BRACCIANTI STRANIERI NEI CAMPI DI NARDÒ (LE)
Siamo arrivati, anche quest’anno, alla stagione della raccolta delle angurie nella zona del Salento che ha come principale centro produttivo Nardò. E anche quest’anno la nostra preoccupazione più grande è che qualsiasi errore di superficialità, di improvvisazione e approssimazione finirà con l’essere pagato, pesantemente, dalla parte più debole, in tutta questa annosa vicenda: i lavoratori.
Lavoratori stranieri, molti di essi stagionali, che attraversano tutta l’Italia per lavorare nei territori interessati dalle raccolte di frutta e ortaggi.
In questi anni di faticosa attività sindacale, la Flai e la Cgil di Lecce hanno avuto modo di conoscere da vicino, uno a uno, questi lavoratori e la realtà in cui vivono e lavorano. Il 90% di loro ha una storia di migrazione, di sacrificio e privazione, e continua nel nostro territorio a condurre un’esistenza durissima.
Ma non è la pietà né la carità ciò che cercano: essi chiedono di vivere e lavorare in condizioni dignitose e di avere riconosciuti i diritti sindacali sul lavoro.
Chiedono delle regole che consentano loro di avere una reale alternativa al sistema illegale e fortemente radicato del caporalato.
Un’alternativa che si può certamente realizzare, ma soltanto se il livello di consapevolezza e di impegno si eleva non soltanto tra i lavoratori, ma anche tra le istituzioni, gli amministratori, le parti datoriali, i cittadini.
Dopo lo sciopero dei braccianti del 2011, nato dalle assemblee nella masseria Boncuri di Nardò (chiusa e lasciata in abbandono dall’anno successivo), sono stati fatti dei passi avanti, soprattutto dal punto di vista normativo, ma, nel nostro territorio, continuano a ripetersi, ogni anno, gli stessi grossolani errori da parte di molti.
Errori che fanno pagare, ogni anno, un prezzo salato alla maggioranza dei lavoratori: lo stato di ricatto e di sottomissione ai caporali, ai quali alcune imprese agricole continuano a rivolgersi, gli unici a detenere il controllo totale e complessivo sull’organizzazione di vita e di lavoro dei braccianti.
Da una parte, l’incapacità o l’assenza di volontà delle parti datoriali di utilizzare la normativa regionale sull’accesso alle risorse pubbliche, vincolato al reperimento di manodopera dalle liste di prenotazione in agricoltura, nonché di rispettare i parametri degli indici di congruità; dall’altra, l’incapacità o l’assenza di volontà delle istituzioni di introdurre misure adeguate ed efficaci, per porre fine a questo sistema illecito di organizzazione del lavoro e della vita dei braccianti stagionali, cosa che condiziona l’intero territorio, rimanendo esso stesso sottomesso all’illegalità.
L’adesione al Protocollo, sottoscritto anche quest’anno dalle organizzazioni datoriali e sindacali tende a favorire l’emersione, introducendo buone prassi rispetto al reperimento della manodopera e all’applicazione del contratto provinciale di lavoro.
Durante il tavolo tecnico che si è svolto ieri sera, 9 giugno, nella sala consiliare del Comune di Nardò, la Cgil e la Flai di Lecce, presenti insieme a una delegazione di lavoratori, si sono visti costretti a rilevare una serie di errori, pur riconoscendo il tentativo di intervenire in modo più organizzato, rispetto agli anni passati.
In particolare:
– è stato più volte annunciato l’allestimento, all’interno di Masseria Boncuri, di una serie di servizi: sportello del centro per l’impiego, mediazione culturale, orientamento e aggregazione. Anche questa volta quella struttura resta fuori da ogni progetto. Un impegno disatteso giustificato dall’amministrazione neretina con l’ennesimo danneggiamento dell’impianto elettrico alla Masseria che, nonostante le continue segnalazioni, è rimasta, per tutto l’anno, incustodita.
– È stato annunciato l’allestimento di una tendopoli, soluzione determinata per l’ennesima volta da un approccio emergenziale, nei pressi della cosiddetta ex falegnameria: rileviamo purtroppo che essa sarà allestita in un’area priva di alberi e di ombreggiatura, problema che rende inabitabili le tende a causa delle alte temperature estive. Manifestiamo inoltre perplessità per il numero esiguo di posti (circa 90, secondo quanto riferito dall’amministrazione) e per l’assenza di chiarezza sui criteri di assegnazione dei posti e di ingresso nel campo ai lavoratori.
Peraltro, la prossimità dell’accampamento alla ex falegnameria, ci fa temere che quella costruzione possa continuare a essere “spaccio” di generi vari, oltre che sede di “mensa alternativa” a quella che sarà gestita dalla Caritas.
– Rimane irrisolto, inoltre, il problema del servizio di trasporto dei lavoratori sui campi di lavoro ed al centro Caritas nel quale sarà allestita la mensa serale.
– La Cgil e la Flai hanno già iniziato a svolgere la propria attività sindacale sul campo, incontrando i lavoratori, e annunciano che ogni giovedì pomeriggio alle 16.30, a partire dal 12 giugno, saranno presenti con un secondo camper (oltre a quello Flai) nei pressi di Masseria Boncuri, attrezzato, con la collaborazione degli operatori INCA, per svolgere attività patronali in favore dei lavoratori migranti. Cerchiamo (così come stanno facendo anche altre associazioni) di svolgere un concreto servizio di legalità e tutela dei diritti nell’interesse, non solo di questi lavoratori, ma di tutto il territorio e della sua comunità.
Resta ancora una battaglia molto impegnativa da vincere “nei campi” ed è quella fra lavoratori e parte datoriale per affermare i diritti che spettano a tutti i lavoratori, mettendo da parte l’atteggiamento assistenzialista che ancora prevale quando si affrontano i problemi dei migranti.
Antonella Cazzato Cgil Lecce– Antonio Gagliardi Flai Cgil Lecce
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