SULL’ IMMIGRAZIONE, RAFFAELE FITTO LANCIA L’ ALLARME: “Il fenomeno ci sta sfuggendo di mano, occorre attuare urgentemente misure concrete, tra poco arriveranno sulle nostre coste in proporzioni enormi”
(Rdl)______Fermare l’immigrazione oltre i limiti. Tentare la strada delle regole e della pianificazione, altrimenti fermare le navi per fermare le morti. No agli sbarchi senza limiti. Il leader dei ‘Conservatori e riformisti’ è intervenuto questa mattina sul tema ‘caldissimo’ dell’ immigrazione. Abbiamo anticipato i punti principali di una lunga dichiarazione, di cui la sintesi è appunto questa in premessa, e in cui c’è, ancora, da notare il fatto che anche Raffaele Fitto dà ragione a leccecronaca.it che da mesi denuncia il pericolo di esodi biblici verso le coste del Salento, se la situazione non venga in qualche modo affrontata______
L’ APPROFONDIMENTO nei nostri articoli dei mesi scorsi
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LA DOCUMENTAZIONE______
Ecco il testo completo della dichiarazione odierna di Raffaele Fitto______
Inore in cui l’attenzione generale è concentrata sulle mosse austriache e sull’idea di una barriera al Brennero, non basta il rito della protesta, italiana ed europea. Un Governo degno di questo nome non si limita a lamentarsi, ma guarda avanti e si prepara rispetto agli scenari meno piacevoli. Un antico adagio della migliore politica diceva: chi non sa prevedere, non sa governare.
Il quadro è purtroppo chiaro. L’Austria chiude, altri faranno lo stesso nell’Europa centro-settentrionale. Può non piacerci ,e ovviamente non ci piace, ma questa è la dura realtà. Aggiungiamo il rischio di chiusura dei confini sull’intero complesso della rotta balcanica, e le contraddizioni (ai limiti dell’impraticabilità) del recente accordo con la Turchia, e lo scenario si fa cupo.
Non basterà, purtroppo, applicare altri “cerotti”, sotto forma di accordi con altri Paesi, dalla Turchia, al Nord Africa, all’Albania. Cose pure da fare, da tentare, da mettere in campo, sia chiaro.
Ma occorre avere la visione d’insieme del “salto di qualità” e del “salto di quantità” al quale assisteremo molto presto. Dove pensiamo che saranno indirizzati, a quel punto, i flussi migratori maggiori? Ovvio: verso le coste italiane, Puglia in testa. E non appena il tempo e il mare lo consentiranno, l’ondata assumerà proporzioni enormi.
Ritengo necessario, come faccio da tempo, parlarne prima, anticipare percorsi e soluzioni, anziché piangere dopo, a dramma esploso.
Intanto, occorre chiudere il tragico “rubinetto” siriano. Bisogna convincere tutti gli attori a concentrare le operazioni militari solo contro l’Isis (non, com’è purtroppo avvenuto, contro gli avversari di Assad). Quello è il nemico, e può essere sconfitto. Anzi, in qualche misura, lo spostamento di forze Isis dalla Siria alla Libia mostra che Isis si sente meno forte in Siria, e sta già subendo un arretramento.
I siriani – dal canto loro – fuggono, ed è comprensibile: sia da Isis, sia da Assad, sia dai bombardamenti. Chi, al loro posto, non lo farebbe?
Sempre rimanendo alla Siria, occorrerebbe far tesoro della determinazione soprattutto inglese (ma richiede un impegno militare forte da parte di vari Paesi) e creare almeno un paio di zone protette dentro la Siria (tutelate sia da uomini in campo che da una “no fly zone”) dove i siriani possano stare, dove i bambini possano andare a scuola, e così via, insomma dando una concreta speranza che possano tentare di vivere una vita quasi normale almeno in alcune parti del loro territorio, in attesa che piano piano si allarghi lo spazio (speriamo) della pacificazione. Altrimenti che facciamo, ci prepariamo ad accogliere in Europa potenzialmente tutti e 25 i milioni di siriani? Sarebbe impensabile e assurdo. Angela Merkel, nei mesi scorsi, ha dato il segnale sbagliato, parlando di un’accoglienza senza limiti. E infatti la stessa Germania ha dovuto fare marcia indietro.
Lasciamo da parte la Siria, e concentriamoci sul versante più pericoloso per l’Italia, in termini numerici: non i rifugiati di guerra, ma i migranti economici. Oltre alle soluzioni “tampone”, occorre avere l’ambizione di un’azione più lungimirante del nostro Paese. Ma davvero pensiamo di poter andare avanti tra ondate di sbarchi, tempi lunghissimi per le procedure di identificazione, chiusure europee, e quindi la prospettiva di una permanenza in Italia per un tempo indefinito di un numero enorme di persone? Sarebbe il collasso.
E allora occorre rilanciare in positivo l’idea del Canada e dell’Australia di indicare anno per anno non solo quanti, ma anche quali tipologie di lavoratori possano realisticamente essere accolti dall’Italia (esempio: quante badanti, quanti per l’agricoltura, e così via). In questo modo, si può avere una ragionevole speranza che chi arriva sia ben assorbito dal mercato del lavoro, con benefici sia per loro sia per noi. Questo è un modo serio di fare le cose: stabilire un numero, e insieme delle tipologie, che, quando arrivano, possano davvero essere accolti, integrati, assorbiti, messi al lavoro. E’ l’unica via per accogliere un certo numero di persone, dare loro un’opportunità, facendo del bene a loro e a noi stessi.
Ma oltre questi limiti fisiologici, tutto può portare al caos, a esplosioni di confusione e rabbia che la politica farà bene a prevedere. I toni urlati non mi piacciono, e quando si parla di esseri umani anche le parole vanno maneggiate con cura, senza trasformare tutto in propaganda. Ma è evidente che, dinanzi a una situazione incontrollabile, non “assorbibile” dal nostro mercato del lavoro, bisognerebbe per lo meno valutare un altro aspetto ,extrema ratio dolorosa, della politica australiana: “fermare le navi per fermare le morti”, spiegando che l’Italia non può accogliere sbarchi illimitatamente. Lo ripeto ancora una volta: dev’essere una extrema ratio, dopo aver percorso tutte le strade che ho indicato prima. Ma almeno una discussione onesta va fatta: rimuovere il problema facendo finta che non esista, esorcizzare tutto chiudendo gli occhi, non aiuterà né l’Italia né gli immigrati. I numeri ci dicono che il fenomeno (più 55% di arrivi quest’anno, e la primavera sta iniziando…) ci sta sfuggendo di mano.
Su tutto questo, noi Conservatori e Riformisti non abbiamo solo lanciato l’allarme, ma abbiamo messo in campo proposte serie, efficaci, praticabili. Torneremo a farlo con un grande appuntamento pubblico di ascolto, di confronto e di proposta. Ma per ora vediamo una grande sottovalutazione da parte del Governo.