CONFERENZA AL FAZZI: LA PET NEI LINFOMI

| 7 Marzo 2015 | 0 Comments

«La Pet nei linfomi», una giornata di studio al Dream del Fazzi con Annibale Versari, pioniere in Italia nell’uso della Pet.

Un aggiornamento importante per l’oncologia salentina. Questa mattina nella sede del Dream al “Vito Fazzi” il professore Annibale Versari, responsabile della Medicina nucleare dell’Arcispedale “Santa Maria Nuova” di Reggio Emilia ha illustrato ai colleghi salentini le ultime tendenze in fatto di Pet e di Linfomi.

Ha introdotto i lavori il direttore del Dream Michele Maffia, che ha sottolineato l’importanza della ricerca applicata alla diagnostica e alla medicina.

A  presentare l’illustre ospite ci ha pensato il professore Massimo Federico, il noto oncologo salentino originario di Taviano, docente presso l’università di Modena.

«Versari – ha ricordato Federico – è uno dei cinque leader in Europa tra gli organizzatori del Meeting Imaging Metabolico per la Pet nei linfomi. Speriamo che anche qui a Lecce si giunga alla attivazione di un gruppo di lavoro per la ricerca del volume biologico nel trattamento dei linfomi».

Parlando poi della Pet in servizio al Polo Oncologico del Fazzi, il dottore Angelo Mita, primario della Medicina nucleare, ha spiegato di aver ricevuto l’incarico di implemenrare la Pet già nel 2006 dall’allora direttore della Asl, Gianluigi Trianni. «Siamo partiti nell’aprile del 2014 – ha ricordato Mita – e a fine anno abbiamo trattato 1300 pazienti. Purtroppo – ha aggiunto – in un solo turno. Mi piacerebbe coniugare l’aspetto clinico e la ricerca».

Una richiesta subito colta dal professore Maffia che ha sottolineato come «il Dream è nato per portare questo tipo di interazioni».

La «lezione» del professore Versari ha riguardato lo studio dell’impiego del fluorodesossiglucosio (Fdg), il carburante delle cellule tumorali. Il medico nucleare di Reggio Emilia ha parlato di due comportamenti diversi, fra i linfomi Hodgkin e non Hodgkin.  «Riusciamo a identificare le sedi neoplastiche grazie all’ avidità delle cellule – ha spiegato – che nei linfomi non Hodgkin sono più indolenti e creano difficoltà».

Versari ha auspicato un approccio multidisciplinare, con la presenza di un ematologo, un medico nucleare, un anatomo patologo, un medico di laboratorio, un radiologo e un radioterapista.

Quanto al confronto fra l’uso della Tac e della Pet, il professore reggino ha parlato di complementarietà e di un vantaggio della Pet, almeno in termini di costi.

 

 

Category: Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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