RUGBY, SVICAT LECCE, GIACOMO CAMILLI SI RACCONTA / Vita col padre
Giacomo Camilli, figlio quattordicenne del patron della squadra, Fabrizio (nella foto) e anch’egli già giocatore della formazione leccese, ci ha mandato alcune sue considerazioni, che qui di seguito volentieri pubblichiamo__________
Il rugby, finché ce la fai lo giochi, finché vivi lo ricordi.
Domenica andremo a Ragusa, affronteremo la trasferta più lunga della stagione, ma non importano i chilometri quando vengono percorsi per passione, specie se poi li faccio con mio padre. Mi piace viaggiare con lui e vivere il clima pre – partita, ogni volta è un’esperienza magnifica.
Stiamo crescendo tanto; dopo le prime partite abbiamo trovato lo spirito giusto. Per me è un piacere vedere la mia squadra del cuore, perché mi piace la mentalità che hanno i ragazzi, loro non mollano mai, proprio come mio padre.
La mia passione nacque a Santa Maria Capua Vetere, dove abbiamo giocato la gara di ritorno dei Quarti di Finale per la Serie B. Su quel campo abbiamo perso e sofferto per la prima volta della stagione, ma siamo passati grazie allo spirito di squadra.
E’ bellissimo vivere questa passione con lui, veramente bellissimo. Per me ogni settimana diventa un appuntamento imperdibile seguire la Svicat con mio padre. Lui lavora tanto ed i suoi impegni non ci permettono di stare spesso insieme; troviamo nel rugby il modo più bello per vivere appieno il nostro rapporto. I miei fratelli seguono la squadra, ma sono anche presi dai loro percorsi, quindi siamo io e mio padre ad essere coinvolti maggiormente in questa avventura. Anche per questo vorrei che la Svicat andasse in A, con mio padre alla guida, altrimenti in futuro ci proverò io da Presidente….
Lui spesso dice che io sarò il bastone della sua vecchiaia e io gli rispondo che lui è la mia quercia, perchè so che per me c’è e ci sarà sempre.
Sappiamo che oltre ad esserne un appassionato di rugby, appena puoi lo pratichi; con quali risultati?
“Mi piace giocare a rugby, ma devo ancora perfezionare qualcosa. Il mio sogno è di giocare in prima squadra e magari realizzare anche qualche meta importante.
Per quello che abbiamo fatto a Benevento e in casa col Messina, possiamo raggiungere sicuramente i Playoff. Come ho detto in precedenza, stiamo crescendo molto e appena inizieremo a capire che nessuno ci può fermare, se giochiamo come sappiamo, non perderemo più terreno.
Rimane importante senza dubbio la vittoria di Paganica: a pochi minuti dalla fine eravamo fuori dai giochi a mio avviso immeritatamente, eravamo tesissimi. Poi è arrivata la tanto sospirata meta che ci ha dato una gioia immensa. Gli occhi lucidi di mio padre a fine partita e gli abbracci con i giocatori che hanno compiuto quell’impresa non potrò mai dimenticarli.
Ma ricordo particolarmente l’anno della promozione in Serie B con Mister Spampinato. Certo, ci ha condotti in serie B, e quindi si è meritato di diritto un posto importante nella nostra Storia. Devo dire però che seguo con interesse anche Coach Peens: un grande del Rugby che ha vestito anche la maglia della nazionale.
Ho già convinto molti amici a giocare a Rugby: non è uno sport violento, lo metto subito in chiaro appena ne parlo a chi non lo conosce. Ci vuole passione per praticare questa disciplina. Da questo punto di vista posso dire però che sto raccogliendo buoni risultati”.
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