I RICOSTRUTTORI / RAFFAELE FITTO, MATTEO SALVINI E L’ IMPOSSIBILE RINASCITA DELLA DESTRA ITALIANA
Si annunciano novità, dicono clamorose, forse ci sono già, nel panorama politico italiano, sul versante del centro – destra, o della destra tout court (usiamo questa espressione solo per pigrizia mentale, o per comodità discorsiva), un’ area quasi sempre maggioritaria in Italia e di cui invece adesso rimane poco.
Buona parte, infatti, se n’è andata – i moderati, i benpensanti, gli opportunisti, i privilegiati, gli egoisti – sotto l’ egida di Matteo Renzi, dove, richiami ideologici a parte, del resto oramai inconsistenti, si trova benissimo, rassicurante e rassicurata.
I rimanenti si dibattono fra due opposte prospettive ancora incerte, ma già talmente delineate, da permettere decisive valutazioni di merito.
Intanto, c’è Forza Italia sempre più disastrata, che paga così la confusione e l’ arroccamento sterile in difesa degli interessi materiali del proprio leader Silvio Berlusconi di cui si è animata negli ultimi anni.
Ieri un politico di antica scuola, erede sia dal punto di vista ideologico, chiamiamolo così, sia da quello del sistema di potere, della vecchia e mai abbastanza (da tutta l’ area) rimpianta DC, come il nostro, dico nostro quale pura espressione geografica, Raffaele Fitto, se n’è uscito con una delle fulminanti valutazioni di vecchio pregio.
Ufficializzando di aver ormai lanciato il dado sulla scommessa di rifare ex novo e con ciò rivitalizzare Forza Italia, che consuma le ultime ore di Arcore, fra alberi, cerchi magici e caminetti– “Non chiamate pure me rottamatore” – ha detto – “anche perché nel centro – destra quasi tutto è già sfasciato: io sarò il ricostruttore”.
Difficile dargli torto sulla diagnosi. Ha ragione, ha perfettamente ragione.
Più difficile seguirlo sulla strada di una pressoché impossibile terapia.
Un patito padronale come Forza Italia è indissolubilmente legato alla sorte del capo unico e supremo, che pare giunto al capolinea della sua storia politica.
Un partito in cui non si è mai discusso, votato, condiviso, neanche nei momenti più importanti, o fondamentali, che so? La “fusione” con Alleanza Nazionale, per stare con un esempio nel tema che vogliamo analizzare: ha fatto solo e sempre tutto Silvio Berlusconi di testa sua, dai manifesti, alle nomine, magari all’ improvviso, dal giorno a una delle mille e una notte di bunga bunga.
Un partito che non ha più da tempo carica ideologica, o propositiva, come ebbe agli inizi, fra il 1993 e il 1994 almeno, quando seppe generare ottimismo, novità, voglia, decoro e fiducia che conquistarono, o riconquistarono, la maggioranza silenziosa (davanti alla tivvù) degli Italiani.
Un partito finito. Che tira a campare nei pochi rimasti a difendere disperatamente la rendita di posizioni acquisiste che si sta irrimediabilmente prosciugando.
Come Raffaele Fitto, al quale va comunque concesso l’ onore della mission impossible cui si accinge e riconosciuto lo spessore del sistema – personale, ahimè, personale anch’ esso – che lo sorregge.
E allora? Allora cosa altro si prospetta nel centro – destra?
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C’ qualcosa di nuovo oggi nel sole offuscato del centro – destra, anzi d’antico. Almeno, così si annuncia. Si annuncia la leadership di Matteo Salvini, che la ricostruzione del suo partito, la Lega Nord, avrebbe già operato e per questo si candida a occupare, o rioccupare, le terre bruciate, nella speranza di farvi ricrescere qualcosa, per di più su scala nazionale, con il mito ispiratore alla francese della figlia di Le Pen.
Un’operazione cui partecipano già in maniera concreta vecchie e nuove formazioni, da “Fratelli d’ Italia” a “Casa Pound”, variamente ricombinate, col concorso di altri settori, sia pur marginali, in un – lo hanno chiamato così – progetto di “sovranità” nazionale.
Il fatto stesso che questa specie di rifondazione missina , o ricostruzione della destra che dir si voglia, avvenga sotto le ali protettrici e animatrici di Matteo Salvini e dei suoi numi tutelari, Umberto Bossi, di cui è stato il badante e di cui egli ora è non la trota, ma il piranha, e Marine Le Pen, della quale aspira a essere il merluzzo, di per sé, solo per questo, la dice lunga sullo stato comatoso di una destra moribonda, appassita e svilita dalle vicissitudini degli ultimi anni, di cui proprio quest’ altro presunto ricostruttore raccoglie e rivendica l’ eredità.
