SEMAFORO VERDE PER IL PROGETTO “S.E.A. – SALENTUM ENVIRONMENTAL ASSISTANT”
E’ l’unico progetto in Italia e tra i cinque in Europa ad essere stato finanziato. Sabato 2 agosto, alle 19, a San Foca, un incontro per illustrare l’argomento.
Sabato 2 agosto, a San Foca, alle ore 19, in piazzetta dei Pescatori, è in programma un incontro per discutere del progetto “Sea-Salentum Environmental Assistant”.
Il progetto – che fa parte del programma comunitario “Guardians of the Sea” Custodi del Mare – è l’unico in Italia e tra i cinque in Europa ad aver ottenuto un finanziamento comunitario.
All’iniziativa prenderanno parte Attilio Monosi (assessore al Patrimonio del Comune di Lecce), Luciano Cariddi (sindaco di Otranto), Marco Potì (sindaco di Melendugno), Luca De Carlo (sindaco di Vernole) e Cosimo Montinaro, presidente della Cooperativa Pescatori “La Folgore”.
Introduzione:
Il mare, rappresentando circa i tre quarti della superficie terrestre, ha importanza fondamentale per il sostentamento dell’uomo.
Nel mare Adriatico la biodiversità marina è sostanzialmente concentrata entro i primi 50 metri di profondità con il 90% della flora e il 50% della fauna ittica presenti in questa zona, senza considerare che questa stima non tiene conto delle acque profonde, ancora poco esplorate. Esso risente degli effetti negativi dovuti alla presenza umana poiché il livello di antropizzazione estremamente elevato, presente lungo le sue coste, rappresenta un pericolo per uno dei mari più ricchi in biodiversità del globo.
Il monitoraggio e il controllo dell’habitat marino e la valutazione della qualità della colonna d’acqua rappresentano i punti cardine per garantire l’ecosistema marino e tutelarlo in tutte le sue sfaccettature.
Questo progetto prevede la realizzazione di specifiche analisi della superficie marina e della colonna d’acqua, ma non solo.
Il progetto che si intende proporre si muoverà lungo tre direttrici principali che vedranno il coinvolgimento diretto della comunità dei pescatori locali :
1) La pulizia dei fondali marini dagli attrezzi di pesca smarriti e dalle forme di inquinamento marino
2) La salvaguardia e guardiania del patrimonio archeologico sottomarino dell’area di intervento
3) La sorveglianza marittima, ricerca e soccorso. Controllo delle attività di pesca in collaborazione con le Autorità di controllo nazionali.
Tutto questo potrà garantire la conoscenza degli habitat e delle specie che lo determinano, fornendo la possibilità di mettere in atto strategie di tutela e gestione che consentano, pur in presenza di attività umane, il rispetto totale dell’ecosistema.
L’Individuazione di misure di conservazione e di tipologie di interventi ammissibili, previa valutazione dello status degli habitat e delle specie di interesse comunitario e delle relative criticità, potranno stabilire una serie di interventi di gestione, per la conservazione di specie secondo un percorso logico ben definito dall’analisi dei dati ottenuti.
La normativa Italiana riguardante le politiche ambientali rappresenta un’importante svolta culturale poiché prende in considerazione la valenza ecologica dei territori da proteggere anche in un’ottica ecosistemica e non solo in base alla presenza di singole specie o di valori paesaggistici, tenendo in grande considerazione gli aspetti economici ed i valori culturali legati alla presenza dell’uomo.
La Direttiva 92/43/CEE, sinteticamente definita “Habitat Directive”, costituisce lo strumento più recente e più caratterizzante di un diverso approccio per individuare azioni coerenti che consentano l’uso del territorio e lo sfruttamento delle risorse in una logica di sviluppo sostenibile per il mantenimento vitale degli ecosistemi. La Direttiva fornisce indirizzi concreti per le azioni e per la costituzione di una rete europea di siti rappresentativi per la conservazione del patrimonio naturale d’interesse comunitario, detta “NATURA 2000”.
Analisi del sito:
La regione Puglia, con i suoi 800 km di costa, presenta numerose problematiche legate alla tutela e alla conservazione dei beni e servizi offerti dal mare sia in termini di attività industriali che di attività turistiche.
La costa adriatica salentina è molto apprezzata da turisti e visitatori per le sue caratteristiche che la rendono unica più che rara. Il litorale costiero è caratterizzato da rocce che cadono a picco nel mare, con tratti in cui la scogliera è molto alta alternati a tratti rocciosi più bassi.
L’area di riferimento del progetto comprende 38 km di costa, partendo da nord, dal litorale di San Cataldo che fa capo a Lecce, capoluogo di provincia e anima del Salento. Il volto di San Cataldo è particolare e tipizzato: piccolo borgo di pescatori si distingue per la presenza di una lunga fila di dune sabbiose ricoperte dalla vegetazione ed ospita un’area protetta, la Riserva Naturale delle Cesine.
Solo 16 km più a sud, si incontrano le superpremiate marine di Melendugno che, nell’estate 2012, sono state giudicate meritevoli sia della Bandiera Blu sia delle 5 vele di Legambiente (nel secondo caso, uniche nel Salento). San Foca, Roca Vecchia, Torre dell’Orso e Sant’Andrea sono forse poco conosciute, ma ognuna di loro presenta una particolarità. San Foca ha due abitanti speciali: lo “Scoglio dell’Otto” (detto così per la forma) e un importante porto turistico. Roca è rinomata, invece, per la grotta naturale della Poesia e per i ruderi del suo castello a strapiombo sul mare. A Torre dell’Orso, i fiori all’occhiello sono la Grotta di San Cristoforo e i due faraglioni (le “due sorelle”), mentre a Sant’Andrea, oltre agli scogli a picco che emergono dall’acqua nei pressi della riva, spicca la rigogliosa pineta che incontra quella degli Alimini.
