Buon sangue (salentino) non mente: la storia di Pellè da San Cesario di Lecce alla rete decisiva in Nazionale
Da Lecce, si sa, partono tanti campioni. Da Mirko Vucinic a Fabrizio Miccoli, per arrivare a un altro dei talenti made in Salento che spicca il volo nel calcio che conta: Graziano Pellè.
Nato il 15 luglio 1985 a San Cesario di Lecce, l’attaccante salentino ha calcato i primi campi di calcio nella squadra del Copertino prima della chiamata del Lecce nel 2002 con cui ha conquistato una Coppa Italia e due scudetti nella formazione Primavera. Dopo l’esordio in Serie A nel 2004 con la squadra salentina, viene mandato in prestito a Catania, Crotone e Cesena fino alla convocazione nella Nazionale Under 21. Diventato celebre per il suo rigore “alla Totti” nella partita contro il Portogallo durante gli europei del 2007 e premiato come miglior attaccante della competizione, viene notato da Louis van Gaal che lo porta in Olanda nel Az Alkmaar dove fra luci e ombre gioca fino al 2011, anno in cui fa ritorno in Italia nel Parma. Dopo il prestito alla Sampdoria e l’esperienza ancora non brillante, nel 2012 torna nei Paesi Bassi dove veste la maglia del Feyenoord, squadra in cui esprime il suo miglior calcio segnando cinquanta reti in cinquantasette partite. Grazie a questi numeri e alle sue prestazioni convincenti, Pellè viene chiamato in Inghilterra e approda al Southampton per la cifra di undici milioni di euro. Nonostante l’età non più giovanissima, a ventinove anni viene convocato nella nazionale maggiore da Antonio Conte che premia la sua continuità e la sua crescita calcistica. L’esordio in azzurro del giocatore salentino è di quelli che lasciano il segno: l’attaccante, titolare contro Malta, è subito entrato in partita e nella trama di gioco della squadra facendosi sempre trovare pronto e segnando la rete decisiva su tap-in vincente dopo un calcio d’angolo, regalando la vittoria all’Italia.
Ragazzo “dalla faccia pulita” e allo stesso tempo acuta, protagonista di un siparietto con van Gaal che al momento dell’approdo in squadra si è sentito dire in modo scherzoso “se non sono disponibili maglie con il numero nove io non firmo”, ha confessato di ispirarsi a suo padre nella vita e nel calcio. “Lo guardavo giocare nelle serie inferiori, anche in serie C; se parli con tutti i papà ti raccontano le cose come se fossero stati i Van Basten di turno.”
Pellè viene commentato così da Matteo Ingrosso, tifoso leccese : “Ho sempre seguito questo ragazzo perché sapevo che è salentino e che aveva buone qualità, è bello che la nostra terra sia rappresentata anche in nazionale”. Nicola Cuna, galatinese ex calciatore dilettantistico , si è detto entusiasta della convocazione di Pellè in azzurro: “È una prima punta di peso, uno di quei giocatori che lotta nell’area piccola e che spesso ha la meglio. In Italia dopo l’esperienza in giallorosso non è stato apprezzato ma in Olanda ha trovato un pubblico caloroso,così come in Inghilterra. È cresciuto calcisticamente perché ha la classica caratteristica dei giocatori leccesi: esaltarsi quando sente il sostegno dei propri tifosi.”
“Lo stallone d’ Italia”, così soprannominato dopo la valanga di goal segnati nel Feyenoord, saluta i suoi tifosi senza dimenticare le sue origini con un “Forza Italia, fazzu lu megghiu possibile”.
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