LA DISCUSSA RISTRUTTURAZIONE DELLA CASA DI CARMELO BENE A SANTA CESAREA TERME

| 6 Febbraio 2016 | 0 Comments

di Carlo Infante______

Mentre a Lecce si discute se intitolare una zona centrale a Carmelo Bene, o il rinnovato teatro Apollo, come leccecronaca.it ha commentato nei giorni scorsi, ospitando i pareri della redazione e di tanti lettori, a Santa Cesarea Terme sprizzano scintille in merito alla ristrutturazione dell’appartamento paterno del Maestro.

Nel 2012 fu acquistato all’ asta, voluta dagli altri eredi, dall’imprenditore Mirko Greco, che ne vuole fare una casa per vacanze; già all’ epoca non senza polemiche, dal momento che era occupato dalla sorella Maria Luisa, la quale non gradiva affatto una simile destinazione d’ uso e che, prima di morire, fu costretta a lasciarlo, con tanti, alcuni preziosissimi, cimeli artistici e documenti di straordinario valore.

Ciò nonostante, il progetto andò avanti e la ristrutturazione fu affidato all’architetto Luca Fiocca (con studio a Miggiano).

In questi giorni egli ha dato mandato ad un legale di diffidare il committente da una realizzazione parziale.

«Sulla pianta approvata – afferma Fiocca – nel mio progetto era stato collocato un bagno giorno in prossimità dell’ambiente d’ingresso, previa demolizione dei due esistenti nelle vicinanze. In realtà quel volume creava una separazione tra l’ingresso ed il soggiorno, contribuendo in modo sostanziale a definire uno spazio scenico, una sorta di fondale con la gigantografia di Carmelo Bene montata sulla parete del bagno. Gli specchi laterali erano le quinte, e le luci sul soffitto, il cielo. Nel momento in cui il committente, per apparenti ragioni di praticità legate al risparmio, decide di non realizzare l’orinatorio, conservando soltanto uno dei due bagni, quello più grande, snatura proprio l’anima del progetto».

Il valente progettista (ci ha fatto visionare diverse immagini) fa poi sapere al direttore dei lavori (l’ingegnere Aldo Bleve), di non accettare «lezioni di stile e di composizione architettonica da parte di un tecnico non laureato in architettura».

«Le piccole modifiche interne, definite dall’ingegnere in questione – aggiunge -, relative al progetto di recupero, altro non sono che arbitrarie varianti in corso d’opera, non autorizzate dal Comune, volte peraltro a snaturare il progetto».

 

 

 

 

 

 

Category: Cronaca

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