L’area di intervento del progetto si ferma a sud sul litorale di Otranto. Nella cittadina più orientale d’Italia, particolare rinomanza assume la piccola baia di Porto Badisco, nella zona della Grotta Monaca o la leggendaria Baia dei Turchi.
Per affrontare la complessità e l’imprevedibilità delle attività antropiche correlate all’ecosistema marino, si deve necessariamente strutturare un attento monitoraggio e analisi dei dati che, attraverso un processo dinamico e continuo delle disposizioni istituzionali e delle conoscenze ecologiche, mira al miglioramento delle politiche e delle pratiche di gestione al fine di favorire il soddisfacimento degli obiettivi sociali.
Tutto questo servirà a operare una continua revisione dello stato dell’ecosistema e delle sue mutanti condizioni ambientali e socio-economiche.
Il progetto porterà ad uno studio e ad uno sviluppo di politiche per la promozione delle attività compatibili, promuovendo iniziative atte a favorire la crescita economica, sociale e culturale delle comunità residenti.
L’iniziativa in atto si prefigge come obiettivo principale di coinvolgere il locale ceto peschereccio con una doppia finalità:
1) per supporto attivo nello svolgimento di tutte le fasi di progetto;
2) per contrastare il progressivo abbandono della tradizionale attività peschereccia da sempre presente sul territorio.
Il coinvolgimento dei pescatori locali risulterà prezioso poiché essi sono reali conoscitori delle zone di pesca e dell’ambiente marino e quindi possono fornire preziose indicazioni per l’individuazione delle aree di maggior incidenza sui diversi obiettivi di progetto che debbono essere raggiunti. Grazie a questo contributo il lavoro di monitoraggio non sarà dispersivo visto l’ampiezza della zona oggetto di intervento e sarà efficientemente rivolto alle zone critiche cioè nelle zone sensibili.
I crescenti impatti e le pressioni antropiche su questo compartimento richiedono quindi azioni appropriate, in grado di gestire e conservare adeguatamente tale ambiente.
L’impatto antropico marino (scarichi civili, attività industriali, costruzione della viabilità, opere di difesa della costa, ripascimenti delle spiagge, attività di pesca professionale, diportismo, ecc…) genera forti pressioni sull’ecosistema marino-costiero ed è fondamentale che ogni comunità si doti di uno strumento conoscitivo in grado di evidenziare e quantificare gli eventuali danni ambientali in atto, le risorse presenti sulla superficie del fondale marino e la qualità dell’acqua, al fine di pianificare tempestivamente le opportune attività correttive. A questo per garantire tali premesse si ha la necessità di svolgere un’attività sistematica di monitoraggio.
Tutta la fascia costiera presa in analisi presenta una densità di urbanizzazione molto alta, con una presenza massiccia di infrastrutture e opere di urbanizzazione, con una diffusa portualità. L’ambiente marino costiero è caratterizzato da un litorale molto vario composto da ambienti meritevoli di salvaguardia e da una preziosa biodiversità, , senza dimenticare il sito archeologico di “Roca Vecchia” e il valore storico-culturale che può rappresentare per tutta la comunità.
Attraverso una serie di misurazioni e di campionamenti delle acque, possiamo ottenere un importante campione di dati e un monitoraggio costante per controllare lo stato di salute dell’habitat marino.
Obiettivi di progetto
Azione di monitoraggio e analisi della colonna d’acqua:
I principali fattori che influenzano lo stato di salute del mare sono:
- L’eutrofizzazione e l’inquinamento provenienti dall’agricoltura, dalle attività industriali, dal turismo e dalla crescita demografica.
- L’introduzione di specie non autoctone attraverso le acque di zavorra delle navi, il fouling, le importazioni e le invasioni biologiche.
- La pesca e lo sfruttamento eccessivo delle risorse biologiche.
L’analisi del fondale marino e degli habitat presenti garantisce una conoscenza dettagliata della costa e delle risorse disponibili al fine di tutelare al massimo il patrimonio naturale e archeologico presente nell’area interessata dall’intervento.
Negli ultimi vent’anni c’è stata un’attenzione crescente finalizzata ad una migliore gestione e conservazione delle coste pugliesi, benché alcune zone, seppur di pregevole valore naturalistico-culturale, non siano al momento interessate da nessuna forma di gestione e conservazione.
La tutela di queste aree non può prescindere dalla conoscenza sia delle variabili ambientali che delle attività socio-economiche, al fine di realizzare una progettualità coerente, in cui le esigenze della protezione si incontrino con quelle della vocazione turistico-industriale della zona in esame.
Per perseguire questo scopo è necessaria un’accurata conoscenza dei fondali marini e della colonna d’acqua che si può realizzare tramite:
- Interventi di mappatura attraverso l’utilizzo di ecografi ad alta frequenza, che forniscono informazioni sulla morfologia del fondale, volti ad integrare ed aggiornare le conoscenze circa l’estensione dei principali habitat bentonici (prateria di Posidonia e Coralligeno ecc.)
- Attività di monitoraggio per mezzo di campionamenti subacquei, per valutare lo stato di salute degli habitat in modo da individuare eventuali fenomeni regressivi;
- Mappatura degli scarichi civili /industriali;
- Monitoraggio della colonna d’acqua tramite campionamenti stagionali volti ad individuare la distribuzione di diversi inquinanti nello spazio e nel tempo;
- Mappatura delle attività socio-economiche, con particolare attenzione alle attività legate al turismo e alla pesca;
- Mappatura dei siti di rilevante importanza storico-culturale e/o ambientale presenti nell’area di analisi;
- Creazione di un geo-database che contenga tutte le informazioni spazialmente esplicite derivanti dalle campagne di mappatura e monitoraggio.
Tutte le informazioni raccolte saranno elaborate con l’utilizzo di software per l’analisi spaziale al fine di produrre mappe che esplicitino la localizzazione delle diverse variabili considerate.
