IL PRESIDENTE DELLA LILT GIUSEPPE SERRAVEZZA SCRIVE ALLE ISTITUZIONI REGIONALI E NAZIONALI: “I pesticidi per l’ emrgenza degli ulivi sono un rischio per la salute”
Riceviamo per conoscenza e volentieri pubblichiamo______
LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI
SEZIONE PROVINCIALE DI LECCE
Al Commissario per l’Emergenza Xylella in Puglia, Com. Giuseppe Silletti
Al Presidente della Regione Puglia, On. Nichi Vendola
Al Presidente del Consiglio, Dr. Matteo Renzi
Al Ministro dell’Ambiente, Dr. Gian Luca Galletti
Al Ministro della Salute, Dr.ssa Beatrice Lorenzin
Alla Commissario Europeo alla Salute, Dr. Vytenis Andriukaitis
Emergenza ulivi nel Salento. Pesticidi e rischi per la salute
LETTERA APERTA
Per le precipue finalità statutarie di prevenzione oncologica primaria, questa Associazione, a livello nazionale riconosciuta come Ente Pubblico operante sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e sotto la vigilanza del Ministero della Sanità, ritiene suo imprescindibile dovere richiamare l’attenzione pubblica e dei decisori istituzionali circa i rischi per la salute derivanti da emergenze ambientali di diversa origine.
Pare opportuno e urgente, quindi, inviare la presente Lettera Aperta alle Istituzioni che sono chiamate a valutare e, soprattutto, a esprimersi circa le strategie di intervento in materia del disseccamento rapido degli ulivi (Co.Di.Ro) nel Salento. Di fatto, ciò che in questi giorni si va a decidere, è di estrema rilevanza per la Salute delle comunità interessate: per le persone e i loro luoghi di vita, e ancor più per le generazioni future.
La determinazione regionale n.10 del 6 febbraio scorso prevede strategie fitosanitarie di contrasto alla xylella (pesticidi). Accreditati organismi quali OMS, UNEP e la Comunità Europea da tempo allertano sui pericoli derivanti dall’impiego delle sostanze pesticide, definite tossiche, persistenti, bioaccumulabili e negativamente impattanti sulle proprietà fisiche e chimiche dei suoli nonché estremamente nocive per la salute dell’intero ecosistema, dell’uomo e di qualunque altro organismo vivente. La massima autorità mondiale in tema di cancro, l’International Agency for Research on Cancer (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), lo scorso 20 marzo ha pubblicato l’aggiornamento circa la cancerogenicità di alcuni pesticidi organofosforici (tetraclorvinfos, paration, malation, diazinon, glifosate).
In particolare, l’erbicida glifosate e gli insetticidi malation e diazinon sono stati classificati come “probabili cancerogeni per l’uomo” e inseriti nel gruppo 2A, mentre gli insetticidi tetraclorvinfos e paration come “possibili cancerogeni per l’uomo” e inseriti nel gruppo 2B.
Per i non addetti ai lavori, lo IARC è parte dell’OMS, la sua mission è quella di individuare le cause dei tumori e la classificazione delle sostanze cancerogene che effettua è accettata e utilizzata nel mondo.
Negli ultimi 30 anni più di 900 sostanze sono state classificate in cinque categorie:
Gruppo 1: cancerogeno certo per l’uomo
Gruppo 2A: probabilmente cancerogeno per l’uomo
Gruppo 2B: possibilmente cancerogeno per l’uomo
Gruppo 3: non classificabile per la cancerogenicità
Gruppo 4: probabilmente non cancerogeno per l’uomo
I pesticidi, oltre alla cancerogenicità, rientrano nella critica categoria degli interferenti o disturbatori endocrini (IE), responsabili di disturbi e di danni a carico della funzionalità del sistema endocrino, causanti effetti avversi sulla salute dell’organismo, della sua progenie o di una (sotto)popolazione. Gli effetti negativi non si esplicano solo sull’individuo esposto ma agiscono sulle stesse cellule germinali, determinando alterazioni che si trasmettono alle generazioni successive attraverso modificazioni di tipo epigenetico. Tutto questo è patrimonio scientifico divulgato nel volume Endocrine Disruptors 2013 a cura dell’OMS e dell’UNEP
Ne discende agli Stati, da parte della comunità scientifica, l’indicazione urgente e rigorosa di adottare misure di prevenzione e di controllo circa gli IE perché correlati a patologie gravi e varie quali i disordini riproduttivi femminili e maschili (infertilità), le anomalie congenite del sistema riproduttivo (ipospadia e criptorchidismo), i tumori della prostata, della mammella e dei testicoli, i disturbi dello sviluppo neuro-comportamentale e cognitivo (tra cui anche forme di autismo), i disordini metabolici (come l’obesità e il diabete di tipo II).
Il Parlamento Europeo, nella Direttiva 2009/128/CE, già definiva non sostenibile il modello di agricoltura attualmente dominante basato sull’utilizzo dei pesticidi, e invitava gli Stati membri ad informare la popolazione sui rischi e sugli effetti potenzialmente acuti e cronici per la salute umana imputabili a queste sostanze.
