PER IL VERSO GIUSTO

| 2 Ottobre 2012 | 0 Comments

Nuova, attesa creatività, nella apposita rubrica che gli abbiamo dedicato. 

Nicola Vacca, da testimone del tempo, che  crede nel valore supremo della parola e nella magia catartica della poesia, ( sì, Nicola: “Nessuna meta è irraggiungibile, quando ho qualcosa da dire”) ci regala una riflessione inedita in tre momenti sulla sofferta condizione della nostra identità di contemporanei.

 

FUORI DALLA NOTTE

L’arma

La parola è un arma
non serve solo per combattere
ma anche per resistere.
Davanti ai suoi significati infiniti
si possono collezionare vittorie e sconfitte
La parola è un chiodo
che perfora i muri dell’indifferenza.
Se rinunciamo definitivamente
a usarla il rischio che si corre
è la resa incondizionata
a un nemico invisibile
che attacca dappertutto
e non fa prigionieri.

 

La nostra stagione all’inferno

Siamo nomi di cose e persone
momenti che hanno permanenza
in luoghi e tempo.
Ma non sappiamo essere
una sola moltitudine
l’energia è nascosta
nella parte più intima
della nostro stare.

Essere uno
questo è il coraggio
che conduce fuori dalla notte.

La nostra stagione all’inferno
possiede la verità dell’anima e del corpo.

 

Condizione
Inciampiamo anche nei passi
che non riusciamo a muovere.
Qui è provvisorio
il movimento della gravità.
Il corpo sopravvive
a una condizione che a mala pena
riesce a garantire una boccata d’aria.

A quante domande faremo a meno
in questo tempo avaro di sogni.

Nicola Vacca

Category: Costume e società

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