La conoscenza, tramite i dati provenienti dal monitoraggio, dell’evoluzione delle variabili ambientali permetterà una valutazione costante dello stato di salute del territorio, consentendo interventi di tutela tempestivi e idonei.
L’analisi combinata di tutti i dati raccolti porterà poi allo sviluppo di piani di gestione olistici che permettano di individuare le aree più idonee per la realizzazione d’interventi di protezione e per lo sviluppo sostenibile delle principali attività economiche della zona in esame.
La realizzazione di tale progetto contribuirà alla pianificazione per garantire la tutela e la valorizzazione dei sistemi ambientali cooperando con le principali attività socio-economiche delle comunità presenti.
La pulizia dei fondali
La pulizia dei fondali avverrà con peschereccio di lunghezza m.t. 14,92 larghezza m.t. 5,70 G.T. 23 munita di apparato motore della potenza di C.V. 125- ufficio di iscrizione Ortona (sigla OR 184) abilitato ad esercitare la pesca a strascico e pesca turismo.
La pulizia dei fondali sarà compresa entro la batimetrica dei 20 mt. e dei litorali sabbiosi della fascia costiera delle marine ricadenti a partire dal territorio comunale di Lecce per arrivare fino al territorio appartenente al Comune di Otranto per un totale complessivo di km. 38 di costa. per la fase operativa si procederà alla raccolta sistematica degli attrezzi da pesca smarriti e dei rifiuti solidi depositati sui fondali marini o presenti in sospensione raccolti con apposite attrezzature dai pescatori professionali ,sommozzatori e sub presenti a bordo dell’imbarcazione e temporaneamente tali rifiuti saranno stoccati a bordo in contenitori differenziati sul peschereccio innanzi citato munito di tutti i confort sufficiente per consentire all’equipaggio di rimanere in mare anche per diversi giorni e permettere pertanto di portare a bordo tutte le attrezzature necessarie in conformità con le attività da eseguire (spazio per la raccolta e lo stoccaggio di rifiuti, attrezzature da pesca , di monitoraggio attrezzature per la raccolta di dati a sostegno alla ricerca , lotta ai rischi ambientali, monitoraggio dell’ ambiente marino , della colonna d’acqua ecc.)
La raccolta dei rifiuti prodotti e pescati dalle navi, comprese quelle da pesca è regolata da una normativa internazionale, di cui va certamente perfezionata l’applicazione superando le non poche difficoltà esistenti.
In Italia è stata recepita con la legge 29 settembre 1980 n. 662 “Ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale per la prevenzione dell’inquinamento…” cui hanno fatto seguito varie ordinanze delle Capitanerie di Porto.
È opportuno sottolineare che, al di là degli obblighi di legge, la pulizia del mare dai rifiuti, fra cui quelli solidi, che hanno origine dalla terraferma e dalle attività di traffico commerciale e turistico, oltre che dall’attività peschereccia, è un servizio reso alla comunità intera.
Nonostante gli sforzi profusi negli ultimi decenni per prevenire e ridurre l’inquinamento marino da rifiuti come gli imballaggi di plastica, le reti da pesca abbandonate o rifiuti industriali o domestici, il problema della presenza di rifiuti in mare continua a crescere. Ciò è dovuto anche alla mancanza di coordinamento tra i programmi mondiali e regionali di gestione dell’inquinamento marino, le lacune nell’applicazione delle regole internazionali e nazionali esistenti ed i modi di produzione e consumo sono all’origine dell’aggravamento di questo problema.
Si pensa che negli oceani ogni anno vengono gettati più di 6,4 milioni di tonnellate di rifiuti. Secondo l’Onu, almeno 267 specie marine nel mondo hanno problemi per l’ingestione di rifiuti marini, tra queste l’86% delle specie di tartarughe marine, il 44% di tutte le specie di uccelli martini e il 43% di tutte le specie di mammiferi marini. Sta crescendo anche la preoccupazione per il potenziale impatto sulla salute umana dei rifiuti marini che contengono sostanze tossiche.
Le ingenti quantità di plastica in mare, soprattutto della frazione più leggera costituita dai sacchetti, causano gravi danni alla fauna marina. A farne le spese sono soprattutto i mammiferi marini e le tartarughe che scambiano le parti di sacchetti di plastica per meduse – come testimoniano numerosi studi di università canadesi, brasiliane, spagnole e italiane riportati nel rapporto delle due Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente.
Secondo l’Unep e l’Agenzia di protezione ambiente svedese, di 115 specie di mammiferi marini, 49 sono a rischio intrappolamento o ingestione di rifiuti marini. I cetacei e i mammiferi marini vengono attratti da questi materiali spesso di colore acceso. Elefanti marini, delfini, capodogli, lamantini sono tutti stati trovati ingerire sacchetti di plastica. Nelle tartarughe il sacchetto di plastica, scambiato per una medusa, provoca il blocco del tratto digestivo e il conseguente soffocamento. Di 312 specie di uccelli marini, 111 sono note per aver ingerito rifiuti plastici. Tra i 700.000 e un milione di uccelli marini rimangono ogni anno uccisi per soffocamento o intrappolamento.
In particolare la “micro-plastica”, frutto della disgregazione dei materiali plastici, può provocare accumuli di sostanze contaminanti e cancerogene o che presentano rischio per il sistema riproduttivo o altri rischi sanitari.
L’impatto dei rifiuti marini sulla flora e la fauna dei mari è un problema che è necessario affrontare oggi con molta più rapidità.
Alla grande quantità di studi faunistico-ambientali si contrappongono solo una scarsa quantità di informazioni riguardanti l’impatto economico. La ricerca condotta da KIMO (KIMO International -associazione europea che rappresenta oltre 6 milioni di persone preoccupate per la sicurezza e l’inquinamento dei mari) ha cercato di chiarire l’impatto economico di questi rifiuti sulle comunità costiere, in particolare lungo la regione nord-orientale dell’Europa, e di capire le conseguenze sull’intera filiera ittica (acquacoltura, pesca, porti, comuni, servizi di soccorso e organizzazioni di volontariato).
