Palermo Milano sola andata ( passando per Roma e pensando a Lecce)
LA CRISI ( IRREVERSIBILE ?) DEI DUE POLI
( gp) Domenica prossima si vota in Sicilia per il rinnovo dell’assemblea regionale: un test di straordinaria importanza per tutti in questo particolare momento della nostra vita politica e sociale, anche perché, nella nostra storia recente, le elezioni siciliane sono state spesso anticipatrici delle tendenze poi affermatesi su scala nazionale.
A parte il fatto che a primavera voteremo tutti.
Non sono migliore di Henry Kissinger, il quale soleva ripetere di non capire nulla di politica italiana. Fra l’altro, non capisco come mai una regione che aveva dato, alle politiche, al centro – destra 61 deputati contro 0 agli altri, e che aveva assegnato allo stesso centro – destra la maggioranza netta alla Regione, si sia ritrovata con una maggioranza di segno opposto, ma tant’è, il consiglio fra l’altro è stato sciolto, primo fra tutti, seguito poi, come tutti sapete, fra scandali, intrallazzi, infiltrazioni criminali e quant’altro, da quelli del Lazio e della Lombardia, mentre Piemonte, Emilia Romagna e Puglia non stanno tanto bene.
Nei corsi e ricorsi della storia, sembra una nuova tangentopoli, peggiore di quella storica dei primi anni Novanta, non solo per dimensioni e le implicazioni, ma perché cade in piena crisi economica e sociale, con un governo – centrale di così detti tecnici non eletto dal popolo e contro il popolo in piena azione.
Bene, cioè male. Si tramanda che in piena tangentopoli, mentre i partiti erano travolti dagli scandali, gli interessi dei capi – corrente democristiani erano ancora incentrati sulla revisione del manuale Cencelli, per la spartizione dei posti di potere, e quelli di tutti, o quasi tutti gli altri, sulle formule geometriche e algebriche degli equilibri del potere stesso, completamente avulsi dalla realtà.
Il dibattito politico degli ultimi giorni richiama irresistibilmente anch’esso quell’epoca.
Al di là del disgusto, qualche considerazione in merito.
Cominciamo dal centro – destra. Il segretario Angelino Alfano è tornato a invocare una rigenerazione del centro – destra, col lessico di sempre, con tanto di squadra e discesa in campo, che oramai è stucchevole, quanto stantio: fra l’altro, sono mesi che preannuncia non si capisce bene, appunto, quali mirabolanti novità, cianciando di rinnovamento, costituenti e quant’altro, ma senza neppure aver sciolto l’equivoco di fondo del superamento del berlusconismo, che pure pare necessario quanto urgente.
A destra proprio, poi, le solite polemiche sterili, l’abituale conformismo, la congenita incapacità di smarcarsi dall’appiattimento pure su quello che rimane dell’esperienza di Forza Italia, l’impossibilità di creare un’alternativa esterna, distinta e distante, come dovrebbe essere.
Per quel po’, quasi niente, come detto, che capisco di politica, so però che per antica scuola che prima vengono i contenuti, poi i contenitori, prima le idee e i programmi, poi le gambe che devono farle camminare e i mezzi per attuarli.
Di contenuti, idee e programmi, da Angelino Alfano e da tutti gli altri i suoi, invece niente. Siamo fermi alla libertà, all’euro, all’appoggio al governo Monti e non voglio fare un torto a nessuno di voi nello spiegare quanto distanti siano dalla realtà i rinnovamenti, le costituenti, le squadre e le discese in campo invocate.
A Lecce la crisi del centro- destra non c’è stata, anzi, c’è stata un’isola felice, alle elezioni comunali di pochi mesi fa. Come mai?
Beh, perché qualcosa è stato fatto nel frattempo: se non altro le primarie, inedite su quel versante, apprezzate dagli elettori. Poi, un collegamento col territorio, sia pur per iniziativa dei singoli e non dei partiti. Infine, una personalità piaciona, accreditatasi come nuovo, a guidare il tutto.
Si spiega così l’isola felice del centro – destra, che però appare, anzi, è, episodica: non è difficile prevedere che i prossimi sconvolgimenti, forse addirittura epocali, finiranno col travolgere, o, se preferite, stravolgere, pure il centro – destra alla pizzica di Perrone e Gabellone.
Quanto al centro – sinistra, a Lecce è del tutto improponibile e in – ( non ) – credibile. Peggio, se in riflesso al dibattito nazionale, che, appunto, anche da questo versante, appare stucchevole e anzi irritante.
Sempre per antica scuola, so che si rottamano le automobili, non gli esseri umani, che si azzerano i chilometri, non le esperienze.
Il tentativo di rinnovamento proposto da Matteo Renzi è semplicemente un’operazione di immagine, che cerca di cavalcare la tigre del cambiamento, affinché poi – si guardino gli intenti annunciati – nella sostanza, per il popolo, nulla cambi.
Le suggestioni funamboliche e affabulatorie di Nichi Vendola sono oramai cristallizzate nella dimensione onirica, mentre l’esperienza della regione Puglia dimostra nei fatti, in concreto, un sostanziale fallimento generale, di ogni suggestione e di ogni bella parola.
Quanto al segretario Pier Lugi Bersani, è sempre non difficile prevedere che, come quella gioiosa del suo predecessore dell’epoca Achille Occhetto, anche la sua triste macchina da guerra non solamente non conquisterà il potere, ma sarà pure travolta da quegli sconvolgimenti epocali, sì, epocali, che stanno maturando.
Fra l’altro, i tre nei giorni scorsi hanno cianciato di rapporti, buoni, o cattivi, con la finanza, rimproverandosi e accusandosi a vicenda.
Ecco, vedete che sono improponibili?
La consegna delle amministrazioni locali italiane alle spire fameliche dell’alta finanza è stata operata dal centro – sinistra, scientemente programmata e favorita, nella persona del ministro, ombra o fisico che sia stato, Linda Lanzillotta, moglie di Franco Bassanini, tanto per fare nomi e cognomi dei fatti storici, entrambi sotto i governi di centro – sinistra di Romano Prodi. Ne consegue che i nostri soldi, quelli che versiamo a comuni e regioni per le addizionali, non vanno a finanziare servizi sociali, ma vanno ad arricchire i banchieri dell’alta finanza internazionale.
Che cosa si rimproverano ora, di che parlano, poi, se hanno venduto alla finanza speculativa, solo a parole tanto esecrata, finanche le loro cooperative e i loro giornali, cioè le loro bandiere?
E a Lecce, a Lecce come la mettiamo con la storia della banca del Salento, poi banca 121, poi Monte dei Paschi, dei suoi così detti “prodotti finanziari”, delle compra-vendite di titoli e azioni, dei “D’Alema boys”?
Infine, sia il centro – destra, sia il centro sinistra continuano ad appoggiare il governo Monti, e questo basta e avanza.
Basta e avanza a Beppe Grillo. Ne riparleremo lunedì prossimo.
Category: Costume e società