SHARON STONE, ANDREA CAROPPO E IL DILAGARE DELLA DROGA NEL NOSTRO SALENTO
di Giuseppe Puppo______
E’ difficile parlare di droga: spesso si usano, sia pur in buona fede, argomentazioni banali, o addirittura controproducenti.
E’ difficile parlare di droga: perché è un problema serio e complesso, drammaticamente evidente, socialmente rilevante, se non un vero e proprio dramma epocale, per cui non ci sono facili soluzioni, e forse soluzioni non ce ne sono proprio.
Ma qualcosa bisogna pur dire, cercando di evitare il banale e il controproducente, di fronte allo sconquasso sopravvenuto negli ultimi anni, e qualche cosa bisognerà pur fare, per non indulgere all’ alibi dell’ impossibilità ad agire.
Soprattutto qui, adesso: Lecce che durante tutto l’ anno è talmente una fumeria a cielo aperto, con sfacciato esibizionismo, dal centro storico della “movida”, alle panchine di periferia, che al confronto le vie di Amsterdam paiono un ordinato esercizio; e che conosce bene i vizi privati della cocaina occultate dietro le pubbliche virtù.
Soprattutto qui, adesso: il Salento che d’ estate vive di notte intorno alle discoteche, con una pericolosissima frenesia, in cui è facile, o è addirittura scontato, fa parte cioè della natura dei luoghi, cedere allo sballo.
Mentre scriviamo, è in corso in prefettura una riunione del comitato provinciale per l’ ordine e la sicurezza, che qui a Lecce è chiamato a valutare misure per evitare la degenerazione della situazione, soprattutto per quanto riguarda i locali, dopo quanto è avvenuto a Riccione, dove il famoso “Cocoricò” è stato chiuso in seguito alla morte di un minorenne subito dopo aver ingerito una pasticca di ectasy.
Vedremo cosa ne verrà fuori.
Mentre scriviamo abbiamo davanti una dichiarazione di oggi del consigliere regionale di Forza Italia Andrea Caroppo, giovane politico, salentino di Poggiardo, figlio d’ arte, erede al seggio, ex centrista, e ora diventato capogruppo all’ assemblea di Bari.
Ve la riportiamo, integralmente, appunto quale esempio di come parlando di droga sia facile cadere nel banale e nel controproducente.
“La tragica vicenda del ragazzo morto di overdose dopo una serata al Cocoricò ci interroga tutti in modo concreto e tutt’altro che retorico: la politica che contributo ha dato per la lotta alla droga, quando sul piano legislativo sono stati eliminati i divieti esistenti? E ancora: è sufficiente chiudere un locale, se si rinuncia ad ‘armare’ i nostri figli di buonsenso e di amore per la vita? Domande a cui le istituzioni, ma anche le famiglie, devono offrire le risposte.
Il governo Renzi, nel marzo del 2014 ha scardinato l’impianto della legge del 2006 che portò i suoi frutti, come la riduzione dei consumi e le presenze in carcere per spaccio. Sono state ridotte al minimo le forze del Dipartimento Nazionale Antidroga, così come è stata eliminata la differenza tra droghe leggere e pesanti. Con ciò, di fatto, si è creata anche l’errata convinzione che ci siano delle sostanze stupefacenti che non producono danni per la salute. Un’iniziativa incomprensibile che di certo ha dato un contributo nella direzione opposta, senza considerare anche i maggiori costi per il bilancio sanitario dovuti all’assistenza per patologie conseguenti all’assunzione.
Le morti in discoteca per abuso di droga sono anche frutto di questo percorso legislativo, ma non solo. È innegabile che ci sia una sconnessione culturale e di droga, ormai, si parla pochissimo. Per quanto ci riguarda, il contrasto alla droga, a tutte le droghe, è una responsabilità collettiva e la Puglia è particolarmente esposta. Siamo in piena stagione estiva, il turismo è florido e i locali notturni strapieni. I controlli, dentro e fuori le discoteche, ci sono anche se un aumento delle forze dell’ordine è sempre auspicabile. Forse, però, dovremmo tornare a pensare e a parlare di cultura della vita, così come dell’onere di essere genitori e di esercitare a pieno le facoltà di controllo e di guida dei nostri figli. Scardinando, innanzitutto ogni visione riduttiva e ipocrita, tutta di sinistra, del pericolo di assunzione di droga: non esistono droghe leggere”.
Bene, se un politico, un giovane politico parla così, denota un approccio al problema di questo tipo, siamo messi male.
Malgrado la relativamente giovane età, Caroppo si fa forza di ragionamenti vecchissimi.
La droga non è materia di contesa fra destra e sinistra. E già usare queste categorie mentali, al giorno d’ oggi, per qualsiasi argomento, è di per sé sbagliato e fuorviante.