Dai risultati è emerso che l’impatto economico dei rifiuti marini su comunità costiere e industria ittica è notevole: le autorità locali del Regno Unito spendono mediamente circa 18 milioni di euro all’anno per rimuovere i rifiuti dalle spiagge, con un aumento del 37,4% negli ultimi 10 anni, mentre i comuni olandesi spendono 10,4 milioni di euro ogni anno. La spazzatura marina costa alla flotta da pesca scozzese tra gli 11,7 milioni e i 13 milioni di euro all’anno, pari al 5% del gettito totale degli stabilimenti coinvolti; mentre i porti spagnoli spendono in media 61.013 euro ciascuno ogni anno per rimuovere i rifiuti.
Oltre il 70% dei porti e delle marinerie interessate hanno parlato di incidenti dovuti alla spazzatura marina, basti pensare che nel 2008 la Royal National Lifeboat Institution -l’organizzazione che fornisce assistenza nelle acque britanniche- ha effettuato 286 interventi di soccorso a navi con eliche inceppate dai rifiuti, con costi tra gli 830.000 euro e i 2.189.000 euro.
La ricerca ha anche sottolineato che, sebbene l’impatto economico dei rifiuti marini si verifichi prevalentemente a livello locale, le azioni per ridurli devono essere condotte su scala internazionale. Gli operatori del settore auspicano che l’Unione Europea prosegua l’indagine sull’impatto socioeconomico dei rifiuti marini e prenda misure mirate, senza le quali i costi per ridurre la spazzatura in mare sono destinati inevitabilmente ad aumentare.
La salvaguardia e guardiania del patrimonio archeologico sottomarino
Lungo le coste salentine dell’Adriatico, molti siti archeologici sono stati nel corso dei secoli sommersi dal mare. Ma anche il mare aperto, solcato per millenni dalle navi dei popoli che si sono insediati sulle sue coste dando vita a fiorenti civiltà, custodisce una miriade di relitti, con il loro prezioso carico di merci, di anfore e di opere d’arte.
La mancanza di una adeguata tutela espone questo straordinario patrimonio culturale a numerosi attacchi da parte dei “nemici dell’arte in mare”: l’inquinamento marino, i“cacciatori di relitti” e le organizzazioni criminali dedite al saccheggio e al commercio illecito di reperti archeologici ed opere d’arte, le cosiddette “archeomafie”, ma anche la pesca e il turismo subacqueo irresponsabile. Anche il semplice appassionato può, infatti, imbattersi fortuitamente in una scoperta archeologica. In casi del genere comportamenti scorretti, seppur inconsapevolmente, possono danneggiare gravemente i reperti, e soprattutto far perdere le informazioni storiche di cui quell’antico oggetto è custode.
L’attività che verrà effettuata durante lo svolgimento del progetto è quella di una vera e propria salvaguardia e guardiania del patrimonio archeologico sottomarino dell’area di intervento, assicurando la protezione del patrimonio archeologico sottomarino, prevenendo il rischio di attività illegali (come scavi non regolamentati) o di episodi di vandalismo e saccheggio e garantendo la durata nel tempo di opere e monumenti.
A tal proposito il primo sito da presidiare, venendo da Nord, è il Molo di Adriano situato a San Cataldo (frazione di Lecce).
In epoca romana San Cataldo era sede di un importante porto, intitolato all’imperatore Adriano, che ne aveva ordinato la ricostruzione.
Del porto di Lecce scrive tra i primi lo storico e geografo greco Pausania del II sec. d.C. che lo definisce “un porto artificiale per le navi, opera dell’imperatore Adriano”. Qui confluivano le strade che si diramavano dalla città romana verso il mare, tutte in direzione da Ovest a Est ed ancora visibili in alcune tracce di antiche carrarecce, incrostate dai depositi calcarei a seguito del lungo tempo di disuso.
Il “Molo di Adriano” sorgeva, dunque, dov’era più naturale e logico che fosse ubicato, in un’insenatura rivolta ad Oriente ricadente nell’attuale marina di San Cataldo, dunque a pochi chilometri da Lecce, punto di approdo dei tanti marinai che solcavano il basso Adriatico, luogo di fiorenti traffici di merci e di scambi tra vari popoli del Mediterraneo. Di quest’imponente opera portuale si possono tuttora ammirare nei pressi del faro i blocchi regolari, quasi squadrati, in parte chiaramente individuabili fuori dall’acqua, in parte sommersi e completamente ricoperti da vegetazione marina.
Il porto, edificato da Adriano nel secondo secolo d.C., lì dove naturalmente ricadeva l’estrema propaggine dell’impero romano verso Oriente, è indicato dalle fonti letterarie come luogo dello sbarco dell’imperatore Ottaviano che era diretto a Roma dopo aver appreso la notizia della morte di Cesare, nel 44 a.C. Lo stesso Pausania riferisce che l’imperatore fece costruire la struttura portuaria per fornire un ancoraggio, in caso di burrasca, alle imbarcazioni che facevano il tragitto fra Brindisi e Otranto, gli altri due nodi portuali romani, tappe obbligate per chi percorresse le rotte di Levante, facendo da ponte tra Oriente e Occidente.
L’antico porto adrianeo costituì, dunque, il principale e più vicino sbocco marittimo della città, ricoprendo un ruolo determinante tra la fine dell’età repubblicana e la prima età imperiale, quando il municipium di Lupiae conobbe un forte impulso economico e culturale. Proprio in questo periodo la cittadina, ormai pienamente romanizzata, incontrò un crescente sviluppo fiorendo in particolare, secondo quanto narrano le fonti, grazie ai favori concessi dall’imperatore stesso verso la città erede della grande Rudiae e, probabilmente, ancor prima, della Sibari Sallentina. Così anche il traffico marittimo divenne intenso e il suo vicino porto sempre più fiorente, diventando teatro di numerosi scambi commerciali nonché culturali nell’intera area del Mediterraneo. L’opera fu poi munita di infrastrutture che furono ulteriormente rafforzate dalla costruzione del molo, prolungandosi in mare per una lunghezza di oltre un miglio e in profondità fino a circa 15 mt, nel punto in cui gli ingegnosi costruttori romani impostarono le fondamenta, fissandone il basamento e i pilastri in resistente pozzolana.
