FAME NEL MONDO. DISINFORMAZIONE E SCIENZA. CHI HA PAURA DELLE NUOVE TECNOLOGIE: HYST ED OGM

| 9 Febbraio 2014 | 1 Comment

«Siamo un paese di truffatori, o, magari, qualcuno ha interesse a farci passare come tali». Così afferma il dr Antonio Giangrande, noto saggista di fama mondiale e presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie, sodalizio antimafia riconosciuto dal Ministero dell’Interno. Associazione fuori dal coro e fuori dai circuiti foraggiati dai finanziamenti pubblici.

«Ogni qualvolta c’è una nuova tecnologia o una nuova terapia, che non sia abilitata e di proprietà intellettuale delle grandi lobbies, ecco lì che interviene la magistratura a stoppare il tutto. Dei metodi Di Bella e Stamina sono argomenti che ho trattato nei miei libri nel tema della sanità. In questa sede voglio parlare delle tecnologie HYST e degli OGM, trattati nei miei libri nel tema delle frodi agro alimentari.»

“L’Italia sfamerà il Mondo grazie alla tecnica BioHyst. Gli scienziati italiani hanno scoperto un nuovo metodo per ricavare farine proteiche dai sottoprodotti dell’industria molitoria attraverso un processo di frammentazione degli scarti-  scrive Anna Germoni su “Panorama” – Nel mondo, 800 milioni di persone soffrono di fame. In Italia da alcuni anni c’è una tecnologia, denominata Hyst, in grado di valorizzare a fini alimentari i residui di attività agricole. A sperimentarlo un’associazione onlus, Scienza per Amore, che conta 200 soci, ha la titolarità del brevetto e un progetto internazionale, Bits of Future: food for all. Con questa tecnologia si ricavano farine proteiche dai sottoprodotti dell’industria molitoria, attraverso un processo di frammentazione degli scarti. Il ministero della Salute, il 19 dicembre del 2012 ha dato «parere positivo alla produzione e commercializzazione di integratore alimentare di vitamina B1, manganese e fosforo prodotto con il sistema Hyst»; anche quello delle Politiche agricole il 18 dicembre del 2012 si è espresso favorevolmente «per la produzione e commercializzazione di frumento prodotto da crusca». Sei paesi africani: Burkina Faso, Camerun, Congo, Ruanda, Senegal, Somalia e Burundi, interessati a questa tecnologia, hanno ottenuto l’ok dalla World Bank di Washington e della Banca Africana di Sviluppo di Tunisi per installarla. L’impianto è stato sperimentato da universitari e persone altamente qualificate che ne hanno attestato l’efficacia fra le certificazioni, quelle delle università de La Sapienza di Roma, di Milano, la Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, l’Asl di Pavia, Confindustria energia. Il macchinario, su cui girano miliardi di euro, viene inghiottito da due filoni giudiziari. Da una parte i ministeri della Salute e delle Politiche agricole, esprimono pareri favorevoli sulla validità e potenzialità di tale impianto e della tecnologia che usa, dall’altra la polizia municipale boccia l’utilità e l’adeguatezza del metodo Hyst. I soci della onlus hanno chiesto il dissequestro alla Procura di Roma e che sia disposto incidente probatorio al fine di testare l’efficacia di impianto e tecnologia alla presenza di consulenti nominati dal  giudice. Tali istanze sono state per ora rigettate, impedendo agli indagati di smontare in concreto le accuse di vigili urbani e PM di Roma. Chi ha titolo per valutare l’efficacia di una tecnologia, i dicasteri competenti o la polizia municipale? I soci di una onlus che si autofinanzia possono truffare se stessi? Chi ha interesse a bloccare questo impianto?” Si chiede ancora Anna Germoni su “Panorama”.

Tecnologia Hyst: truffa o rivoluzione umanitaria? – Si chiede Patrizia Notarnicola su “L’Indro”. –  La tecnologia Hyst (Hypercritical Separation Technology) è un sistema, inventato e perfezionato negli ultimi 40 anni dall’ingegnere Umberto Manola, per trasformare scarti dell’industria alimentare (cruscame) e biomasse agricole (ad esempio paglia e legno)  in componenti per l’alimentazione umana, per la zootecnica e per la produzione di biocarburanti. In poche parole, dagli scarti si otterrebbero soprattutto farine alimentari a basso costo e senza alcun impatto ambientale, con un grandissimo vantaggio per i Paesi più poveri.”

