrizio Di Lalla, Un posto al sole-La colonizzazione demografica in A.O.I. (Solfanelli, pagg. 440, Euro 30,00)
Nonostante la colonizzazione demografica abbia rappresentato l’elemento distintivo del colonialismo, la ricerca storica su tale argomento ha presentato finora un vuoto d’indagine inspiegabile. Salvo, infatti, alcuni scritti limitati ad alcuni aspetti e di estrema sintesi, poco o nulla è stato scritto e il riferimento più importante resta ancora il saggio di Carlo Giglio del lontano 1939. Il libro di Fabrizio Di Lalla cerca di supplire a tale carenza attraverso una ricerca a tutto campo attraverso l’esame del notevole materiale disponibile nei principali archivi italiani. La documentazione raccolta è stata messa a confronto, nel piano dell’ opera, con gli articoli pubblicati nelle tante riviste coloniali dell’epoca determinando due piani di lettura. Da una parte l’aspetto propagandistico che faceva leva sulla società italiana, creando consenso e speranze, dall’altra la dura realtà che emerge dalle testimonianze scritte, mai pubblicate, non solo dei vertici politici e aziendali ma anche dei semplici coloni che alla fine pagarono il prezzo più alto di questa avventura. Parte integrante del saggio è l’ampia appendice che comprende, tra l’ altro, i quadri riassuntivi degli elementi essenziali della colonizzazione demografica e un’ampia iconografia fotografica e documentale.
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Giuseppe Brienza, Evita Peròn, populismo al femminile (Pagine, pagg. 120, Euro 14,00)
Oggi si riesce a fatica a comprendere lo straordinario successo che ebbe in Argentina questa donna venuta dal popolo e che aveva saputo vivere per il suo popolo. Fu la moglie di Peron ad occuparsi per prima della promozione della donna nella nuova società argentina del dopoguerra, ispirandosi a principi e promuovendo misure che non ne snaturavano le prerogative essenziali svolte nella famiglia, in netta antitesi con quanto perseguito dal femminismo individualistico che avrebbe caratterizzato la seconda metà del XX secolo. Questo studio mette in particolare evidenza quanto la partecipazione alla vita politica della donna argentina sia frutto dell’instancabile impegno di Evita, la cui attività assistenziale fu continua e che interpretò sempre il suo ruolo politico e sociale come una missione da adempiere.
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Giulio Vignoli (a cura di) , Gli italiani di Crimea – Nuovi documenti e testimonianze sulla deportazione e lo sterminio (Settimo Sigillo, pagg. 182, Euro 16,00)
Il libro fa seguito al saggio di Giulia Giacchetti Boico e Giulio Vignoli, “L’olocausto sconosciuto. Lo sterminio degli italiani di Crimea”, pubblicato sempre da Settimo Sigillo nel 2008.
In questo volume vengono fornite più ampie notizie storiche sulla presenza italiana in Crimea, nel Mar d’Azov e nel Mar Nero. Successivamente sono riportate nuove testimonianze dell’olocausto che non avevavno trovato posto nel precedente saggio o perché ancora sconosciute, o perché i superstiti dello sterminio si erano rifiutati di fornirle o pubblicarle temendo ancora per se medesimi e per i loro cari.
Chiudono il volume brevi accenni agli italiani tuttora rimasti, dopo la deportazione, in Kazakistan e in Uzbekistan.
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Stefano Verdino, Genova reazionaria – Una storia culturale della Restaurazione (Interlinea, pagg. 193, Euro 20,00)
Una Genova tra provincia ed Europa è la citta narrata nei diari inglesi e francesi di molti viaggiatori, addirittura periferico epicentro del Romanticismo inglese nel breve tempo del soggiorno di Byron, con altri autori da Mary Shelley a Lady Blessington. Ma la città della formazione di Mazzini (1815-31) e della fine dei giansenisti fu anche una officina della Reazione, non meno di Torino e Modena, quando anche il melodramma giocò la sua partita quale strumento di riverbero legittimista, come evidenzia il “Bianca e Fernando” di Bellini per l’inaugurazione del nuovo teatro intitolato al sovrano regnante Carlo Felice. Stefano Verdino racconta il progetto reazionario, la cultura della città, i suoi passaggi internazionali, il mondo dell’università, le polemiche culturali: un quadro tanto ricco e vario quanto inesplorato.