La parte più avanzata del molo, a nord del faro, è riuscita a resistere fino ai nostri giorni ma ciò che di più straordinario si conserva dell’antica struttura, purtroppo, sfugge agli occhi dei visitatori della marina di San Cataldo in quanto completamente sommerso e consumato dalle acque. Enormi massi giacciono, infatti, sul fondale marino, in attesa di essere riscoperti in tutta la loro grandezza, a testimonianza del glorioso passato che sulle coste dell’antico Sallentum.
Un’altra postazione da monitorare e salvaguardare si trova a Roca Vecchia.
Roca Vecchia o Rocavecchia è una delle marine di Melendugno, ed è posta tra San Foca e Torre dell’Orso.
Sede di importanti scavi archeologici, è un centro turistico di rilievo durante il periodo estivo. Si segnalano la torre di avvistamento cinquecentesca, le rovine del castello a picco sul mare, il santuario della Madonna di Roca del XVII sec. e le due grotte Poesia. Queste ultime, in particolare, distanti circa 60 m l’una dall’altra, sono delle grotte carsiche cui sono crollati i tetti; l’acqua del mare giunge in ciascuna di esse attraverso un canale percorribile a nuoto o con una piccola imbarcazione. La più grande delle due ha una pianta approssimativamente ellittica con assi di circa 30 e 18 m e dista dal mare aperto una trentina di metri. La Poesia Piccola, invece, ha assi di circa 15 e 9 m ed è separata dal mare aperto da una settantina di metri in linea d’aria. La sua notevole importanza in ambito archeologico è legata al rinvenimento nel 1983 di iscrizioni messapiche (ma anche latine e greche) sulle sue pareti, da cui è stato possibile stabilire che la grotta fosse anticamente luogo di culto del dio Taotor (o anche Tator, Teotor, o Tootor).
Le ricerche più recenti hanno anche individuato come punto di approdo antico connesso con l’abitato di Roca Vecchia la vicina baia di Torre dell’Orso. Qui infatti la grotta di San Cristoforo (“il traghettatore”, nome altomedievale, ma la grotta è di origini ben più antiche) si apre nella parete di roccia sul lato sud – orientale della baia. Si presenta come un’escavazione a pianta rettangolare, probabilmente eseguita tra il IV e il III sec. a.C.. Uno studioso locale, il giudice De Simone, ordinò nel 1877 l’asportazione, dalle pareti, di alcune porzioni di roccia sulle quali erano graffite iscrizioni in lingua greca e latina. Tra il 1981 e il 1983 alcune campagne di scavo dell’Università di Lecce hanno permesso di individuare diversi periodi di frequentazione della cavità. Al IV – III sec. a.C. risale una sistemazione dell’interno della grotta con una banchina di roccia risparmiata che corre lungo tre lati. Le risulte servirono a sistemare il pendio antistante l’ingresso, con creazione di una terrazza artificiale, sulla quale è stato individuato uno spesso strato di tufina in cui erano alloggiate almeno tre anfore datate al II-I sec. a.C.. E’ stata anche riconosciuta una grande fossa scavata nel terrazzamento del IV sec. a.C., interpretata come un altare di cenere dello stesso tipo rinvenuto anche in altri luoghi di culto del Salento, come Leuca (grotta Porcinara) e Porto Cesareo. Ad una fase di frequentazione alto-medievale risale una lucerna in bronzo di produzione orientale ed altri materiali più tardi. Sulle pareti interne della grotta rimangono ancora altri frammenti di epigrafi greche, latine e medievali, il più importante dei quali è stato purtroppo vandalicamente asportato da ignoti nel 1995. La grotta fu frequentata da navigatori e mercanti che si apprestavano ad attraversare (o avevano appena attraversato) il canale d’Otranto, esprimendo al dio, attraverso queste iscrizioni, voti, dediche ed invocazioni.
Sul versante opposto della baia è poi ubicato un altro insediamento rupestre, scavato nell’alto costone roccioso, utilizzato fino ai primi anni ’60 come vera e propria abitazione estiva da parte di alcune famiglie dei paesi vicini e successivamente, in parte, fino ai primi anni ‘80, come deposito di reti da pesca. Le cavità, il cui lato d’ingresso è stato spesso tamponato per adattarle agli usi più recenti, si articolano su tre livelli, e sono in tutto 10, delle quali 7 al livello più alto. La più ampia di esse è facilmente identificabile come luogo di culto medievale. Il costone roccioso è stato interessato, negli ultimi 40 anni, da due crolli, l’ultimo dei quali, molto rovinoso, risale a circa 10 anni or sono.
E’ possibile che l’insediamento, non ancora indagato con tecniche archeologiche, sia coevo della grotta di San Cristoforo, visto che su alcuni massi di crollo, attualmente giacenti sull’arenile, sono state individuate – al di sotto del livello della sabbia – alcune iscrizioni latine, una delle quali riporta il nome di una nave e quello del suo capitano.
Scendendo a sud, infine, troviamo l’ultimo avamposto di reperti archeologici sottomarini da preservare in prossimità dell’area marina di Otranto.
Il porto storico di Otranto non era collocato all’esterno dell’odierna baia portuale, ma in una zona molto interna, che ha avuto visibilità certamente dalla fase preromana fino al medioevo, riparata naturalmente dai moti ondosi, colmata in parte nei secoli successivi dai sedimenti trasportati dal canale della valle delle Memorie, che sfocia a mare alle spalle della spiaggetta attuale del porto.