“Una setta? Forse solo degli illusi che voglio fare arte e mettere a disposizione dei governi nuovi strumenti tecnologici per sopperire alla carenza alimentare dei paesi più poveri? Sta di fatto che l’associazione Scienza per l’Amore ha visto sequestrati preventivamente entrambi i siti web dove promuovevano le loro attività e progetti. Il Tribunale di Roma, con la Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia, ha dato mandato alla Polizia locale di Roma Capitale, con il suo Gruppo di elite sulla Sicurezza Sociale Urbana, all’oscuramento in base al Proc. Pen. N. 13650/11 R.G.I.P. e il Proc. Pen. N. 25093/10 R.G.N.R., probabilmente perché sospettati di essere dei truffatori con il voler contribuire alla crescita e al benessere dell’Africa, mettendo in grado gli stessi africani di sfruttare al meglio le risorse locali, dove sono endemiche le carenza alimentari ed energetiche – scrive Nero Penna – Il Progetto Bits of Future: Food For All può lasciare alcuni per lo meno perplessi sulla possibilità che un macchinario trasformi degli scarti in cibo, ma sequestrare la loro vetrina senza specificarne le motivazioni. Bisogna diffidare dei soci e simpatizzanti dell’associazione, e perché? Magari sono contagiosi ed è consigliabile non stringere loro la mano. Sul sito veniva sbandierata l’adesione di una serie di stati africani (Repubblica del Senegal, Governo di Transizione della Repubblica Somala, Repubblica del Burkina Faso, Repubblica del Camerun, Repubblica del Ruanda, Repubblica del Burundi, Repubblica del Congo Brazzaville) al Progetto con lettere di ministri e rappresentanze diplomatiche. Forse sono solo il frutto di millantato credito o come è spesso accade un’occasione per dei governanti di fare un po’ di business?”

CHI HA PAURA DELL’OGM?

“«Ogm? L’unica cosa di cui dovete aver paura è il terrorismo pseudo-scientifico che uccide il biotech», – scrive Emmanuele Michela su “Tempi” – Pierdomenico Perata, rettore della Sant’Anna di Pisa, smonta tutte le leggende sugli organismi “giornalisticamente modificati”. Ma ammette: «Purtroppo in questo campo chi fa disinformazione è più abile di chi informa». Nel clima di sospetto che verte attorno ai cibi transgenici la stampa ha giocato un ruolo chiave, e a Tempi Perata cerca di fare luce sui tanti limiti e pericoli addebitati a questo genere di colture. «Ai giornalisti piace inventare titoli a effetto. E così nascono anche leggende che non esistono, come la “fragola-pesce”, o la storia che i semi Ogm sarebbero sterili. Eppure, tra ricercatori, scienziati e biotecnologi il fronte sembra compatto nel guardare con favore agli Ogm.»”

“Fino ad oggi un solo coltivatore, a Vivaro in Friuli, aveva seminato mais ogm – su un piccolo appezzamento di poco più di mezzo ettaro – fra proteste, denunce e mobilitazioni di ambientalisti e soprattutto di contadini – scrive Jenner  Meletti su “La Repubblica” – Adesso invece una “Petizione pro mais transgenico Mon 810” viene firmata da oltre 600 imprenditori agricoli del mantovano (associati alla Confagricoltura) e inviata alla Regione Lombardia.”