STORIA DELLE DESTRE
Federico Gennaccari, Claudio Volante e Guido Giraudo, Voci contro vento – Storie e canzoni della musica alternativa 1965-1983 (Fergen, pagg. 496, Euro 20,00)
Una storia illustrata (più di 200 tra foto, copertine, manifesti e giornali) delle canzoni scritte da militanti del Fronte della Gioventù e del Fuan tra il 1974 e i primi anni Ottanta (più qualche predecessore negli anni Sessanta), per raccontare la cronaca e la vita quotidiana nella stagione degli “anni di piombo” e della “guerra civile” a bassa intensità, divisi fra l’impegno politico e i sentimenti di amore e di rabbia, i morti da piangere e le inchieste giudiziarie, le speranze e i sogni, l’anticomunismo e l’Europa Nazione.
Canzoni diffuse dalle prime radio libere (quasi un centinaio quelle di destra) e protagoniste dei tre Campi Hobbit (il primo raduno nel 1977 ebbe un impatto “rivoluzionario”, sfatando tanti luoghi comuni sulla destra).
La musica alternativa non è un genere preciso, al suo interno si spazia dagli Janus, che facevano del buon rock progressive con incursioni nell’hard, curando molto la musica e meno i testi, agli Atellana che recuperavano le tradizioni popolari come il Canto dei Sanfedisti (“Sona, sona, sona carmagnola”) e il Canto delle Lavandaie del Vomero, canto napoletano del XIII secolo. Poi a parte la musica celtica e le atmosfere medievaleggianti della Compagnia dell’Anello (fantasy anche nel nome tratto da “Il Signore degli Anelli” di Tolkien, un “cult” per la Destra anni ‘70), gli unici ancora in attività, per tutti gli altri (Lombroni, Scocco, Amici del Vento, Zetapiemme, Marzi, Di Fiò ecc.) i punti di riferimento sonori sono i cantautori tra ballate, un po’ di rock e brani in perfetto stile cabaret dove con l’ironia si mettevano alla berlina gli avversari, evidenziandone le contraddizioni. Canzoni “contro vento” che giravano al di fuori dei canali commerciali e costituiscono realmente una cultura “underground”, tramandata oralmente o in modo artigianale e semiclandestino, utilizzando vecchie registrazioni, essendo da molto tempo esauriti i dischi e le cassette originali.
Un fenomeno minoritario che ha comunque interessato qualche milione di italiani.
Un patrimonio storico e culturale che non poteva andare perso (oggi conservato da Lorien, l’archivio storico della musica alternativa) e che bisogna conoscere per poter capire la destra di ieri con un occhio all’oggi e uno sguardo al domani.
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Rodolfo Sideri, Adriano Romualdi – L’uomo, l’opera e il suo tempo (Settimo Sigillo, pagg. 160, Euro 15,00)
A quarant’anni dalla tragica morte, il pensiero eretico e politicamente scorretto di Adriano Romualdi viene esaminato in tutta la complessità delle sue articolazioni, in modo da offrirne un panorama completo, finora mancante nella pur vasta letteratura sul neofascismo. Il pensiero romualdiano viene ripercorso, attraverso l’esame di tutta la sua vasta bibliografia, sia per inserirlo nel suo contesto storico, sia per individuare quelle linee che, nel panorama desertificato delle culture politiche, sono ancora in grado di offrire una chiara e coerente concezione del mondo, visto da Destra. L’Europa-Nazione, la ricerca delle radici indoeuropee, l’interpretazione del Fascismo come Rivoluzione Conservatrice, l’idea di uno Stato nuovo e del valore della cultura come forza prepolitica, sono certamente risposte che Romualdi forniva ai problemi del suo tempo, ma costituiscono ancora, per chi vuole mantenere una vigilanza critica sulle tendenze del mondo moderno, un utile strumento interpretativo. Uno strumento forse troppo tagliente per le coscienze appiattite sulla dimensione del politicamente corretto, ma che è comunque utile proporre anche perché, come scriveva Romualdi, «sarebbe veramente imperdonabile lasciarsi sfuggire la soddisfazione di attirare contemporaneamente l’incomprensione degli sciocchi e l’ira degli imbecilli».
