SURBO RICORDA CON UNA MANIFESTAZIONE IL SACRIFICIO DEL ‘SUO’ CLAUDIO PEZZUTO, SERVITORE DELLO STATO ASSASSINATO VENTITRE’ ANNI FA. LA VEDOVA: “La mafia uccide, il silenzio pure” – reportage fotografico
di Federica Greco________________
All’ arrivo della primavera, l’Associazione Libera celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Quest’anno anche l’amministrazione comunale di Surbo, nelle persone del sindaco Fabio Vincenti e dell’assessore Carolina Caretto, hanno voluto ricordare un eroe del loro paese: Claudio Pezzuto.
La cerimonia è iniziata con l’Inno di Mameli, eseguito dai ragazzi di quinta della Scuola Primaria di Giorgilorio, che per la prima volta si sono esibiti come un vero coro, presso l’Istituto Comprensivo “Elisa Springer ” di Surbo accompagnati dalla prof.ssa Elena Mignone e diretti dalla prof.ssa Barbara Albani.
Tutti in piedi ad ascoltare queste emozionanti voci che cantavano con la stessa innocenza che diversi atti mafiosi in passato hanno portato via a tante famiglie.
Dopo gli interventi del Presidente dell’Arma dei Carabinieri e del Comandante Provinciale, la vedova Pezzuto ha raccontato come la sua vita da quel 12 febbraio 1992 sia cambiata del tutto e come il cuore della mamma Antonietta, ancora spezzato, non riesce a riprendersi: “Se al telefono ti chiama un carabiniere ci sono problemi piccoli. Se, invece, alla porta suonano i Carabinieri in divisa ti crolla il mondo addosso, la tragedia è inevitabile.”
Negli anni Novanta, purtroppo – spiega l’autore del libro “Quell’ultimo sguardo” dedicato al carabiniere vittima della mafia, Mario Lamboglia – più di mille persone affiliate a cosche si ammazzavano coinvolgendo anche forze dell’ordine. Così avvenne anche per Claudio Pezzuto e Fortunato Arena che lasciarono la loro famiglia in un istante.
Claudio Pezzuto era nato il 7 luglio 1963 Surbo ed è deceduto, in servizio il 12 febbraio 1992 a Faiano di Pontecagnano, in provincia di Salerno.
Lamboglia ha ricostruito con precisione gli avvenimenti che portarono alla mote del carabiniere salentino. Ecco come racconta, per esempio, racconta il momento cruciale:
“Tra i ragazzi e i negozi che stanno per chiudere, è fermo un fuoristrada. Un grande Nissan Patrol bianco, pare targato Firenze. A bordo ci sono due persone, tre secondo altre testimonianze. Poco lontano un altro giovane sta telefonando in una cabina. Pezzuto scende e si avvicina alla jeep. Chiede la patente al guidatore. L’ uomo consegna il documento. Pezzuto torna alla Fiat Uno di servizio e da’ la patente al collega per controllare i dati via radio. Ed è di quell’ attimo che gli assassini approfittano. Quello seduto accanto al guidatore scende e tira fuori un mitra calibro nove. La prima raffica falcia Arena che si accascia nell’ auto. Anche un altro dei malviventi apre il fuoco dal fuoristrada. Adesso è Pezzuto nel mirino. Il militare estrae la sua pistola, spara alcuni proiettili. Ma gli assassini sono più precisi. Pezzuto, ferito, cerca di mettersi in salvo nel porticato di un negozio. Il malvivente lo insegue e lo finisce con una sventagliata di mitra. I banditi tornano al Nissan Patrol e fuggono a tutta velocità”.
I malviventi, identificati in due pericolosi latitanti affiliati a una spietata associazione criminale, vennero catturati tre mesi dopo e condannati all’ergastolo.
Il 12 febbraio del 2014 alla presenza del Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri ed il generale del Corpo d’Amata Leonardo Gallitelli, è stata intitolata alla memoriadei due valorosi militari la caserma del Comando Provinciale e della Stazione Carabinieri Salerno Mercatello . Il 5 Giugno 1993, inoltre, in occasione della Festa dell’Arma, il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro consegnò alla Signora Tania Pisani e al figlio Alessio Pezzuto la Medaglia d’Oro al Valore Militare.
Certamente non è semplice lasciare a soli 29 anni moglie e un figlio di 3 anni , stravolge la vita di chiunque abbia vissuto questo dramma. La Signora Tania, rinchiusa in se stessa nel primo periodo, dopo ha trovato la forza di opporsi a quel falso sistema e di portare avanti la sua causa. Sono, infatti, ventitré anni che racconta la storia di suo marito per abituare i ragazzi a reagire, sostenendo che “La mafia uccide, il silenzio pure, ma almeno il nome di mio marito non verrà dimenticato.”
I proventi del libro verranno utilizzati per costruire un campus dove insegnare ai giovani cos’è la legalità e come metterla in pratica.
Category: reportage
Bella iniziativa nel ricordo di tanti “eroi” caduti nell’adempimento del Dovere. Al di la dall’essere “dello stesso Paese” ricordo che Claudio è stato Miliare pronto disponibile disciplinato educato rispettoso e per questo ha meritato la mia piena fiducia e stima. Alla Signora Tania che ricordo da giovanissima fidanzatina giunga il mio affettuoso abbraccio unitamente al figlio che nn ho conosciuto. Col CC ris Oronzo Vergallo
Gentilissimo Colonnello Oronzo Vergallo,
grazie del bel ricordo che nutre nei confronti del mio /nostro Claudio.
Un abbraccio unitamente alla Sua famiglia
Tania e Alessio Pezzuto