IL CASO DEGLI ASPIRANTI AVVOCATI COPIONI / CONTRO L’ ATTEGGIAMENTO DILAGANTE DELL’ ‘IMBROGLIONICA’, PASSIONE, AMORE E IMPEGNO NELLA PROFESSIONE
di Stefania Isola * (avvocato – presidente Asso – Consum)______
Il fatto è conosciuto e si riferisce alla prova per aspiranti avvocati che si è svolta a Lecce nel 2012.
Su leccecronaca.it :
Dalla correzione è risultato che 103 prove erano parzialmente (o integralmente) copiate da siti web o, seppur adattate in qualche modo, riprodotte allo stesso modo in vari elaborati.
Di conseguenza, utilizzando una legge d’epoca fascista (la n. 475 del 1925, che, nel principio, è stata riaffermata dalla Corte di Cassazione nel 2010), è stato contestato ai candidati, da parte del procuratore capo di Lecce, Cataldo Motta, il reato di falsa attribuzione di un lavoro altrui.
Purtroppo questo caso non è l’unico e non investe solo la professione forense, ma, a partire dagli studenti per arrivare agli scienziati, riflette un nuovo atteggiamento, a seguito del quale, il linguista De Mauro ha battezzato con un neologismo una nuova disciplina: l’imbroglionica.
Esempio illustre e recente può essere Jan Hendrik Schön, fisico tedesco che salì velocemente alla ribalta dopo una serie di scoperte apparentemente rivoluzionarie, ma che, in seguito, risultarono essere, addirittura, false. Prima della scoperta delle falsificazioni, Schön aveva ricevuto il Premio Otto-Klung-Weberbank per la fisica nel 2001, il Premio Braunschweig nel 2001 e il Premio Outstanding Young Investigator della Materials Research Society nel 2002, premi che in seguito gli furono ritirati.
Altro caso l’affare Guttenberg: in questa vicenda, l’astro nascente della politica tedesca, Ministro della difesa nel governo Merkel, fu costretto alle dimissioni, nel 2011, dopo che fu accusato di aver copiato la sua tesi di dottorato in diritto internazionale.
Il così detto fenomeno dell’imbroglionica è decisamente aumentato negli anni sia per effetto della facilità di accesso all’informazione sia, soprattutto, perché, a parere di molti, la professione generata dalla vocazione si è trasformata nella professione orientata ad una qualche forma di successo (o di profitto) quasi ad ogni costo.
Il tema è delicato e, pur volendo evitare qualsiasi forma di giudizio morale, ci si può chiedere, ponendosi dal punto di vista di un utente finale (quale ognuno di noi è affidandosi ad un avvocato, ad un medico, o a qualsiasi professionista) quale grado di fiducia possiamo riporre nella figura alla quale ci rivolgiamo.
La fiducia che noi riponiamo in un professionista (nel nostro caso un avvocato) è la fiducia che noi riponiamo nella società: ovvero quella stessa fiducia che noi abbiamo (o dovremmo avere) come cittadini.
Sempre partendo dal presupposto che le regole ci sono e vanno rispettate, e sottolineando di voler evitare qualsivoglia tipo di giudizio, chi scrive ritiene, in ogni caso, che un buon professionista vada principalmente giudicato da come realmente svolge la propria attività, da quale amore, passione ed impegno metta nel suo lavoro. Senza prescindere dalla preparazione, una prova di abilitazione alla professione di avvocato meriterebbe, probabilmente, qualche correzione ed ammodernamento (visto anche che la si può affrontare solo dopo minimo due anni di praticantato) in modo da poter valutare, differentemente da come avviene ora, non solo quello che un aspirante avvocato sa, ma ciò che sa fare con ciò che sa.
E forse, in questo modo, si potrebbero eliminare anche le tentazioni di copiare il lavoro altrui.
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