Poi, le banalità, sul ruolo della famiglia, il luogo comune del Mulino Bianco, di un modello e di una società che non ci sono più, oggi quando ogni famiglia è infelice a modo suo, e le famiglie felici non si assomigliano, perché non ci sono più. Oggi che proprio nelle così dette famiglie bene, la droga dilaga più che nelle altre; oggi che i genitori sono gli ultimi a sapere quello che accade ai loro figli, e certo sono quelli che dei loro figli sanno meno di tutti.
Oggi quindi delegare alle famiglie la soluzione del problema della droga vuol dire eludere, aggirare, negare la risoluzione del problema.
Ancora, la difesa, di matrice imprenditoriale, della categoria dei gestori dei locali, che comunque qualche pensiero in più dovrebbero darselo in tema, qualche responsabilità aggiuntiva ce l’ hanno in argomento e nella sostanza di qualche provvedimento restrittivo in più, e non in meno, dovrebbero essere oggetto, se non altro per gli orari impossibili, per il rumore allucinante, e per il dilagare dell’ alcool, che, vorrei ricordare, sempre droga è, e letale, devastante, tout court micidiale.
Se parlare poi poco di droga significa parlarne meno a vanvera, meno male.
Sapete qual è stato lo slogan migliore per la diffusione della marijuana presso le giovani generazioni?
Lo ha inventato, suo malgrado, Alleanza nazionale, quando, alcuni anni fa, uscì con una massiccia campagna di comunicazione, in cui, nei manifesti con lo spinello, era scritto “Non è leggera. E’ droga”.
Ecco, se gli spacciatori avessero potuto fare pubblicità per diffondere i loro intrugli, non avrebbero potuto trovare uno slogan migliore, per la diffusione e il consumo. Ne è rimasta l’ eco involontaria, tragicamente controproducente, proprio nelle parole finali del consigliere capogruppo.
E allora? Allora, a mali estremi, occorrono estremi rimedi.
Cominciamo a ridare centralità e serietà alle istituzioni.
Al ruolo dello Stato, agli interventi di prevenzione. E rigore.
A proposito di spot pro droga…Proprio ieri sera, in barba a tutti i codici di autoregolamentazione e a tutti i comitati ministeriali, a leggi varie ed eventuali e a disposizioni assortite, è andata in onda su Rete 4 la replica del film americano “Basic instinct”.
Soltanto che è andato in onda la sera alle nove, quando la tv la guardano pure i bambini. Non che se fosse andato in onda a mezzanotte, sarebbe stato meno grave, ma insomma, almeno un po’ di menti acerbe in meno avrebbe colpito.
Non ci riferiamo alla mancanza di mutandine della scrittrice, no, figurarsi, che è roba da mammoletta, ormai. Ci riferiamo al suo ammiccante panegirico che fa dell’ uso di cocaina, davanti agli occhi libidinosi dei poliziotti che la stanno interrogando chiede a uno di essi: “Lei ha mai scopato sotto cocaina?”, e via all’ espressione di trasognata beatitudine, quasi a dire ‘Prova!”.
Ora, se fossimo un Paese serio, chi ha deciso la programmazione di quel film all’ ora di cena , e chi l’ ha mandato in onda, andrebbe severamente punito, ma non lo siamo e non succederà nulla.
Almeno, se avessimo un barlume di serietà, a margine, qualcuno dovrebbe spiegare che l’ invito suona falso di per sé e la cocaina non ha niente di buono, ma tutto di sbagliato, pure nel sesso, nell’ amore, e in tutto quanto: ma nessuno l’ ha fatto.
In tanti invece ieri sera avranno pensato: Ah, capito? Scopare dopo aver assunto cocaina…E qualche sventurato ancora si appresta a farlo.
Vedete come è difficile parlare di droga?
Ma qualcosa bisogna dire e bisogna fare. A cominciare dai modelli di riferimento.
Perché finche avremo come modelli di riferimento Sharon Stone nello spettacolo, e Andrea Caroppo nella politica, la droga continuerà a dilagare.
Finche avremo uno Stato come questo che smantella la spesa sanitaria,a cominciare da quella per la prevenzione, che in campo di tossicodipendenza è fondamentale.
Prevenzione, occorre invece, negli asili, nelle scuole di ogni ordine e grado. Prevenzione con i Sert, che sono pochi e funzionano male, perché non hanno risorse pubbliche, mentre invece nella materia il ruolo dei medici e degli psicologi è centrale, fondamentale e in prospettiva l’ unico realmente risolutivo.
Modelli di riferimento, occasioni di creatività e di realizzazione personale e sociale, cultura ed educazione. Proprio quello che manca, per precise responsabilità della politica, quella che ci ha finora governato, per non dico sconfiggere, ma almeno arginare il dilagare della droga, dare un qualche seria possibilità di venirne fuori a chi ne è vittima, e permettere concrete alternative a chi voglia starne fuori, pulito.
Category: Cronaca