I CLASSICI
Vilfredo Pareto, Le configurazioni del fascismo (1922 – 1923), (Edizioni di Ar, pagg. 129, Euro 13,00)
Secondo Pareto l’Italia post-1918 è ricca di forze centrifughe (le leghe rosse, il sindacato dei ferrovieri e dei tramvieri) e di forze centripete (plutocrati e borghesia produttiva) e rileva che ogni gruppo organizzato vuole impadronirsi del potere centrale, mentre le tendenze centrifughe sono meramente tattiche. Egli configura il fascismo come una forza politica di restaurazione del potere centrale tutt’altro che invisa alla plutocrazia, ma ricca, al proprio interno, di tendenze socializzatrici. In definitiva il fascismo al potere avrebbe configurato una sorta di governo di salute pubblica, nel quadro di una politica di riforme sociali condotta dall’alto. Edizione critica a cura di Francesco Ingravalle.
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Friedrich Georg Junger e Ernst Junger, Guerra e guerrieri (Mimesis, pagg. 74, Euro 8,00)
«La guerra è l’evento che ha dato la fisionomia al volto del nostro tempo». Così scriveva Friedrich Georg Jünger nel 1930 nello scritto Guerra e guerrieri, un breve saggio che è diventato fondamentale nel dibattito filosofico e politico novecentesco. In questo scritto l’autore tedesco tenta di mettere a fuoco il senso della guerra senza confini che era esplosa nel corso della Primo conflitto mondiale, ma che avrebbe sempre più dato forma alla esistenza degli uomini anche nei decenni a venire. Ancora oggi Guerra e guerrieri, oltre che una eccezionale testimonianza della mutazione dello natura della guerra avvenuta nel corso della Prima guerra mondiale, ci pone dinanzi all’immagine della violenza senza forma che caratterizza la vita contemporanea. A Guerra e guerrieri segue il discorso che Ernst Jünger pronunciò nel 1979 nella città di Verdun per sancire una nuova amicizia tra la Francia e la Germania: il grande scrittore e filosofo, nonché eroe della Prima guerra mondiale, in poche righe ripensa alla sua vita in guerra e alla pace planetaria a cui oggi l’uomo deve aspirare come sua unica salvezza: «Guardando retrospettivamente i fronti si fondono – gli avversari appaiono accerchiati da pericoli comuni che sono ancora più forti della volontà dei generali e del coraggio del singolo: ciò che è materiale diventa strapotente, la terra stessa si fa vulcanica e il fuoco non minaccia più di annientare questo o quello, bensì tanto l’amico quanto il nemico. Allora, quando ci stringevamo nei crateri prodotti dalle bombe, credevamo ancora che l’uomo fosse più forte di ciò che è materiale. Questo si è dimostrato un errore».
ROMANZI
Paolo Carretta, Sherlock Holmes e il fuoco della pernacchia (Edizioni Solfanelli, pagg. 248, Euro 16,00)
Nel 1915 l’Abruzzo è colpito da uno dei più disastrosi terremoti della storia d’Italia, quello di Avezzano con oltre trentamila morti. Purtroppo incombe la prospettiva, sempre più concreta, di un coinvolgimento in quella catastrofe di livello planetario che è la Grande Guerra. Nuove terribili armi si apprestano a fare il loro debutto tra i monti fioriti dell’Appennino.
Molti soffrono e soffriranno, pochi sguazzano e lucrano per le possibilità offerte dalla ricostruzione e dalla mobilitazione. Un Maresciallo dei CCRR combatte la sua “buona battaglia” ma pare sul punto di essere soverchiato da avversari (esterni) e da nemici (interni). L’odioso omicidio commesso ai danni di una nobildonna inglese, opera di menti raffinate, richiama tuttavia a Sulmona e sulla scena del crimine, un illustre pensionato Sherlock Holmes e il suo fedele compagno dr. John Watson. Fortunatamente c’è anche Gabriele d’Annunzio con le sue donne, la cui presenza vale da sola a scongiurare il rischio di un giallo senza…
NOIR
Paolo Foschi, Il castigo di Attila (Edizioni E/O, pagg. 176, Euro 13,00)
Subito dopo il successo della Roma in Champions League contro il Liverpool, il portiere Rocco Graziano viene trovato in fin di vita nella propria villa alle porte della Capitale. Chi è stato a ridurre così il calciatore, e perché? Gelosia? Droga? Scommesse? Tutte le piste sono aperte. L’inchiesta è affidata al commissario Igor Attila, ex pugile medaglia d’argento alle Olimpiadi di Seul del 1988, con un passato di frustrazioni sportive e una dolorosa delusione amorosa alle spalle, ma tutt’altro che arreso al destino. Al suo comando, gli agenti della Sezione Crimini Sportivi: la più sgangherata delle squadre di polizia composta da piccoli truffatori, traffichini e sfaticati. Presto le indagini metteranno a nudo la doppia vita del calciatore: infaticabile atleta di giorno, frequentatore di locali equivoci e amicizie pericolose di notte. Fra veline e buttafuori, politici e camorristi, ultrà e calciatori, l’indagine del commissario Attila farà luce sui legami pericolosi fra sport, denaro, e potere.