Un piccolo ripasso di Storia ultracontemporanea servirà a ricordare quello che è impossibile da dimenticare e che tutti coloro i quali si accingono a quest’ altra bella impresa dovrebbero ben tenere a mente, e se non essi, almeno tutti coloro i quali all’ impresa stanno guardando con favore, o con interesse.
Nel 1994 la presa del potere del centro – destra italiano, per uno di quegli incidenti e accidenti di cui ogni tanto la Storia è capace, per poi renderli irripetibili, con la carica propositiva e positiva di cui si era accreditato, fu fatto fallire, in circostanze ancora da chiarire, ma nella realtà dei fatti, proprio dall’ “alleato” Umberto Bossi.
Basterebbe solamente questo: solo questo già basta e avanza per metterci un macigno sopra…
Tanto bastò infatti all’epoca a far esclamare a un Gianfranco Fini ancora capace di elaborazione politica: “Io con Bossi non prendo più nemmeno un caffè”.
Purtroppo in seguito insieme hanno preso caffè e anche altro,alla fine dei loro banchetti con le briciole della tavola del potere degli interessi personali di Silvio Berlusconi.
Dopo pochi anni, avevano già dimenticato le ultime manifestazioni di piazza di cui Alleanza nazionale fu capace: quelle contro la Lega Nord, organizzate con grande enfasi e buona partecipazione in tutta Italia.
In nome della ragion di Silvio, le rimossero.
Anzi, quelli di Alleanza Nazionale salvarono Bossi dalla galera rinnegando sé stesi.
Perché se c’è una cosa che la destra ha cara, ha cara la bandiera nazionale. Questi furono capaci di far approvare una legge ad personam – la così detta “Salva Bossi” – che, depenalizzando il reato di offesa al tricolore, di cui quello si era macchiato, asserendo di far igiene personale con il tricolore, impedì che, anche per cumulo con altri reati, l’ Umberto finisse in cella.
Ma poi, vogliamo tacere delle responsabilità personali, partitiche, politiche in generale, avute dagli uni e dagli altri nell’ entrata nei sistemi europei dell’ oppressione economica e finanziaria? No, non possiamo.
Dobbiamo ricordare che la Storia dice che hanno approvato euro, trattati e diktat dei banchieri, da bravi camerieri, ora che dicono di criticarli e di volerne uscire, non si capisce come.
Stendiamo nemmeno quel pietoso velo, ma una termocoperta proprio, poi, sugli scandali, le ruberie e le miserie umane con cui le cronache leghiste degli ultimi anni ci hanno deliziato: la “madre di tutte le tangenti”, quella pagata da Eni-Montedison, agli albori di Tangentopoli, le banche, le macchine, i diamanti, le lauree, i vestiti, finanche le mutande, comprate dai leghisti coi soldi pubblici.
Se c’è un’altra cosa che la destra ha (aveva) cara, ha (aveva) cara l’ onestà. E ora serra le fila intorno all’ erede di simili misfatti?
Si tura il naso, e anche altro, pur di far veicolare da Salvini idee e valori che furono e che non ci sono più? Anzi: di tutto un mondo che non esiste più!
Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Umberto Bossi, per tacere dei loro consiglieri, colonnelli e delfini, hanno letteralmente distrutto un mondo, che adesso qualcuno sogna di poter in qualche modo ricostruire, senza sapere – ostinandosi a pensare il contrario – che sulla terra bruciata non cresce più niente.
Prenderne atto col lucido realismo di cui necessita la politica sarebbe l’unica cosa saggia da fare, invece di inseguire illusioni servili e sogni in cattiva fede.
Perché poi di destra, o di centro- destra, di quel che c’era di nobile e positivo, di sociale, di ideale, piaccia o non piaccia, Matteo Salvini non fa camminare un bel niente.
La Lega nord nasce dal razzismo contro i Meridionali d’ Italia al Nord prima, e contro tutti gli immigrati del Meridione del mondo poi.
La Lega nord si è cresciuta con il disprezzo per lo Stato, altro che Stato etico gentiliano e tradizionale evoliano; è diventata grande con la ripulsa dell’ educazione, del senso civico, della cultura, altro che Ezra Pound; si è gonfiata con l’ egoismo individuale, altro che solidarietà; si è alimentata con la ripulsa e lo sfruttamento degli umili e degli indifesi, altro che “destra sociale”.
Con uno come Salvini, gonfiandogli la felpa, ci si può arruolare al massimo per passare una serata alcolica in birreria, intonando insieme a lui i cori della curva allo stadio, tanto per cantare ancora qualcosa.
Beh, certo, sempre meglio che stare a sentire Mariano Apicella è…Che tristezza però.
Category: Costume e società
Analisi lucida, ricostruzione se pur parziale corretta, e adesso? Quanti non vogliono morire democristiani, si tratti di Renzi, o qui da noi di Fitto, cosa dovrebbero fare?