IL ‘TIP TAP’ DEL ‘CERCHIO MAGICO’ CON SILVIO
di Giuseppe Puppo______
Facciamo un po’ d’ ordine. Chiedo venia se procedo per sintesi giornalistiche, ma una dimostrazione dettagliata richiederebbe un saggio voluminoso, con riferimenti, citazioni e note, e non è questa la sede, né il nostro intento.
Alle origini della vicenda del gasdotto nel Salento, dagli anni Novanta, agli anni Duemila, c’è, come abbiamo visto l’ altro giorno (“I progenitori del gasdotto”), la strategia del cerchio magico salentino di Massimo D’Alema, che agisce in primis col suo braccio destro, l’ indiscusso re della ‘sinistra degli affari’ Roberto De Santis, strategia su cui si innestano altri interessi di multinazionali, società miste, speculatori finanziari, lobby e quant’ altro del genere di mezzo mondo: ma l’ affare è talmente gigantesco, che c’è posto per tutti.
Strategia che non è la sola, deve confrontarsi con altre varianti e numerosi e potenti concorrenti, ma che alla fine riesce a prevalere, con l’ approdo a San Foca di Melendugno, per il tratto finale, e costruzione del tratto di allaccio alla rete nazionale. Ma queste sono cose note.
Non è per niente nota, come invece meriterebbe, in generale, la figura di Roberto De Santis: per lui, per ricostruire tutte le sue partecipazioni, chiamiamole così, ad attività imprenditoriali, chiamiamole sempre così, nel corso degli anni, che spaziano per tutta l’ Italia, e toccano praticamente tutto, dalle grandi, alle piccole opere, dalle cooperative, ai rifiuti, con relativo, vorticoso giro di denaro, non basterebbe un saggio: ci vorrebbe, credetemi, un’ enciclopedia di decine di volumi.
Ma adesso stiamo sul gasdotto.
Ieri (“Il cerchio magico e il suo arcobaleno”) abbiamo cercato di capire se esistano rapporti con l’ attuale presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: e ognuno, leggendo la documentazione pubblicata, potrà farsi il proprio convincimento.
Vediamo oggi – sempre rimanendo rigorosamente ed esclusivamente sull’ argomento – un altro rapporto del ‘cerchio magico’, che si proietta di slancio sulla nostra storia contemporanea.
Del resto, sul rapporto politico fra Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema esistono già molte analisi e molte interpretazioni, e, di nuovo, non è questa la sede, per analizzare e approfondire tale altro ed ‘alto’ argomento.
Noi qui vogliamo occuparci del gasdotto, e ciò, nella fattispecie, faremo.
Che c’ entra Silvio Berlusconi con il gasdotto della Tap?
C’ entra, c’ entra. C’ entra perché c’ entra Gianpaolo Tarantini, con le mani in pasta nelle manovre del ‘cerchio magico’, versante di affari nel settore della sanità pubblica e privata pugliese, ma desideroso di ‘allargarsi’, per emulare il suo ben più potente amico e sodale, nonché oramai maestro di vita e di affari.
Insieme, lavorano alla fase finale, ma quella più difficile, da concretizzare ancora, dopo idee e progetti di anni, all’ operazione Tap.
Siamo nel 2009.
Cominciano col discutere sull’ opportunità di far intervenire Silvio Berlusconi, all’ epoca presidente del consiglio, per sostenere la realizzazione del progetto, dopo essersi divisi i compiti per seguire le necessarie autorizzazioni governative e le intese internazionali, in particolar modo con la dirimpettaia Albania. Ah, e poi quelle, altrettanto necessarie, della regione Puglia: ma qui, giocano in casa, e non è un modo di dire: la Regione Puglia, all’ epoca ‘governata’ da Nichi Vendola, autorizza non uno, ma due progetti, tanto per non sbagliare.
E’ Giampaolo Tarantini che si fa carico di parlare della Tap a Silvio Berlusconi per coinvolgerlo personalmente nell’impresa.
– De Santis: “Ci stavo lavorando io“
– Tarantini “Vabbè, ne posso parlare io? Mi autorizzi?”
– De Santis “C’è già l’intesa con la Puglia…”
Questo, fra i tanti incontri – ricordiamo: Giampaolo Tarantini è stato condannato a sette anni e dieci mesi per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione per le escort che portava nella residenza romana dell’ allora premier- avvenne l’ 11 febbraio, del 2009, proprio per parlare del gasdotto.
A marzo Italia e Albania firmano l’accordo intergovernativo, che consente un notevole salto in avanti, visto che se i governi sono d’accordo molti passaggi burocratici si possono saltare.
L’azione di lobbying del già da tempo costituito consorzio Tap, intanto, si è intensificata.
Qui però il referente diretto è Valter Lavitola, il faccendiere di Silvio Berlusconi, sulle cui attività, a sua volta, ci sarebbe da scrivere un romanzo. Criminale.
Lo sa benissimo pure Gianpaolo Tarantini, che intensifica il suo pressing su Silvio Berlusconi, per ottenere commesse, legate a tanti progtti, ma in particolare a questo della Tap: il primo e più grosso favore che chiede a Silvio, dopo esserselo ‘fatto amico’ con le escort.
E Silvio, che fa Silvio?
Qui non abbiamo documenti, documentazioni e testimonianze per ricostruire. O meglio, ne abbiamo una sola, autorevole e di questa riferiamo.
Interrogandolo nell’ambito dell’inchiesta su escort e affari in cui era indagato a Bari assieme a Valter Lavitola e Gianpaolo Tarantini, il procuratore aggiunto Pasquale Drago chiede conto a Berlusconi “di un progetto di tale Roberto De Santis nel settore dell’energia“.
“No, non ricordo proprio nulla al riguardo”, fu la risposta che ebbe.
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LA DOCUMENTAZIONE DI RIFERIMENTO nei nostri articoli di venerdì e sabato
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