Da Roma a Lecce/ DOMENICA DI PASSIONE SOTTO NATALE PER LA POLITICA. GLI SCENARI ATTUALI E QUELLI DELL’IMMEDIATO FUTURO A CAMPAGNA ELETTORALE GIA’ COMINCIATA
(Rdl) “Non mi schiero con nessuno ma la mia agenda è chiara ed è aperta a tutti per coalizioni ampie. Alle forze che manifesteranno adesione convinta e credibile all’agenda Monti, sono pronto a dare il mio incoraggiamento e, se richiesto, anche la guida, e sono pronto ad assumere un giorno, se le circostanze lo volessero, responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento”.
Nell’eloquio compunto del presidente del consiglio dimissionario, a Camere sciolte e a campagna elettorale già cominciata, in questa domenica che definire di passione è fuori luogo, stante la politica senza ideali, ma spesso purtroppo pure senza idee dei giorni nostri, poi pure perché siamo proprio sotto Natale, ma in cui comunque molto si è mosso, sappiamo qualcosa di più, e, da Roma a Lecce, proprio sotto le feste, tanto di più sapremo nei prossimi giorni.
Allora, proviamo a fare un po’ di ordine degli scenari politici, a due mesi dalle elezioni decisive.
Mario Monti non si candida, apertamente. Tanto è già senatore a vita. Però, se poi fosse chiamato a riconoscersi e a guidare…Un escamotage che lascia perplessi. C’è da sperare che le forze politiche che lo vogliano nuovo e di nuovo premier lo dicano apertamente, almeno questo ed egli stesso non si rifugi nei vuoti giochetti verbali in cui è tanto abile, per sfuggire alla responsabilità: se sarà legittimato dal consenso della maggioranza relativa degli Italiani, allora è giusto che governi, ma soltanto in questo caso, non in maniera illegittima, così come è avvenuto adesso, da un anno a questa parte.
Chi si riconosce nella sua oramai famosa agenda?
In primo luogo, al di là della retorica programmatica e al netto delle
Pare che si riconoscano i partiti e partitini di Casini, Fini e Montezemolo, più una frangia del Pdl, al momento difficilmente identificabile, soprattutto negli sviluppi tattici e strategici, insomma, nel gioco delle ripercussioni, quando bisognerà fare più chiarezza, per presentarsi davanti al giudizio sovrano degli elettori.
Da Roma a Lecce, è ancora tutto da scoprire il ruolo della componente maggioritaria legata a Fitto, mentre già più chiaro quello della componente legata a Mantovano, orientato, piaccia o non piaccia, verso una clamorosa rottura, a sostegno della governabilità montiana, sempre al momento chissà con quali e quante conseguenze sul piano locale.
Intanto il Pdl è imploso, sulle sue stesse contraddizioni e su questo Monti ha ragione, perché è vero, l’atteggiamento di Berlusconi è francamente incomprensibile, perché non si capisce come possa criticare uno che ha scelto, ha mandato in Europa, ha legittimato, ha sostenuto per un anno e infine, come se non bastasse, ha proposto come capo carismatico di una coalizione così detta dei moderati.
Sempre meno comprensibili, poi, i partiti e partitini, vecchi e nuovi, fuoriusciti sul fronte della destra dall’implosione del Pdl e che però si presenteranno sempre sotto l’egida di Berlusconi sul fronte dei “moderati” che ancora si riconoscono in lui e che lo seguiranno nella nuova annunciata “discesa in campo”.
Moderati? Gli Italiani sono diventati estremisti e incazzati e al di là dei sondaggi questa è la variabile impazzita che getta un’incognita pesante su quello che sarà il risultato delle prossime elezioni politiche.
Sarà divertente capire come coloro i quali sostengono Monti possano legittimare chi ha fatto del tutto scomparire il ceto medio, ha impoverito gli Italiani tutti, ha levato finanche le speranze, per servire gli interessi dell’alta finanza internazionale e degli speculatori e per dare i soldi, nell’ordine di centinaia di miliardi di euro, alle banche.
Il Monte dei Paschi di Siena in primo luogo. Tanto per ricordarne una, legata a Lecce e al Salento, dove oggi il Pd sceglie, attraverso una consultazione dei suoi iscritti, i propri candidati a un posto di onorevole e senatore, con un’altra – e questa vera e propria operazione di facciata, già oltre i confini del clamoroso autogol, in termini di immagine – affermazione dei vecchi e consolidati apparati.
Uscito clamorosamente battuto a Lecce alle recenti comunali, tenta ora di approfittare delle divisioni del centro – destra per affermarsi anche a livello locale, mentre dà per scontata una vittoria alle politiche, con un governo guidato dal segretario Bersani, con l’appoggio della folta e potente corrente dalemiana, qui abituata – altro che gli incontri del povero Renzi- a parlare e non solo con finanzieri e banchieri.
La coalizione pure è pronta. Non ne faranno parte però gli arancioni che in queste ore sta tentando di coalizzare Ingroia, sul versante della sinistra movimentista, ma non vendoliana e di quel che resta dell’Italia dei valori.
Su tutti e tutto, in ultimo, ma non per ultimo, Beppe Grillo. Il flop auspicato da tutti i partiti tradizionali del suo Movimento 5 Stelle, a Lecce in operosa e fattiva crescita, oppure una sua possibile, e pure a livello addirittura clamoroso, affermazione è l’incognita assoluta, al momento del tutto imperscrutabile, che deciderà quale governo avremo nei prossimi anni: un salto indietro, un salto davanti o un rivoluzionario salto in avanti, verso scenari futuri del tutto inediti, ma, a questo punto di una situazione disperata e disperante, da moltissimi fortemente auspicato.
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