“Stessa biodiversità campi ogm e non. Lo indica il primo studio sulle coltivazioni in Africa – scrive “L’Ansa” – Il primo studio sui campi di mais geneticamente modificato (gm) in Africa indica che la biodiversità degli insetti è uguale a quella presente nelle colture tradizionali, sia per la varietà delle specie che per il numero di individui. Condotto in Sudafrica e pubblicato sulla rivista Environmental Entomology, il risultato si deve al gruppo di ricerca coordinato da Johnnie van den Berg, della North-West University. I dati confermano quelli raccolti finora dalle ricerche condotte in Cina, Spagna, e Stati Uniti su campi di riso, cotone e mais gm. La biodiversità di un ecosistema agricolo, scrivono gli autori dello studio, è importante non solo per il suo valore intrinseco, ma perché influenza le funzioni ecologiche vitali per la produzione vegetale nei sistemi agricoli sostenibili e nell’ambiente circostante. Una delle preoccupazioni più comuni in merito alle colture geneticamente modificate è il potenziale impatto negativo che potrebbero avere sulla diversità e l’abbondanza degli organismi che ospitano, e successivamente sulle funzioni degli ecosistemi. Pertanto, proseguono gli autori, è essenziale valutare il potenziale rischio ambientale di queste colture e il loro effetto sulle specie. Tuttavia la valutazione dell’impatto del granturco ogm sull’ecosistema è stata finora ostacolata dalla mancanza di liste di controllo delle specie presenti nelle coltivazioni di mais. Il primo obiettivo dello studio è stato quindi compilare una lista degli insetti che popolano queste colture per confrontare la diversità e l’abbondanza nelle coltivazioni ogm. In due anni in entrambi i campi considerati nella ricerca sono stati censiti 8.771 insetti di 288 specie, fra decompositori, erbivori, predatori, e parassiti. I dati indicano che, per quanto riguarda i campi di mais in Sudafrica, ”la diversità di insetti nei sistemi agricoli ogm – sottolinea van den Berg – è elevata come nei sistemi di agricoltura tradizionali”.”

