CUORE E BATTIQUORUM
di Giuseppe Puppo______
Ultimi spiccioli di campagna elettorale. Domenica, già si saprà. Farei un torto all’ intelligenza delle lettrici e dei lettori di leccecronaca.it se mi mettessi a pontificare al riguardo. Ma una breve valutazione, un’ impressione più che altro, da intendere come strumento di confronto, quale provocazione per la riflessione, mi sia concessa, da parte mia doverosa, perché la sento nel mio cuore.
La posta in gioco, è altissima. Non si tratta di un quesito tecnico, il significato è profondamente politico.
Questo referendum era una mina vagante per le lobby, i comitati di affari, gli interessi delle multinazionali, dell’ alta finanza internazionale, e dei politici loro camerieri.
E’ stato depotenziato dalle loro manovre di Palazzo, ridotto al lumicino, e mortificato dal mancato, logico, accorpamento con le elezioni amministrative del prossimo 5 giugno.
Poi, fino all’ ultimo, il tentativo di farlo passare per una “bufala”, per usare l’ espressione del nostro presidente del consiglio, cioè qualcosa di inconsistente, e di poco serio.
Tale accanimento dei petrolieri e della compagnia di giro già la dice lunga, di per sé, sul significato di questa consultazione.
Al popolo sovrano rimane la possibilità di decidere su di un unico quesito, però in ballo ci sono lo stesso ingiustificati privilegi, grosse somme di denaro, e scenari ambientali: scusate se è poco.
Dalla presunta bufala, potrebbe venire fuori una mozzarella assai indigesta per tanti di loro.
Inoltre, in più, il risultato darà una risposta chiara: se è il tempo di pensare a nuovi criteri di gestione della natura, a nuove forme di approvvigionamento energetico e ad un nuovo modello di sviluppo; oppure se è sempre il tempo delle deleghe, delle concessioni in tutti i sensi, delle offese alla natura.
Quando parlo di risultato, non mi riferisco al numero dei “sì”, o dei “no”.
Qui il risultato è dato solamente dal fatto che si raggiunga, o meno, il così detto quorum, cioè dal fatto che vada a votare, o meno, il 50% più uno degli elettori aventi diritto: perché, se il quorum verrà battuto, i “sì”, i “sì” contro le trivelle nei nostri mari, saranno la stragrande maggioranza.
Il significato autentico starà nella valutazione che domenica sera, prima ancora che si chiudano le urne, sarà già possibile, sulla misura in cui la partecipazione, la condivisione, la voglia di decidere in prima persona abbiano attecchito sulla coscienza popolare e abbiano soppiantato grigi schemi mentali, logori retaggi di forme partito ottocentesche, e vecchie ideologie.
Può essere che, in una competizione referendaria che deve raggiungere il primo obiettivo del quorum perché il referendum stesso abbia efficacia, l’astensione sia un mezzo per raggiungere un obiettivo.
Per nulla indifferente però è il versante da cui l’invito all’astensione proviene.
Perché se muove dai più alti luoghi del potere, ha solo il
valore del graffio della prepotenza, che sta alla espressione della
volontà popolare come la serrata alla sospensione del lavoro.
Non uno sciopero. Ma solo la canagliata del padrone, che ardisce pure di invocare la Costituzione per ammantare le misere tentazioni del
tiranneggiare.
A vantaggio di quali interessi ce lo ricorda semplicemente l’intercettazione telefonica tra la ministra Guidi e il suo fidanzato Gemelli.
Noi però domenica a votare andremo.
Ed è facile immaginare che a muoverci a votare e a votare “SÌ” sarà
certo l’interesse ad avere un mare al riparo dagli interessi senza
scrupoli dei petrolieri.
Buon voto a tutte e a tutti!