LETTERATURA
Antonio Catalfamo, Cesare Pavese – Mito, ragione e realtà (Edizioni Solfanelli, pagg. 312, Euro 21,00)
L’autore, grazie alla sua esperienza di studi internazionali, ha analizzato l’opera di Cesare Pavese nella sua unità, usando un metodo interdisciplinare e realizzando un vero e proprio «corpo a corpo» con i testi.
In questa raccolta di saggi si occupa di vari aspetti, con un approccio innovativo rispetto alla critica precedente: dagli studi dedicati dallo scrittore langarolo alla letteratura americana, a partire dalla sua tesi di laurea su Walt Whitman, a lungo trascurata, alla dimensione dell’«impegno», nel confronto «intertestuale» con altri scrittori, come Vittorini, all’analisi di alcuni momenti biografici (la posizione nei confronti del fascismo, della Resistenza e del Partito comunista italiano), sui quali una parte, seppur autorevole, della critica, ha equivocato, alla rivalutazione delle fasi trascorse dallo scrittore a Brancaleone Calabro e nel Monferrato, dopo l’8 settembre del ’43, sinora considerate, con logica riduttiva, rispettivamente come fasi di stasi creativa e di isolamento, nonché di crisi religiosa, alle tanto dibattute questioni del rapporto tra «mito» e «ragione» nei Dialoghi con Leucò e del rapporto tra «realtà» e «simbolo», nonché tra individuo e territorio (alla luce dei nuovi studi di Franco Ferrarotti), ne La luna e i falò.
Ma, al di là dei singoli aspetti, secondo Catalfamo, si ripropone in Pavese una «triade»: mito, ragione, realtà. Opera in lui un doppio processo di «introversione» e di «estroversione» della realtà. Egli parte dalla realtà, la interiorizza, la analizza razionalmente attraverso il confronto con il mondo complesso che è dentro di lui, comprendente le sue esperienze passate, ma anche quelle della specie di cui fa parte, risalendo nei secoli, fino ai primordi dell’umanità. Da questo confronto emerge il «significato ultimo della realtà», ch’egli comunica agli altri attraverso i suoi scritti. E allora l’opera letteraria assume il significato di «racconto», nel quale, classicamente, consiste il «mito».
ARTE
Vittorio Sgarbi, La Stanza dipinta (Bompiani, pagg. 420, Euro 11,90)
La storia dell’arte contemporanea è costellata di assenze e di censure: la dittatura dello sperimentalismo come linguaggio obbligato ha relegato nel silenzio artisti di sicuro talento, che alle avanguardie dogmatiche si sono contrapposti, cercando di superarle e “di riagganciarsi all’ultimo gesto della mano con il pennello o con la pietra”. Questi coraggiosi custodi delle forme, che segretamente operano nella penombra, non si incontrano nei templi consacrati all’arte e costituiscono una realtà sommersa da scoprire e recuperare. Da qui la proposta di un personalissimo museo dove gli esclusi trovano una legittima collocazione; da Giorgio de Chirico a Renato Guttuso, da Man Ray a Domenico Gnoli, dalla Scuola Romana ad Andrew Wyeth, da Valerio Adami a Tullio Pericoli, La stanza dipinta è una raccolta di saggi che rende conto di tante viventi esperienze artistiche che hanno in comune la resistenza alle mode e il rifiuto delle tendenze programmate.
