SCONTRO FERROVIARIO / SUSSURRI E GRIDA
(Rdl)______Indiscrezioni provenienti da ambienti giudiziari riferiscono di tre iscrizioni nel registro egli indagati da parte del pool di magistrati che sta indagando sul disastro: i due capostazione, di Andria e di Corato, e un dipendente della ‘Ferrotranviaria’.
Intanto, il capostazione di Andria, Vito Piccarreta (nella foto), ha parlato, a fatica, sussurrando, distrutto come è dal dolore, dal letto di casa, con alcuni giornalisti che erano andati a trovarlo, e con i funzionari della sua azienda, non ancora con i magistrati:
“C’era confusione, i treni erano in ritardo e…Sì, ho fatto partire io quel treno…È vero quel treno non doveva partire. Non sapevo che da Corato stesse arrivando un altro treno per questo ho dato il via libera. Era stata una giornata complicata, i treni che portavano ritardo, c’era stata l’aggiunta di un treno supplementare, il ritardo…Siamo vittime anche noi, io e mia moglie. Soffriamo con quelle famiglie che hanno perduto i loro cari. Non può cascare tutto sulle nostre spalle. In questa storia anche noi siamo delle vittime. Siamo disperati, ma un solo errore non può aver causato tutto questo“.
Lapidaria una dichiarazione del procuratore aggiunto Francesco Giannella, che sembra fare chiara eco alle ultime parole del capostazione: “Non ci fermeremo assolutamente alle prime responsabilità. L’errore umano è soltanto il punto di partenza di questa storia”.
Rimbalza poi la dichiarazione di un ferroviere della stazione di Andria: “Non dovete chiedere a Vito perché ha alzato quella paletta, ma a qualcun altro perché non è in grado di controllare il nostro lavoro. Noi guidiamo treni. Non siamo piloti di aereo”.
Secondo alcune testimonianze non ancora verificate, e su cui la procura della Repubblica ha detto che non risulta agli atti, al momento, riservandosi di indagare, i passeggeri del treno proveniente da Andria sarebbero stati fatti scendere dal treno fermo al binario 1 e fatti salire sul treno fermo al binario 2, partito così in ritardo.
“Assassini, siete degli assassini, i nostri cari non torneranno mai più“, queste, intanto, le urla che si levano contro tutti dai parenti delle vittime davanti all’istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari.
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