Gli orrori del Salento/ 2 GIRO GIRO TONDO, CON “OPERA D’ARTE” di Tonio Leuci
Nel mio reportage sugli orrori che deturpano il nostro territorio, eccomi ad occuparmi delle rotatorie stradali con le loro “opere d’arte”, oppure “obbrobri”, a seconda dei punti di vista, un fenomeno è esploso qualche anno fa nel Nord e Centro Italia, per poi riguardare anche il Sud, in particolare la Puglia e il Salento.
Le rotatorie oramai spuntano come funghi spesso con monumenti incorporati , facendo nascere qualche perplessità sulla loro effettiva utilità e sicurezza.
Per molti esperti, le rotatorie sono un’agevolazione del traffico. C’è da dire però che funzionano perfettamente in Francia, in Germania, in altri Paesi europei, dove di solito, imboccandole, gli automobilisti rallentano e agevolano il passaggio degli altri, con prudenza e galanteria, a differenza del nostro Paese, dove invece accade esattamente il contrario.
E’ storia di ogni giono e di ogni rotatoria: da noi, di solito si fa a gara a prendere velocità, occupare le corsie di transito e negare il passaggio degli altri con prepotenza ed eoismo, tanto che da noi le rotatorie sono sempre causa di incomprensioni, mancate precedenze e incidenti, finendo per complicare cioè che avrebbero dovuto risolvere, stante il basso livello di educazione civica che ci contraddistingue.
Prendere da un’altra cultura e importare senza il minimo tentativo di approfondire è sempre rischioso. Ma l’ Italia non può fare a meno di distinguersi per superficialità, in fondo gli Italiani ne hanno fatto una scienza.
Tralasciando le polemiche circa lo loro effettiva utilità o pericolosità, vorrei fare qualche riflessione circa le “opere d’arte” – se così possiamo chiamarle – che vengono collocate nelle rotatorie, dalle amministrazioni comunali. Come non pensare per esempio al colossale cavallo della ciclopica rotatoria di Cavallino? O alle sculture sulle rotatorie Nardò- Melissano che rappresentano un mollusco e una non meglio precisata figura, un misto tra un anatra e un cavalluccio marino?
Mi domando: queste rotatorie – oltre a deturpare il paesaggio – quanto costano alla collettività? Quanti monumenti, quanti beni culturali e archeologici potrebbero essere salvati, mentre sono abbandonati all’incuria e al degrado? In ogni città d’Italia pezzi importanti del nostro passato storico e artistico vanno in rovina. E gli scavi archeologici sono aperti e richiusi perché non ci sono i soldi per gestirli. Uno sperpero di fondi europei, per commissionare gli orrori delle rotatorie.
Andrea Paltrinieri è un sociologo emiliano che dà la seguente spiegazione del fenomeno: “Le rotatorie hanno da tempo scalzato le piazze come location ideale per queste opere d’ arte, per questi “monumenti”. Accanto ai luoghi cambiano però anche i temi. Non più personaggi della storia nazionale. Non più eventi eroici o tragici della città. Non più rappresentazioni di ideali astratti o virtù civiche (qualunque esse siano). Ma i prodotti del territorio. Quei prodotti che hanno contribuito a determinare il benessere economico della popolazione residente o che,
anche solo, segnano un tratto dell’identità che si vuole affermare (spesso recuperandola dal passato) per il territorio. Opere d’arte, dunque, che sono chiamate non tanto ad elevare lo spirito, ma a fungere da operatori del marketing territoriale”.
Tonio Leuci ( 2 – continua )
Category: Costume e società