CATALOGHI
Claudia Salaris, Riviste futuriste – Collezione Echaurren Salaris (Gli Ori, pagg. 1184, Euro 100,00)
Alla fine degli anni settanta, quando il futurismo era un fenomeno conosciuto solo tra gli addetti ai lavori e non aveva ancora raggiunto quella popolarità che per gradi ha conquistato dalla metà degli anni ottanta, Pablo Echaurren e Claudia Salaris hanno cominciato a collezionare libri, giornali, manifesti del futurismo italiano.
Questa raccolta ha contribuito ad allargare la conoscenza del futurismo: Claudia Salaris, avvalendosi della collezione come di una banca dati, ha pubblicato numerosi studi sul movimento fondato da F. T. Marinetti, tra cui Storia del futurismo (1985; 1992) e Bibliografia del futurismo (1988), disegnando una mappa che fino a quel momento non era stata ancora tracciata.
Ora, al fine di valorizzare la collezione, è stato progettato un ampio regesto comprendente, in più volumi, varie aspetti dell’esperienza futurista: le riviste, le realizzazioni nel mondo, i manifesti, i libri, le cartoline, le ceramiche ed i cataloghi.
Di ogni oggetto si propone una scheda con descrizione tecnica, informazioni storico-critiche, bibliografia, immagini a colori, traduzione in inglese. Date queste caratteristiche, l’opera si annuncia come unica nel suo genere.
Il primo volume, che contiene l’inventario ragionato di duecento testate (ottocento fascicoli e settecento illustrazioni a colori), ricostruisce la mappa delle riviste futuriste italiane disseminate dal Piemonte alla Sicilia. Giornali, almanacchi, numeri unici, fogli umoristici che compongono il grande universo di carta in cui è inscritta la storia del primo movimento d’avanguardia, nato nel 1909 e attivo fino al 1944.
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Gemma Sena Chiesa (a cura di), Costantino 313 d. C. L’editto di Milano e il tempo della tolleranza. Catalogo della mostra (Milano, 25 ottobre 2012-17 marzo 2013) (Mondadori Electa, pagg. 299, Euro 29,00)
Il volume, riccamente illustrato, costituisce la sintesi più aggiornata sul tema in una veste grafica che intende con la sua eleganza evocare i fasti costantiniani. La chiarezza degli scritti scientifici fa sì che il catalogo sia destinato a un pubblico più vasto di quello dei cultori della materia. Il catalogo si compone di una nutrita serie di saggi affidati ai maggiori specialisti italiani e stranieri che affrontano le varie tematiche al centro dell’evento espositivo. Diversi saggi sono incentrati sulla rivoluzione religiosa che dalle persecuzioni volge al tempo della tolleranza: dopo l’attenta analisi delle fonti, si indaga l’origine del “chrismòn” dalle insegne imperiali al simbolo della fede vittoriosa per poi disegnare un quadro delle altre religioni dell’impero mentre si passa dal politeismo al dio unico. Altri studi ruotano intorno alle tre istituzioni che furono protagoniste dell’età di Costantino: la chiesa, l’esercito e la corte imperiale. Una sezione a parte è dedicata a Elena e al suo potere femminile tra regalità e santità: i luoghi in Oriente e a Roma, la questione del suo ritratto, la tradizione iconografica anche moderna della Leggenda della Vera Croce. Completa il volume una schedatura completa e illustrata delle oltre duecento opere in mostra, provenienti dalle più prestigiose collezioni museali del mondo.
IMMAGINI
Ivan Buttignon, Gli spettri di Mussolini – La storia del fascismo italiano raccontata attraverso i suoi simboli (Hobby and Work editore, pagg. 240, Euro 15,50)
Da sempre le raffigurazioni simboliche sono centrali nella religione, nella filosofia, nelle arti e, non da ultimo, nella politica. E’ dunque possibile ricostruire l’intera parabola del ventennio fascista attraverso l’analisi dei suoi simboli, dei suoi miti e dei suoi riti. Dal pugnale al fascio littorio, dall’aquila imperiale alla spiga di grano, dalla riscoperta dell’antica Roma all’architettura razionalista, dalla rivisitazione del Risorgimento all’elogio dell’arditismo, dal culto dello Stato totalitario alla divinizzazione del Duce, il libro offre un viaggio colmo di sorprese nel cuore stesso del fascismo storico, evidenziandone ombre e luci, innovazione e reazione. Un saggio rigoroso e documentato ma scritto in modo fluido e accattivante.
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