TRIVELLE / ‘MENTI RAFFINATISSIME’ ALL’ OPERA, PER CONFONDERE…LE ACQUE E VANIFICARE I REFERENDUM. VEDIAMO DI CAPIRCI QUALCOSA

| 9 Gennaio 2016 | 0 Comments

(Rdl)_____Ieri la Cassazione ha bocciato, in seguito alle modifiche introdotte dal governo con la così detta ‘legge di Stabilità’, cinque dei sei quesiti referendari contro le trivellazioni in mare presentati da dieci Regioni, tra cui la Puglia. Ma ne ha ammesso uno, quello sulle estrazioni in mare.

La situazione si regge sul filo dell’ equivoco e del gioco delle parti.

Il governo, che nella buon sostanza vuole le trivellazioni, per la ricerca di idrocarburi in mare, che servono solamente alle società petrolifere, e producono effetti devastanti sull’ ambiente, aveva apportato modifiche, approvate dal Parlamento, nella legge di stabilità prima della pausa natalizia e prima dei pronunciamenti della magistratura.

Apparentemente, in senso favorevole alle autonomie regionali, congelando i permessi rilasciati per un anno; in realtà, un chiaro escamotage, anche perché si fanno salvi i permessi già rilasciati, che verranno buoni nel momento in cui non dovessero intervenire altre modifica alla situazione esistente.

E proprio il 31 dicembre, il giorno precedente l’ entrata in vigore della legge di stabilità, il governo ha rilasciato un nuovo permesso di trivellazione, al largo delle isole Tremiti, ad una società scozzese.

Però la decisione del governo e della sua maggioranza parlamentare è già servita a far decadere, almeno per la cassazione, cinque dei sei questi referendari.

Intanto oggi il M5S ha ricominciato la sua campagna “giù le mani dal nostro mare”, promossa la scorsa primavera – estate in tutto il Sud, e ha chiesto all’ esecutivo regionale di promuovere un conflitto di attribuzione davanti alla Cote Costituzionale.

L’obiettivo finale è quello di ottenere che la Corte Costituzionale, chiamata dire l’ultima parola sui referendum la settimana prossima, bocci le modifiche apportate dal Parlamento sulle norme in materia di ricerca ed estrazione di idrocarburi. Per fare questo, però, occorre appunto che le Regioni sollevino un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta.

L’ idea è di sollevare un conflitto di attribuzione  per trascinare in giudizio il Parlamento perché le modifiche apportate al decreto Sblocca Italia attraverso la legge di stabilità restano elusive. E su questo si può pronunciare la Corte Costituzionale: se la Corte le annulla rivivono le norme sulle proroghe e sul piano e dunque si può andare a referendum anche su questo, visto che la Cassazione aveva già dato il suo ok a fine novembre.

La prossima settimana sarà la Corte Costituzionale a decidere, mettendo un po’ di ordine nell’ ingarbugliata matassa: almeno, si spera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Category: Cronaca

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