LA TESTIMONIANZA / “Maria Luisa mi ha detto…” CARMELO BENE SOFFRIVA IL RAPPORTO CON QUESTA TERRA DA INNAMORATO DISTRATTO
Sono stato l’avvocato , l’amico ed il confidente di Maria Luisa Bene (nella nostra foto di Valerio Melcore, nrd) nei suoi ultimi anni e fino alla morte.
Insieme a Maurizio Nocera, Simone Franco e pochissimi altri ho raccolto le sue memorie conversando (ma erano dei meravigliosi monologhi) nel salotto di quella casa di Santa Cesarea che l’ ignoranza e l’indifferenza hanno voluto “distruggere”.
Dovessi scrivere un libro dal titolo “Maria Luisa Bene mi ha detto” potrei arrivare agevolmente a mille pagine dedicando di queste a Lecce, intesa come città, forse, tre righe ed ai Leccesi neanche quelle.
Sono al corrente di tanti aneddoti e tanti ricordi narratimi da Maria Luisa che, come un fiume in piena, nelle ore che avrebbero dovute esser dedicate allo studio delle strategie di causa, ripercorreva tra una sigaretta e l’altra gli anni dell’ infanzia , della gioventù e poi di Roma, dei trionfi teatrali, della malattia e del tragico epilogo.
Di Lecce solo questo mi raccontò : “Avevamo una bella casa…, dei miei genitori… venduta per finanziare l’allestimento di uno spettacolo di Carmelo”.
Mi spiegò che funzionava così allora e da allora in poi : … avere molto… disperderlo per l’arte..poi di nuovo il successo e poi ancora la rovina…
Il vero rapporto Carmelo Bene lo ebbe con il territorio leccese , diciamo meglio : con il Salento.
Con quella provincia più sanguigna, più vicina alla “natura” .
Da intendersi : una natura “beniana” fatta di suggestioni , florida o riarsa, terricola o marittima, comunque calata storicamente nell’ immaginario poetico.
Filologo della parola e dei luoghi, dalla descrizione di Maria Luisa emergeva che il “suo” Carmelo il rapporto preferenziale lo ebbe sempre e solo con la gente comune.
Nella manifattura tabacchi, nelle campagna di quella che oggi si definisce Valle della Cupa, nelle viuzze di Otranto vecchia , sugli scogli di Santa Cesarea e nell’ entroterra di Vitigliano.
Il provocatore ed il genio si interfacciava con estrema dolcezza e riservatezza timida con questa terra che “soffriva” da innamorato distratto.
Un rapporto non esclusivo , non residuale ma non fondamentale .
Come molti suoi contemporanei Carmelo Bene fu attratto ed “incluso” nella Grande Madre Roma protettiva e stimolatrice : liberatrice.
Del resto la Lecce snob di quegli anni nulla fece , mai , per far sentire amato quel figlio.
Non lo fece a suo tempo per Tito Schipa e non lo ha fatto per Carmelo Bene.
Infatti nel cercare di rendere giustizia al fratello ed alla sua memoria Maria Luisa si impegnò in strenue battaglie per Santa Cesarea , Campi Salentina, Otranto, ma mai per Lecce.
Quindi tenetevi il Foro Boario tal quale.
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L’ APPROFONDIMENTO nei nostri articoli dei giorni scorsi:
https://www.leccecronaca.it/index.php/2016/01/21/72291/
Category: Cultura