DOPO LA FRANCIA ANCHE LA SARDEGNA DICE NO AI PRODOTTI AGRICOLI SALENTINI
In verità con la Francia, l’Italia ha avuto sempre un rapporto tormentato in fatto di commercio: la guerra del vino, la guerra del formaggi ed altro. Embarghi, protezionismi e rivalse dal sapore tartufesco improntato su un nazionalismo becéro ha sempre connotato i non sempre facili scambi commerciali con i nostri cugini d’oltralpe. Ma certo, non ci aspettavamo che anche la Sardegna mettesse in atto un ostracismo nei confronti dei prodotti salentini. La causa, vera o presunta (visto che con la Sardegna altro motivo di astio nei confronti di noi salentini è la non trascurabile voce del turismo) è sempre la nuova peste vegetale: la Xylella, che già ha fatto mettere al bando da parte delle autorità francesi circa 120 specie vegetali, imputate probabili di essere portatrici del famigerato batterio. La proposta di bloccare nei porti sardi specie vegetali di provenienza salentina è stata avanzata dal deputato di Unidos Mauro Pili.
La paura del contagio è tanta, ma non tale da giustificare una presa di posizione che potrebbe nascondere altro, come la guerra sotterranea dell’accaparramento dei turisti. In fondo, noi non crediamo che questo fantomatico batterio sia alla base di una vera e propria pandemia botanica, e del resto importanti centri di ricerca statunitensi hanno certificato che la Xylella è solo uno dei tanti parassiti responsabili del disseccamento degli ulivi salentini, e peraltro non presente su tutte le piante ammalate. Una paura che non giustifica certamente il pronosticato abbattimento selvaggio di milioni di alberi, o l’immissione sul territorio di tonnellate di pesticidi cancerogeni. In molti casi i metodi dei nostri nonni hanno funzionato, e tanti ulivi trattati con una soluzione di acqua di calce e solfato di rame stanno di già riprendendosi.
Patetici gli interventi di ministri, politici regionali ed anche, duole dirlo di molta informazione giornalistica pugliese schierati evidentemente per la soluzione drastica dell’abbattimento che desertificherebbe il nostro territorio o peggio ancora lo ripopolerebbe con specie geneticamente modificate. Prese di posizione esilaranti che lasciano l’amaro in bocca e di cui certamente i salentini conserveranno memoria a lungo. Intanto la magistratura, per mano del procuratore Cataldo Motta, si muove con la richiesta di visionare gli atti del fantomatico istituto di agricoltura mediterranea. Non lo sappiamo francamente se si riuscirà a visionare cosa si nasconde dietro questo istituto superprotetto al pari di una base missilistica strategica americana, ma è certo che se non ci fosse nulla da nascondere qualche risposta spontanea poteva benissimo essere fornita agli inquirenti. I salentini sono pazienti ma non degli ingenui ed hanno diritto ad una risposta chiara e convincente che la tragedia che stanno vivendo sulle loro spalle non sia il preludio di qualcosa di peggio che una guerra commerciale.
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