DIARIO DEL FESTIVAL DEL CINEMA EUROPEO DI LECCE / LE LUCI DELLA RIBALTA LASCIAMOLE A REGISTI, ATTORI E LAVORATORI, GLI “ONOREVOLI” RECITINO IN PARLAMENTO, ALTRO CHE BUTTIGLIONE…
di Annibale Gagliani______
Forse uno dei più gravi problemi di questa nostra Italia spasmodicamente isterica è l’attitudine a mettere fuori posto cose, sentimenti e persone. Gli spazi culturali sarebbero la casa degli artisti e di certo non possono essere riservati a chi non fa dell’ispirazione illibata la propria filosofia di vita.
Il Parlamento è il sacrosanto luogo di meditazione e pacifico intervallo riservato ai professionisti della politica, non mi sembra che un cittadino qualunque del terzo stato venga invitato a discutere dei propri problemi in diretta streaming (o in second time nell’alveare del Bruno a pois). Il cinema è dei registi, autori, attori, produttori, comparse, ragazzi dei caffè (che si fanno il mazzo) e di tutto coloro che sudano freddo per una pellicola ben riuscita.
La quinta arte è di tutti coloro spenderebbe fino all’ultima goccia del proprio sudore per promuoverlo come medium positivo in grado di cambiare qualche strato rattrappito del globo. Il cinema è indubitabilmente di tutti coloro che partecipano con un cortometraggio al concorso “Puglia Show” e che hanno meritato per discutibilissimi motivi “L’ulivo d’oro”.
Non possiamo dire che Lino Banfi e il suo marchio di fabbrica alle cime di rape, che le labbra danzanti della Cucinotta, che il talento licantropo di Elio Germano e la comicità coatta di Cristian De Sica non meritino il palco del Cinema Massimo. Idem per i futuri ospiti Ambra Angiolini, Carlo Verdone e via dicendo. E poi anche ieri sera maestri della regia come l’irredentista polacco Krzysztof Zanussi e l’ispanico José Corbacho hanno davvero insegnato qualcosa di puro e inestimabile al folto ed esigente pubblico del Festival.
E allora? Qual è il sassolino che ogni spettatore iper-eccitato doveva accorgersi di non avere nella scarpa Hogan o contraffatta, ma sotto le chiappe? Si chiama Rocco Buttiglione. Io non mi soffermo sull’uomo filosofo, sulla sua appartenenza ideologica e né sulla bontà o meschinità dell’operato che conta inenarrabili primavere. Preferisco esprimere un concetto generale, scevro di simpatie o antipatie personali. L’onorevole è l’esponente principe della politica, ed essa è indirettamente chiamata in causa nel cinema come nel teatro.
Solo che un piccolo particolare sfugge ai molti: la cultura e l’arte non deve essere contaminata da ideologie di partito o da figure che hanno determinato la storia recente di un Paese. Prevenire e meglio che curare si dice, evitiamo misunderstanding facili da scatenare con azioni apotropaiche (per la serie “parla come magni”, evitiamo riferimenti politici di sorta con riti di buon senso).
Voi mi direte, “Annibale Gagliani, ma che cazzo ne capisci tu di cinema? Rocco Buttiglione è un grosso critico cinematografico e tu non lo sai”. Ma infatti nessuno mette in dubbio che “Big Bottle” sia un personaggio illuminato che move il sol e l’altre stelle (non fate gli stronzetti, non mettetelo in dubbio), ed è proprio per questo che l’Arena di Giletti, Pomeriggio 5 della D’Urso e Dalla Vostra Parte sarebbero stati l’habitat naturale del politologo d’annata. Altro che Festival del Cinema Europeo, diventa addirittura riduttivo. Va bene, torniamo a noi. I giornalisti stanno in platea assieme al pubblico pagante e osservano le menti geniali del grande schermo con l’intento di regalare ai cinecronici focacce ripiene di curiosità e stimoli crescenti.
In questo caso un politico, che come il giornalista e lo spettatore medio non è di certo un artista, è sul proscenio a favellar del Lumière strumento fino a che non venga a noia. Quasi quasi questa mattina faccio anch’io il figo con lo spirito ribelle, visto che in Italia Yes We Can: vado al Vito Fazzi di Lecce ad operare di appendicite uno sventurato 57 enne, poi dipingo figure falliche in Ateneo sotto Porta Napoli (fregando i writers più esplosivi) e per chiosare, visto che al Teatro Politeama ho un amico che può passarmi a gratis dei biglietti in prima fila, durante la Boheme di Puccini canto (con la verve Kurt Cobain) Non Succederà Più della dolce Claudia Mori.
Credete abbia detto delle cazzate? Guardate che lo faccio davvero, tanto in Italia chi potrà rimproverarmi tali leggerezze? Spero non un quarantenne di nome Matteo. Magari in cuor mio saprò di non essere al posto giusto nel momento giusto, ma alla fine ce ne futtimu?! Tantu è a gratis (e il vecchio saggio dice “quannu è francu, ungime tuttu”).
Buon Festival a todos, artisti, arrivisti e non… amate il cinema per quello che è e non per quello che sembra.
Category: Costume e società, Cultura, Eventi, Politica