PENSIONATA PERSEGUITATA PER UNA CARTA ‘REVOLVING’
Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota a forma di Stefano Gallotta, segretario dell’ associazione ‘Codici Lecce’______
Lecce segue da tempo l’incredibile vicenda della signora L. R., di anni 73, la quale, dopo aver interrotto i pagamenti mensili per una carta di credito c.d. “revolving” (che le sottraevano circa la metà della propria pensione, costringendola a vivere con appena 300 euro al mese) e richiesto invano il prospetto integrale dei movimenti dare/avere relativi al rapporto onde poter procedere all’eventuale recupero degli importi indebitamente versati, è divenuta oggetto di infiniti solleciti epistolari, telefonici e domiciliari dai toni estremamente aggressivi e intimidatori.
La situazione è ancor più vergognosa in ragione del precario stato di salute in cui versa la signora, sottoposta a un delicato intervento chirurgico al cuore nel giugno 2015 e, nel corrente mese, ricoverata d’urgenza presso il reparto di terapia intensiva cardiologica dell’Ospedale “V. Fazzi” di Lecce.
Va precisato che questo famigerato strumento di pagamento “revolving” è governato da un diabolico meccanismo di moltiplicazione degli interessi (ben più alti rispetto a quelli applicati a mutui e prestiti), per cui conviene solo a chi lo eroga! Ecco perché, nel nostro Paese, in tempi in cui banche e finanziarie sono estremamente restie nel concedere mutui e prestiti, continuano a circolare circa 4/5 milioni di c.d. “carte revolving” senza che, il più delle volte, i possessori abbiano la benché minima idea di cosa si tratti e spesso ne divengano titolari persino in assenza di una specifica richiesta.
In buona sostanza il consumatore, con questo strumento, non finisce mai di pagare i propri acquisti (anche una semplice spesa al supermercato) perché man mano che si riducono le proprie debenze scende l’importo delle singole rate e si accumulano gli interessi e le spese. In più, se ci si dimentica di corrispondere anche una sola rata subentrano altissime penali e il concreto rischio di ritrovarsi iscritti nei registri dei cattivi pagatori.
Nel caso in esame, Codici Lecce aveva spedito ben tre missive alla finanziaria AGOS DUCATO, sin dal giugno 2015, specificando che, a causa delle gravi condizioni di salute, la pensionata non poteva essere sottoposta e a pressioni psicologiche e, per tale motivo, la stessa eleggeva domicilio presso la sede dell’associazione in Piazza Mazzini n. 7, sicché ivi avrebbero dovuto recapitare la documentazione richiesta e rivolgere eventuali solleciti di pagamento.
In spregio alle prefate raccomandazioni, la finanziaria ha iniziato a tempestare la malcapitata con telefonate intimidatorie, lettere di sollecito e “visite domiciliari” presso la sua residenza, anche diverse volte nell’arco della stessa giornata e a qualsiasi ora, causandole un ingravescente stato di ansia che potrebbe averne determinato, almeno come concausa, il recente ricovero.
Come se non bastasse, la finanziaria e/o le società di recupero ad essa collegate hanno continuato imperterrite a telefonare ripetutamente al numero di cellulare dell’anziana signora persino nel reparto di terapia intensiva dove la stessa era ricoverata, minacciandola di mandarla in carcere, di portarle via la casa e tutti i suoi averi.
L’avv. Stefano Gallotta, segretario di Codici Lecce, evidenzia che l’associazione sta predisponendo ogni iniziativa a tutela dei diritti e interessi della malcapitata e “premesso che le richieste di pagamento, ove moleste e petulanti, possono dar luogo a conseguenze penali e civili, occorre rassicurare i consumatori rispetto a quelle affermazioni intimidatorie utilizzate da alcune società di recupero crediti per indurli a pagare. Il mancato pagamento è un inadempimento di natura civilistica, quindi non comporta mai il carcere né può determinare il pignoramento automatico della casa e/o dei beni ivi presenti, in quanto è sempre necessario un provvedimento del giudice reso nel rispetto del diritto di difesa garantito costituzionalmente ai cittadini”.
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