IL CONSIGLIO COMUNALE MONOTEMATICO SULL’INQUINAMENTO E MORTALITA’ NEL SALENTO/ Una delusione. Ma la battaglia è appena cominciata.
(Rdl) Lo aveva sollecitato mesi fa, il consigliere di “Lecce Bene Comune” Carlo Salvemini, il consiglio comunale aperto, svoltosi ieri, sulla mortalità per tumori a Lecce.
Adesso Carlo Salvemini non ne è contento, lo ha definito deludente: “Il consiglio comunale non ha offerto nessun dato nuovo sulla relazione salute-inquinamento in provincia di Lecce. Non è stato un Consiglio Comunale all’altezza delle aspettative. Non c’è stata l’ufficializzazione di dati inediti su salute e inquinamento. E’ al dottor Assennato dell’ARPA rimediare in questo senso: ci è stato consegnato in anteprima il Rapporto 2012 del Registro Tumori di Puglia: una pubblicazione certamente di valore, che soddisfa un bisogno conoscitivo lungamente atteso ma che, relativamente alla nostra Provincia, fa riferimento ai dati epidemiologici degli anni 2003-2005. E che non fa confermare quanto già noto: l’incidenza del tumore maschile al polmone rispetto alla media regionale e nazionale. Poi ci ha pensato il dottor Serravezza a ribadire, ancora una volta, che sono vent’anni che questo scostamento significativo viene evidenziato dalla LILT. E ha ricordato quali sono i dati ufficiali dell’ISTAT presentando questa tabella. Dalla quale risulta che il tasso grezzo di mortalità della provincia di Lecce, nel 2008, risulta di ben 2,6 punti superiore rispetto alla media regionale pugliese. Ciò significa che, rispetto a quelli attesi, nel 2008 si sono verificati 215 decessi in più“.
Salvemini ha ragione.
Anche perché Giorgio Assennato ha diversificato la spiegazione della comunque evidente maggiore mortalità nel Salento – ma, evidenziamo ancora: non sono stati forniti dati aggiornati, che presumibilmente sono ancora più allarmanti – su tre fronti: il maggior consumo di tabacco, presumibilmente legato alla coltura e produzione locale; l’esposizione al gas naturale Radon; le emissioni industriali remote, provenienti cioè dalle grandi concentrazioni industriali di Brindisi e Taranto.
Insomma, ha ridimensionato il problema, perché le prime due spiegazioni sono una specie di eufemismo logico, di fronte a quanto è emerso in queste ultime settimane, dai dati forniti sull’Ilva di Taranto e sulla centrale di Cerano.
Di cui non c’è traccia nel documento finale.
Infatti i lavori del consiglio hanno alla fine partorito un ordine del giorno firmato da tutti i gruppi consiliari che impegna quindi il sindaco Paolo Perrone ad intervenire presso la Regione Puglia “per sollecitare una rivisitazione della legge numero 21 del 2012 al fine di estenderne l’applicabilità a tutti gli impianti industriali già esistenti e in esercizio sul territorio pugliese soggetti ad Aia (autorizzazione integrata ambientale), che sono fonte di emissioni di idrocarburi, e non solo agli impianti ricadenti nelle aree di crisi ambientale come Taranto, Manfredonia e Brindis e ad attivarsi per inserire la Provincia di Lecce nei siti di bonifica d’interesse nazionale al fine di realizzare uno studio epidemiologico”.
Tutto qui.
Insomma, anche per noi di leccecronaca.it – che abbiamo studiato e documentato a lungo nei giorni scorsi la relazione netta fra emissioni dell’ Ilva di Taranto e della centrale di Cerano (nella foto) e la maggiore mortalità nel Salento, almeno sui dati – non aggiornati – disponibili – si è trattato di un’occasione perduta.
e
https://www.leccecronaca.it/index.php/2012/12/03/linferno-vicino-a-noi/
Occorrevano insomma ben altre valutazioni più precise e ben altre richieste più radicali.
Le invochiamo urgentemente dalle proposte politiche di forze, movimenti e associazioni non presenti in questo deludente consiglio comunale.
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