Si segnala anche, in quella zona, la presenza di un relitto di imbarcazione (di epoca non nota) ad una profondità di circa 2 metri d’acqua, parzialmente sommerso nella sabbia e visibile ad occhio nudo con mare calmo.
Fasi di progetto
WORK PACKAGE | ATTIVITA’ |
WP0.
Gestione del progetto
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WP1. Analisi dell’ambiente
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WP2.
Progettazione
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WP3.
Messa in opera |
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WP 4.
Gestione della comunicazione |
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WP 5.
Valutazione e monitoraggio
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Tempi di realizzazione del progetto
La durata del progetto è prevista in 12 mesi. In particolare si prevede di monitorare e ripulire l’intera zona di progetto in un anno effettuando le principali operazioni durante i fine settimana in modo da ottenere la massima disponibilità dei pescatori e dei sommozzatori impegnati nel progetto.
Contestualmente alle operazioni di pulizia verranno effettuate le azioni di monitoraggio e analisi della colonna d’acqua. Le operazioni di guardiania e sorveglianza, invece, prevederanno un impegno costante per tutta la durata del progetto.
Tale durata è giustificata sia dalla estensione della zona oggetto di intervento sia dall’aleatorietà delle condizioni climatiche che possono compromettere la regolarità degli interventi previsti di monitoraggio e di recupero dei rifiuti.
Metodologia di intervento
Il sistema di ricerca ed individuazione adottato sarà quello “ricerca al traino”.
Questo metodo di ricerca è efficace e veloce con fondali piatti o poco scoscesi, privi di ostacoli rilevanti e consente di esplorare grandi superfici. Consiste nel farsi trainare dall’imbarcazione a velocità moderata, in modo tale da rimanere in costante visione del fondo, tenendosi ad una tavoletta planante, che consente di cambiare rapidamente la profondità in caso di presenza di ostacoli.
Un altro metodo adottato non solo per la ricerca, ma anche per la realizzazione di filmati, sarà quello di utilizzare una telecamera subacquea via cavo a circuito chiuso appositamente studiata per effettuare riprese in diretta dei fondali marini. Questa telecamera permette riprese di qualità, ad alta definizione e in diretta su un monitor-tv, alimentandosi con consumi ridottissimi direttamente dall’imbarcazione.
Nelle zone così determinate verranno eseguite delle immersioni puntuali (es. rimozione di un rifiuto ingombrante o pesante) o percorsi dei transetti di direzione variabile in funzione delle indicazioni rilevate (pulizia di baie ad alto uso), onde identificare le zone di accumulo dei rifiuti o le zone rilevanti per le analisi delle acque e la tipologia degli stessi e caratterizzare la morfologia dei fondali. Infatti, in funzione delle caratteristiche del fondale saranno predisposte le modalità tecniche degli interventi di pulizia e bonifica nonché quelle delle rilevazioni che debbono essere effettuate.
Inoltre se durante le fasi di ricognizione dei fondali verranno individuati rifiuti particolari e/o pericolosi, quali ad esempio fusti di olio, ordigni di ogni genere esplosi o inesplosi, o comunque rifiuti del peso superiore a Kg 50, si provvederà a segnalare la loro posizione mediante boe di segnalazione e di fornire le coordinate geografiche dei punti sia nel sistema italiano Roma 1940 Monte Mario che tramite il sistema di localizzazione satellitare GPS alle autorità competenti per una loro corretta rimozione.
Infine i filmati e le foto prodotti saranno messi a disposizione degli operatori coinvolti nel progetto come riferimento per le operazioni di raccolta ed esposti nei punti informativi e nelle manifestazioni pubbliche ai fini della divulgazione e della promozione dell’iniziativa.
Coinvolgimento di altri enti nel progetto
Al fine di una riuscita ottimale delle attività progettuali è prevista una collaborazione sinergica tra il gruppo di lavoro e le amministrazioni comunali di Lecce, Melendugno e Otranto.
Compito degli enti pubblici sarà quello di fornire il supporto logistico alle attività da svolgere mediante il coinvolgimento di alcuni propri funzionari specificatamente addetti alla materia (provenienti dagli uffici tecnici, dagli uffici ambiente ecc.) che saranno inseriti nel progetto come “tutor ambientali” e presteranno la propria attività sul territorio di competenza.
A tal fine è prevista la sottoscrizione di un apposito protocollo d’intesa tra tutte le amministrazioni coinvolte e il lead partner di progetto.
Nella fase di presentazione della proposta progettuale si allegano le deliberazioni degli organi esecutivi dei tre enti con le quali si fornisce adesione alla proposta progettuale stessa e si rinvia a successivo atto, dopo l’approvazione del progetto, la firma del protocollo d’intesa.
E’ prevista, altresì, una stretta collaborazione con l’Ufficio Marittimo di San Cataldo e con quello di Otranto.
Il corpo delle Capitanerie di Porto è uno dei corpi tecnici della Marina Militare – Ministero della Difesa al quale è affidata la gestione amministrativa, la sicurezza della navigazione, la salvaguardia della vita umana in mare e in genere tutte le attività marittime connesse alla fruizione del mare nella più ampia accezione del termine.
Nell’ambito del progetto il compito di questo organo sarà quello di fornire tutte le autorizzazioni necessarie per muoversi nell’ambito dello specchio d’acqua interessato dalle attività e fornire un supporto logistico professionalizzato a tutte le esigenze che, di volta in volta, emergeranno nell’esecuzione di quanto previsto.
Anche in questo caso si prevede, ad avvenuta approvazione della proposta, la sottoscrizione di un apposito protocollo d’intesa che chiarisca ruoli e competenze tra questo organo e gli altri partners di progetto.
Sistema di valutazione del progetto
Anche il sistema di valutazione del progetto si articolerà su più livelli: il primo sarà relativo alla valutazione dell’effettiva efficienza del sistema delle tecnologie utilizzate, se cioè tutto quello che il progetto si prefissava di realizzare è stato realizzato secondo il disegno dell’intervento, il secondo si baserà sulla valutazione dell’efficacia di ciò che è stato realizzato rispetto agli obiettivi prefissati.
