UN CAFE’ BAROCCO CON CARLO VERDONE / PAPA’ MARIO CHE LO SPINSE INCONSAPEVOLMENTE A DIVENTARE IL “DEMIURGO DEL CINEMA ITALIANO”
di Annibale Gagliani______
Signore e signori che a parlar di arte e melodrammi permanenti il piacere vi si innalza rigoglioso, secondo voi, il cinema italiano è sessista?
Se n’è discusso con amichevole fervore stamani all’interno della sala 2 del Multisala Massimo. Una circle table animata da ospiti del calibro di Carlo Verdone, Maria Sole Tognazzi, Paola Minaccioni e la nostra autorevole collega Laura Delli Colli. Moderava l’esperto della quinta arte Marco Giusti.
Il gruppo saccente che ha animato il morning space rappresentava gli Stati Generali della commedia italiana che ad unanimità ha convenuto a portare fuori la classica visione di donna oscurata dal maschilismo narrativo (che spesso vige in Italia) proiettandosi in una visione in cui il rapporto autore-regista-primattore si affianchi intimamente allo sguardo femminile del reale (o dell’introspettivo).
E noi non potevamo che annoverare nel nostro Cafè ardentemente Barocco uno dei più premiati protagonisti del comedy stage nostrano, eh si, “lo famo strano” con Carlo.
Abbiamo carpito un aneddoto prezioso che ci trasporta in un’epoca di produzioni artistiche rosselliniane, antognane e dello Scola pensiero.
Il nostro ipotetico regalo al lettore di leccecronaca.it era un Verdone che ci raccontasse dell’imponente papà Mario, a cui è dedicato uno dei premi del festival salentino, riservato alle migliori leve del Centro sperimentale di Roma.
Mario Verdone era un edulcorato intellettuale, appassionato di Cinema western e promotore di un’espressione culturale dalla forte rivalsa sociale (soprattutto tra le pareti bollenti dello Sperimentale).
Carlo voleva fare il medico, ma alla fine, affascinato da quei pomeriggi passati a guastare il primo spettacolo in un rustico cinema romano, ha deciso di invertire la rotta.
Troppo vivo nei suoi occhi il ricordo di un padre che viveva intensamente i flm che osservava, capace di sorprendere i paganti con una gestualità perentoria.
Racconta il mitico primattore di “Bianco, rosso e verdone”, un vespro particolare nel quale l’espressivo papà “partecipava” fattivamente alla sparatoria di “Un dollaro bucato” del mordace Giorgio Ferroni (1965).
Qualle movenze accorate e giocose hanno segnato le idee future di un Carlo che si apprestò a studiare i “great” cineasti americani prima di far innamorare il pubblico con una filmografia drammaticamente ironica (o dolcemente incisiva, fate voi).
L’emozione nel racconto del nostro interlocutore è stata palpabile e inaspettata, regalando una lacrimuccia a una sparagnina sala stampa.
Stasera Carlo, suo fratello e la sorella premieranno dinanzi al pubblico del Massimo il vincitore del premio Mario Verdone, vero e proprio “talismano” per chi lo ha conquistato nelle scorse edizioni.
Nel canovaccio della serata sono previste altresì le consegne dell’Ulivo d’oro e della statuetta “Puglia Show”, per il miglior corto europeo.
Vi lasciamo al video del nostro personale intervento per l’incontro con Carlo Verdone porgendo una frase da lui regalataci nel pieno di una giornata ammaliante. Prima di chiudere non possiamo citare la sacra voglia degli ospiti di creare opere filmiche in quel di Lecce, Apulia Film Commission romba i motori, Coming Soon!
“Il cinema nasce dove c’è anima. Dove vedi solo accademia, non c’è niente…”.
Carlo Verdone per il Cafè Barocco di leccecronaca.it
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