L’Italia – dove il consumo di pesticidi per ettaro è il più alto d’Europa con un valore pari al 33% del consumo di tutti gli Stati – in applicazione della suddetta Direttiva ha approvato il PAN DLgs. 14 agosto 2012 n°150 che si prefigge “di guidare, garantire e monitorare un processo di cambiamento delle pratiche di utilizzo dei prodotti fitosanitari verso forme caratterizzate da maggiore compatibilità e sostenibilità ambientale e sanitaria, con particolare riferimento alle pratiche agronomiche per la prevenzione e/o la soppressione di organismi nocivi” e “inoltre prevede soluzioni migliorative per ridurre l’impatto dei prodotti fitosanitari anche in aree extra agricole frequentate dalla popolazione, quali le aree urbane, le strade, le ferrovie, i giardini, le scuole, gli spazi ludici di pubblica frequentazione e tutte le loro aree a servizio”.
La decisione di ricorrere ai pesticidi per affrontare la sindrome del disseccamento rapido degli ulivi è assolutamente contraria alle indicazioni di salvaguardia della salute umana, del contenimento e della riduzione dei danni, del principio di precauzione. Il ricorso ai pesticidi disattende, in toto, le raccomandazioni degli organismi scientifici, pone deliberatamente le popolazioni a esposizioni chimiche dannose, pregiudica le generazioni future, compromette le matrici ambientali, concausa mutazioni epigenetiche.
Proprio per scongiurare tali danni certi la LILT provinciale di Lecce ha presentato ricorso al TAR e adesso, con questa Lettera Aperta, confida nell’attenzione e nella capacità degli organismi istituzionali nazionali ed europei a volere e a sapere preservare le popolazioni attuali e future dalle conseguenze nefaste che i pesticidi inequivocabilmente determinano.
Considerati i dati epidemiologici d’incidenza delle malattie, correlati con le progressive e sempre più dissennate modificazioni nelle condizioni di vita degli ecosistemi (inquinamento, sfruttamento, eccessi chimici), ulteriori quantitativi di pesticidi aggraverebbero il già compromesso profilo di salute della popolazione salentina e del suo territorio. Il rapporto LILT evidence based 2015 “Pesticidi e Salute – Profilo Sanitario della provincia di Lecce” disamina con rigore scientifico le ricerche e i risultati del panorama internazionale ancorandoli alla realtà epidemiologica e sanitaria locale. ISTAT, registri tumori, OER Puglia delineano la negativa evoluzione del trend di incidenza e di malattia oncologica e assegnano alla provincia di Lecce il primato negativo per incidenza di malattia oncologica al quale si aggiunge quello di alto consumo di pesticidi.
Adottare strategie a base di fitofarmaci per contrastare il disseccamento rapido degli ulivi è una decisione dalle conseguenze altamente impattanti in termini di valutazioni d’impatto ambientale e sanitario che l’epidemiologia dei prossimi decenni non mancherà purtroppo di registrare.
Le responsabilità di quanto potrà accadere sono e saranno tutte da rintracciare nelle esposizioni alle molecole di sintesi sparse per contrastare il batterio Xylella e nelle decisioni assunte da quegli Enti, Istituzioni e organismi che, noncuranti delle raccomandazioni ufficiali provenienti dalla ricerca scientifica, hanno scelto di far correre ugualmente i rischi e di compromettere lo stato di salute delle persone e dei loro luoghi di vita.
Dr. Giuseppe Serravezza
Presidente LILT – Sezione Provinciale di Lecce
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“La bozza di decisioni della Commissione europea sul caso Xylella in Puglia è una follia: non si possono abbattere gli ulivi di un’intera provincia. E lo stesso vale per l’invito a usare pesticidi su larga scala e per la richiesta di bloccare l’export di qualsiasi pianta si trovi non solo nelle zone colpite, ma anche in quelle intorno nell’arco di 10 chilometri. Così si mette in ginocchio l’economia e l’ambiente di un’intera regione. Bruxelles va fermata, il governo italiano batta un colpo.
Questa bozza prevede l’eradicazione degli ulivi di tutta la provincia di Lecce, perché mette sullo stesso piano gli ulivi colpiti, quelli che presentano dei sintomi di disseccamento e tutti gli altri che risiedono nell’arco di 10 chilometri.
Inoltre sempre su questa area gigantesca, l’Ue vieta di piantare non solo gli ulivi, ma anche tutte quelle piante che potrebbero ospitare il batterio. Per quelle già piantate, invece, ne proibisce il movimento. Infine, non contenta, invita a usare insetticidi su larga scala.
In sostanza, Bruxelles non solo colpisce a morte la produzione olivicola, ma anche il settore vivaistico, mettendo in pericolo l’ambiente e il futuro della regione. E questo per fermare la diffusione di un batterio che potrebbe viaggiare per l’Europa anche a bordo di un camion e soprattutto senza avere ancora una prova scientifica, un test di patogenicità che ci dica le reali cause del disseccamento.
La Commissione europea – conclude l’eurodeputata tarantina del M5S – dimentica che la Puglia non è colpevole della Xylella, ma vittima. Vittima dei ritardi e dell’incapacità dell’Ue di prevenire l’invasione di batteri da paesi extra europei”.