La valutazione avrà dunque l’obiettivo di valutare se l’intervento è stato utile, e cioè se ha modificato in senso positivo il problema o soddisfatto il bisogno a partire dal quale è stato elaborato e attuato.
Al termine della fase di implementazione del progetto sarà possibile analizzare i risultati conseguiti anche attraverso una valutazione di efficacia ed efficienza. La finalità di questa attività è rilevare:
• efficacia intesa come rapporto tra risultati raggiunti e i risultati attesi (la valutazione sarà centrata principalmente sugli aspetti oggettivi dell’organizzazione, analizzata nei suoi elementi operativi, come per esempio l’articolazione della progettazione esecutiva, la realizzazione degli eventi di comunicazione, il rapporto fra tempi effettivi e tempi programmati).
• Efficienza intesa come rapporto tra risorse impegnate e risultati conseguiti (rapporto fra risultati ottenuti e risultati attesi, ottenibile soprattutto attraverso la valutazione delle “situazioni”, così come esse vengono costruite e vissute a livello personale, e quindi esplorando gli elementi soggettivi, ovvero la percezione del servizio erogato da parte dei singoli).
Sostenibilità futura del progetto
Gli elementi che rendono l’azione sostenibile, riproducibile ed eventualmente estendibile, sono di varia natura:
- di tipo politico, poiché vi è un forte sostegno ed una forte attenzione verso gli obiettivi del progetto da parte delle autorità Pubbliche e dagli organismi competenti dopo la conclusione del progetto
- l’adeguatezza delle tecnologie utilizzate per la realizzazione del progetto;
- le capacità istituzionali e gestionali da parte del team che ha lavorato al progetto;
- di tipo economico e finanziario, è previsto a regime la possibilità di ottenere proventi derivanti dal merchandising, gadgets, eventuali pubblicazioni e cartoline.
Nel tratto di costa alla base della presente proposta progettuale (che comprende i siti di Acaja, dell’oasi naturalistica delle Cesine – gestita dal W.W.F. – , di San Foca – sede dell’unico porto turistico esistente tra Brindisi e Otranto – di Torre dell’Orso, dei laghi Alimini e numerosi villaggi turistici, tra cui Valtur e Méditerranée, e che possiede un entroterra particolarmente ricco di motivi storici, architettonici, etnografici – la Grecìa Salentina) sono stati effettuati ovvero sono in corso o previsti investimenti pubblici di portata rilevante. Questi, se visti sinergicamente con il decollo del Parco archeologico a Roca Vecchia, possono far assumere al tratto costiero tra Lecce e Otranto valenza turistica di rilevanza internazionale.
Anche sull’area archeologica di Roca Vecchia, a partire dal 1984, sono stati effettuati consistenti investimenti pubblici (fondi regionali, dell’Amm.ne provinciale, dell’Università di Lecce, del C.N.R. ecc.), i quali hanno consentito la creazione di un primo nucleo di parco con possibilità di fruire di ampie superfici scavate (più di 25.000 mq, oltre alle aree già scavate negli anni ‘20 – ‘50 e alle testimonianze monumentali già visibili).
Tra Città di Melendugno, Università del Salento e Amministrazione provinciale sono stati siglati vari protocolli di intesa e Accordi di Programma, l’ultimo dei quali, siglato nel 2006, ha avuto validità fino al 2011. Questo impegna i tre Enti, ciascuno nell’ambito dei propri fini istituzionali, a operare concretamente per la tutela e la valorizzazione di tutta l’area di interesse archeologico-ambientale.
Replicabilità del progetto
L’azione progettuale poiché si articola in macrofasi ben definite è facilmente replicabile nelle zone caratterizzate da problematiche uguali nell’ambito dell’ecosistema marino e dalla presenza di tracce storiche di pregio e rilevanza storico-architettonica-culturale al fine di poter creare un circuito, un network capace di mettere a sistema e dare nuova vita ad un patrimonio che non deve essere dimenticato.
L’azione progettuale quindi, si articola in: preliminare ed attuativa.
Preliminare:
- Analisi dei fabbisogni territoriali
- Progettazione dell’intervento
- Diffusione, promozione, divulgazione dell’iniziativa
Attuativa:
- realizzazione dell’intervento che comprende:
- una fase iniziale di orientamento, counselling, bilancio delle competenze
- una fase di attività sul campo.
Piano di comunicazione del progetto
Una efficace ed efficiente comunicazione costituisce uno degli elementi chiave del successo di un Progetto.
In generale, le attività di comunicazione esterna sono finalizzate a promuovere un’ampia diffusione dei risultati e prodotti progettuali presso i settori/gruppi target nonché la sensibilizzazione dei potenziali utilizzatori e dei diversi soggetti coinvolti nelle tematiche progettuali.
Con il presente progetto si intende realizzare tematiche sensibili e strettamente interconnesse all’ambiente marino locale sia dal punto di vista ecologico-ambientale, sia dal punto di vista informativo e conoscitivo. In tal modo si intende promuovere, divulgare e valorizzare le specie ittiche locali (anche relativamente al loro utilizzo in gastronomia), la storia e la cultura del territorio salentino e la bellezza dal punto di vista turistico delle innumerevoli località di mare presenti sul territorio.
