IL 5 MAGGIO DI OGGI PER TANTI VERSI UGUALMENTE STORICO DEL POPOLO DELLA SCUOLA
Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all’ultima ora dell’ uom fatale…
Nella nostra scuola non si fanno imparare più a memoria quelle poesie bellissime, da Ugo Foscolo, a Giacomo Leopardi, da Giovanni Pascoli, a Giosuè Carducci, con Alessandro Manzoni, naturalmente, che hanno fatto la nostra storia e che fino a qualche decennio fa si studiavano fin dalla seconda elementare.
Ma questo è niente.
Nella nostra scuola, purtroppo, da qualche decennio non si fanno più tante cose, o si fanno poco e niente, dall’ educazione civica, alla musica, dalla geografia, alla storia dell’ arte, che fino a qualche decennio fa formavano i ragazzi fin dalle medie inferiori.
Peggio. In generale, il livello culturale, educativo, formativo in generale della nostra scuola pubblica è precipitato a livelli preoccupanti negli ultimi decenni.
In più, da almeno vent’ anni, la nostra scuola pubblica è attraversata da un processo di depauperamento progressivo, anzi, regressivo, che con la riforma, l’ ennesima riforma truffa, che, lungi dall’ essere migliorativa, è nettamente peggiorativa, del governo Renzi, ha toccato l’ apice.
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Oggi 5 maggio è avvenuto qualcosa di importante.
Il popolo della scuola ha protestato con uno sciopero globale, in maniera unitaria e massiccia, contro questa riforma, contro questo governo.
I governi non devono cadere per i moti di piazza, i governi eletti democraticamente si sfiduciano in Parlamento.
Peccato che questo governo non sia stato eletto da nessuno, e che sia stato investito della fiducia di un Parlamento illegittimo, come certificato dalla Corte Costituzionale.
Se non altro per questo, qualche problema oggi il governo se lo sarebbe dovuto porre. Un tempo, uno sciopero unitario dava un serio scossone, se non lo faceva cadere proprio, al governo in carica che lo subiva, invece adesso, come se niente fosse, Renzi ha fatto finto di niente, nella sostanza, al di là di qualche vago cenno di disponibilità a ridiscutere qualche cosina dato da qualche suo oscuro giannizzero.
E già, era troppo impegnato, il nostro premier, a fare campagna elettorale per il Pd in Trentino, raggiunto, per fare propaganda di parte, con l’ elicottero di Stato, per riflettere seriamente su quest’ altro sconquasso che sta combinando.
Ma, per forza di cose, qualche conseguenza questa giornata di oggi l’ avrà, e anzi l’ ha già avuta, sulla tenuta, sulla credibilità stessa, di Matteo Renzi.
Come nostro dovere, noi di leccecronaca.it abbiamo registrato in un articolo a parte tutti i commenti che ci sono giunti in redazione, e i nostri lettori che lo volessero troveranno certamente tanti spunti di confronto nel merito della questione.
Sia consentito a me aggiungere qualche altra considerazione più in generale.
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Il male della scuola italiana è in primo luogo il processo di aziendalizzazione che da almeno due decenni vi è stato introdotto, sia dai governi di centro-destra, sia da quelli di centro-sinistra che si sono nel frattempo succeduti.
La scuola non è un’ azienda, non deve produrre profitti. Come la sanità, altro settore fondante di una comunità, di una nazione, di uno Stato che tale dir si voglia, devastato da queste logiche neocapitaliste della globalizzazione, non deve produrre profitti, ma la salute psicofisica. Così la scuola deve produrre cultura, formazione, educazione.
La scuola deve essere pubblica, deve convogliare risorse economiche , che non sono una spesa, sono un investimento, un investimento nel futuro delle giovani generazioni.
Non bisogna più regalare soldi ai privati, disperderli in servizi resi ai ricchi e ai benestanti, in un livellamento generale.
Non tutti sono figli di papà, pochi sono il Trota che si può comperare la laurea da qualche istituto compiacente.
La scuola deve garantire pari opportunità a tutti, e quindi in primo luogo a chi non ne ha altre, per ceto sociale.
La scuola deve tornare a essere gratuita, totalmente gratuita e non lo è più, non lo è più fin dalle scuole elementari, perché costa alle famiglie decine, centinaia di euro al mese, la scuola pubblica dico, fin dalle classi dell’ obbligo, figurarsi le superiori.
La scuola deve garantire la mobilità sociale, permettere a chi nasce figlio di operaio, se ha talento, se dimostra merito, di diventare un medico, o un avvocato, un professionista, come non avviene più da decenni,e non condannarlo, come avviene adesso da decenni, a rimanere figlio di operaio.
La scuola deve ritrovare la dignità che ha negato ai suoi insegnanti, parcellizzati, precarizzati, marginalizzati.
La scuola deve ritrovare la fiducia che ha negato ai suoi, ai nostri ragazzi, avviati a un destino di emarginazione, di sfruttamento, di insoddisfazione.
La riforma del governo Renzi, la così detta “buona scuola”, non solo non avvia a soluzione nessuno di questi nodi cruciali, ma va nella direzione opposta, cioè di aggravare ulteriormente la già gravissima situazione esistente.
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Qualche grido di insoddisfazione, del disagio dilagante nel popolo della scuola e dell’ agio di porsi contro oggi manifestato in maniera unitaria e massiccia, avrebbe dovuto costituire ottimo spunto di riflessione, se non altro di ascolto, per questi del Pd oggi al governo.
Ma oggi Matteo Renzi non c’era a Roma, alla manifestazione, se n’ era andato in Trentino a fare campagna elettorale per il suo partito, con i voli di Stato, cioè pagato da tutti noi.
Allo stesso modo, a Bari, alla manifestazione, non c’ era Michele Emiliano, che chissà dov’ era. C’ erano – sia detto a titolo di cronaca – solamente Antonella Laricchia del Movimento 5 Stelle e Riccardo Rossi dell’ “Altra Puglia”.
Ma soprattutto oggi nelle piazze italiane, da Roma a Bari, da Milano a Torino, c’ erano gli insegnati, i tecnici, gli studenti. Tutti contro il governo.
Qualcosa tutto ciò dovrà pur significare.
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