POSTE: PROTESTANO I PART-TIME
di Roberto De Salvatore_______
Proverbiale un detto che affermava ‘un posto alle poste non si nega mai’. Ma i tempi cambiano anche per chi un posto alle poste ce l’ha già. Fino a qualche tempo fa un automatismo imprevidente assicurava a chiunque avesse la fortuna, o la raccomandazione giusta (fate voi) di avere accesso ad un posto o ad una carriera pubblica, una carriera sicura e continua. A questo sistema consolidato non era estranea Poste Italiane. Ma l’azienda italiana sembra sempre di più assumere i connotati di una azienda privata, dove è la discrezionalità ad imperare. Monta perciò la protesta dei lavoratori part-time delle Poste di Lecce che si sentono esclusi da questi automatismi una volta assicurati. La protesta ha origine dalla nebulosità delle regole per il passaggio dal contratto part-time a quello full-time, sicuramente più remunerativo e che assicura al termine un trattamento pensionistico, anche se non certamente d’oro come quello di funzionari e manager anche di aziende private, per lo meno dignitoso. Secondo la segreteria comprensoriale Lecce/Brindisi di CGIL si è proceduto con poca trasparenza nel trasformare il contratto di lavoro in full-time per 17 di questi lavoratori, non tenendo minimamente conto delle difficoltà in cui operano i lavoratori delle Poste part-time esclusi da questo beneficio, fra turni massacranti, mole enorme di lavoro straordinario e distaccamento temporaneo presso altre sedi per colmare le assense. Alle proteste della CGIL contro la decisione dell’azienda di posticipare a data da destinarsi l’incontro che doveva avvenire oggi a Bari, la stessa CGIL ha indetto per domani 19 febbraio, presso la sede di via Merine una riunione con i lavoratori oggetto della protesta, per indire una linea utile per costruire una piattaforma rivendicativa. Si, sono proprio finiti i tempi in cui un ministro democristiano emanava circolari su circolari cui seguivano centinaia, se non migliaia di assunzioni alle Poste (tutti full-time, perché una volta il part-time non si sapeva nemmeno cosa fosse), o un ministro socialista poteva con noncuranza fare assumere decine di persone alle Ferrovie dello Stato in uno scalo microscopico non si sa bene a fare cosa, tutte scelte che hanno gravato sugli italiani come sempre. Per carità, non è il caso di innescare una guerra fra poveri e il lavoro è sempre lavoro (nel nome del ‘tengo famiglia’). Ma viene spontaneo chiedersi come mai se Poste Italiane dichiara un esubero di circa 10000 lavoratori e vengono chiusi sportelli un po’ dovunque, ci si dichiari in carenza di organico a rischio dei servizi stessi (a parte il fatto che comunque bisognerebbe fare chiarezza sul come si venga assunti alle Poste). Per caso una vicenda come questa non sarà il preludio di un altro caso Alitalia? ‘O le rouge o le noir’, o ci si convince che i carrozzoni statali vanno riformati sia nelle strutture che negli organici, o allora diciamocela che li si vuole privatizzare del tutto, senza però fare ricorso ad una discrezionalità selvaggia con il pretesto della crisi.
Category: Cronaca