Specificatamente, gli obiettivi delle attività di comunicazione sono:
- Diffondere informazioni sia sul progetto in generale sia su attività e prodotti specifici sviluppati all’interno di esso, evidenziandone il valore aggiunto e l’innovatività
- Rafforzare ed ampliare il coinvolgimento e la partecipazione dei sistemi/gruppi target
- Sensibilizzare tutti gli altri stakeholder sulle tematiche progettuali
- Informare il pubblico in generale su cosa sta accadendo nei loro territori
- Fornire un” brand” al progetto, ovvero un’immagine identificativa che diventi familiare e dunque facilmente ed immediatamente riconosciuta
- Diffondere la conoscenza delle specie ittiche locali presso il grande pubblico informandolo sulla loro stagionalità, il loro utilizzo in gastronomia, sulle peculiari caratteristiche organolettiche e sulla loro convenienza
- Promuovere il consumo del “buon pescato italiano”, attraverso il coinvolgimento dei consumatori, della ristorazione e degli esperti di settore
- Stimolare l’acquisto delle specie minori nei punti di vendita del dettaglio tradizionale (mercati del pesce e pescherie)
- Informare gli operatori al dettaglio circa le potenzialità commerciali delle specie ittiche minori affinché si impegnino a renderle disponibili sui loro banchi
- Sensibilizzare i consumatori verso un acquisto consapevole dei prodotti del mare informandoli sulle specie ittiche disponibili e indicando quelle che consentono di rispettare l’ambiente senza trascurare la qualità
- Sensibilizzare i produttori sulla sostenibilità e convenienza dei sistemi di cattura determinando scelte ambientali più consapevoli, rispetto alle criticità sempre maggiori della flora e fauna marina
- Far maturare nei giovani una “coscienza ambientale e alimentare” coniugando, anche attraverso momenti ludici e gastronomici, l’informazione sulle caratteristiche delle specie ittiche locali e sulle loro ottime proprietà nutritive
- Creare una nuova immagine della pesca delle specie ittiche locali attraverso momenti di iterazione con i pescatori e gli esperti del settore , così da informare il maggior numero di persone possibili circa le attività svolte, rimarcando l’importanza della ricerca e della qualità del prodotto locale
- Diffondere la storia del territorio salentino presso il grande pubblico attraverso foto d’epoca riguardanti lo sviluppo del territorio, le tradizioni anche religiose legate al mare e il lavoro dei pescatori nel tempo, le tecniche di pesca e l’arte marinaresca (nodi, venti, navigazione a vela ecc.)
In tutte le fasi, la strategia di comunicazione prenderà in considerazione i seguenti principi, al fine di garantire un impatto reale delle azioni di disseminazione nonché una implementazione efficiente delle stesse:
- evitare di veicolare troppi messaggi contemporaneamente (troppo carico di informazioni produce confusione e dispersione)
- garantire la trasparenza dei messaggi da veicolare
- utilizzare strumenti di natura diversa (sia “media” sia “non-media”)
- modellare il linguaggio sul/sui gruppo/i target raggiunti nel quadro delle diverse azioni, in modo da rendere il messaggio interessante, personale e rilevante per quel/quei gruppo/i target
- utilizzare in ogni caso un linguaggio che seppur tecnico risulti chiaro, comprensibile, diretto ed accessibile
Gli strumenti utilizzati saranno:
- Linea grafica coordinata di progetto
- Obiettivo specifico: identificare il progetto in maniera chiara, immediata e fortemente comunicativa
- Target specifici: tutti
- Descrizione: la Linea grafica comprende primariamente il logo, il quale è inserito su qualsiasi documento, comunicazione e prodotto progettuale. In secondo luogo, viene coerentemente realizzata la carta intestata, il format delle presentazioni .ppt e i layout di brochure, poster e newsletter.
- Sito web di progetto
- Obiettivo specifico: fornire informazioni specifiche e costantemente aggiornate sul progetto e sul suo stato di avanzamento
- Target specifici: tutti
- Descrizione: il sito web rappresenta uno strumento particolarmente utile per divulgare informazioni sul progetto al grande pubblico e dunque a tutti i sistemi/gruppi target e a tutti gli altri stakeholder.
- Il sito web includerà un’area pubblica ed un’area riservata. Nell’area pubblica, saranno inserite informazioni specifiche sul progetto e relative ad obiettivi, attività, risultati attesi, prodotti e partenariato e saranno caricati tutti i prodotti pubblici del progetto (materiale di comunicazione, pubblicazioni, ecc.); news di aggiornamento dello sviluppo del progetto saranno pubblicate periodicamente, mentre saranno inseriti link a siti di interesse per le tematiche affrontate. L’area privata sarà invece utilizzata esclusivamente dai partner per la comunicazione interna e per condividere i documenti tecnici di progetto (verbali, report, format di gestione ed amministrativi, ecc.)
- Seminari nazionali informativi
- Obiettivo specifico: diffondere (presso un ampio pubblico composto da operatori, esperti, autorità, popolazione, visitatori, turisti, locali, ecc.) le finalità del progetto, i risultati conseguiti e i relativi prodotti sviluppati.
- Target specifici: amministratori/decisori, associazioni di categoria, comunità scientifica
- Eventi sul territorio
- Obiettivo specifico: fornire informazioni sul progetto accoppiando una fase ludica e una gastronomica a quella puramente informativa
- Target specifici: tutti
- Descrizione: un vero e proprio tour di eventi che si svilupperà attraverso la sosta nelle principali piazze delle località marine oggetto delle attività di progetto.
- Questi eventi rappresentano un momento di enorme coinvolgimento per i territori interessati, in quanto gli eventi sono da considerare veri e propri poli di attrazione informativi e di incontro, svago e di opportunità, durante i quali i cittadini, i consumatori, gli appassionati e le istituzioni si confronteranno per far conoscere, apprezzare e valorizzare il territorio e la cultura locale attraverso la esposizione di prodotti tipici salentini connessi alla vita marina. In particolare si faranno conoscere le specie ittiche locali attraverso stand gastronomici che garantiranno un assaggio dei prodotti ittici locali cucinati secondo tradizione; da segnalare l’utilizzo di un gazebo contenente una vera e propria esposizione realizzata con ausilio di audiovisivi, materiale fotografico e pubblicazioni editoriali per illustrare la qualità e le caratteristiche esclusive del territorio salentino e delle specie ittiche locali.
Category: Costume e società