“La comunicazione della scienza nell’era dei social: emozionare o informare? – Si chiede Moreno Colaiacovo su “I Mille” – Organismi geneticamente modificati, metodo Stamina, sperimentazione animale: il dibattito pubblico su temi scientifici è più acceso che mai. Incalzata dai media e dai gruppi di pressione, la politica si è trovata ad affrontare – spesso con scarsi risultati – problemi complessi, in cui l’aspetto scientifico e quello sociale si sono mescolati a tal punto da risultare molte volte indistinguibili. E se alla classe politica possiamo rimproverare di non aver affrontato razionalmente questi problemi, concedendo troppo alla demagogia, d’altra parte non si può dire che la popolazione avesse gli strumenti per valutare lucidamente le questioni che di volta in volta venivano sollevate: raramente i media hanno scelto di spiegare, quasi sempre hanno preferito scandalizzare, commuovere o spaventare. Impostare un dibattito sui binari dell’emotività è il modo più semplice per muovere le coscienze, soprattutto in un Paese come il nostro, dove la cultura scientifica è da sempre trattata con supponenza e sospetto. Parte di questa strategia ha a che fare con l’uso delle immagini. Puoi fare un discorso perfettamente logico e convincente, puoi presentare numeri e tabelle, ma il castello della razionalità crolla miseramente se dall’altra parte c’è un’immagine vincente. Con le immagini è tutto più facile: basta una foto per far scattare a piacimento sentimenti come la rabbia, l’indignazione, la paura, la pietà. E i tre temi menzionati all’inizio di questo articolo, in effetti, hanno tutti un denominatore comune: in tutti questi casi l’opinione pubblica è stata condizionata e plasmata anche grazie all’uso di immagini forti. Immagini che passano in TV e sui giornali, ma che diventano virali soprattutto sui social network, Facebook in particolare. Nel caso degli OGM si è voluto spaventare. Basta cercare “OGM” su Google per rendersene conto: le immagini neutrali o favorevoli agli organismi geneticamente modificati sono una minima parte rispetto ai mostruosi fotomontaggi che hanno accompagnato questa tecnologia fin dalla sua nascita. Pensiamo alla fragola-pesce, una creatura mitologica che è ormai entrata a far parte dell’immaginario collettivo. Una vera e propria leggenda metropolitana che si è rivelata essere lo strumento perfetto per allontanare l’interlocutore dal sentiero della razionalità e spingerlo verso le pulsioni più istintive, che ci portano a fuggire da tutto ciò che è nuovo e sconosciuto, invitandoci ad approdare al porto sicuro della tradizione e dei bei tempi andati. Ovviamente non è mai esistita nessuna fragola-pesce, ma l’immagine era così evocativa da resistere ancora oggi, a distanza di anni dalla sua comparsa sui media. Cosa dire invece del metodo Stamina? Il caso è diventato di pubblico dominio grazie alle Iene, il cui messaggio è passato in gran parte attraverso la strumentalizzazione di immagini di bambini malati e sofferenti. Gli scienziati, dal canto loro, hanno dovuto subire l’accusa infamante di essere persone insensibili, fredde macchine razionali impossibili da scalfire persino con la più straziante delle tragedie umane. Eppure è esclusivamente con la razionalità e la lucidità che si può fare scienza, e trasformare le nuove conoscenze in soluzioni terapeutiche concrete ed efficaci. Ma quando dall’altra parte c’è il dolore di un bambino sbattuto in prima pagina (o in prima serata), qualunque considerazione ancorché giusta svanisce istantaneamente. Infine, la questione più scottante e attuale, quella relativa alla sperimentazione animale. Anche qui, la battaglia tra le due fazioni (perché di guerra si tratta, in molti casi) si è combattuta a suon di immagini. I movimenti animalisti hanno fatto abbondante uso di fotografie terribili, con animali costretti a subire tremende torture, ma non hanno disdegnato nemmeno sapienti fotomontaggi volti a screditare quei ricercatori che avevano difeso pubblicamente l’utilità della vivisezione (come viene impropriamente chiamata). Poco importa se le immagini cruente di animali straziati non corrispondano alla realtà, almeno non qui in Europa, e ancor meno importa il fatto che circa il 92% degli scienziati ritenga che purtroppo non si possa fare a meno della sperimentazione animale. L’impatto emotivo di quelle foto e di quei camici insanguinati è semplicemente devastante. Le immagini sono uno strumento potentissimo all’interno di una discussione, specie se gli interlocutori non sono molto informati sul tema. Spesso raggiungono l’obiettivo, muovendo le masse verso una posizione piuttosto che un’altra. E ad avvantaggiarsene sono stati anche coloro che stanno dalla parte della scienza, come dimostra la recente vicenda di Caterina Simonsen, suo malgrado divenuta nel giro di poche settimane una celebrità della rete. Il coinvolgimento emotivo è un’arma micidiale, che può essere usato sia dagli oppositori della scienza, sia da quelli che dovrebbero esserne i paladini. Ma è davvero la strategia migliore? Dal punto di vista etico, sfruttare immagini di persone sofferenti per portare avanti una causa non sembra certo il massimo della correttezza. Tuttavia, non è a questo che mi riferisco, quanto piuttosto all’efficacia di questo approccio nel lungo periodo. Le immagini scioccanti sono perfette per orientare l’opinione pubblica in merito al singolo episodio (i movimenti animalisti hanno obiettivamente accusato il colpo dopo la vicenda di Caterina), ma hanno il difetto di mancare il bersaglio grosso, quello che un amante della scienza dovrebbe considerare come l’obiettivo prioritario: insegnare a valutare un problema in modo razionale, informandosi e pesando pro e contro. In teoria, viviamo in una democrazia moderna, relativamente colta e istruita. Dovremmo quindi smetterla di trattare le persone come un gregge da guidare da una valle all’altra ogni volta che si presenta un nuovo argomento di discussione. Oggi è la sperimentazione animale, domani potrebbe essere qualcos’altro. La verità è che esiste soltanto una bussola che permette di trovare sempre, in ogni circostanza, la via giusta: è la bussola del pensiero critico, della logica e della corretta informazione. Educare le persone a usarla le renderà cittadini liberi, e realmente consapevoli delle proprie opinioni. Fare informazione corretta paga. Prendiamo ad esempio il recentissimo sondaggio IPSOS sulla sperimentazione animale: la percentuale di favorevoli saliva dal 49% al 57% se agli intervistati venivano fornite informazioni di base sull’argomento. In modo analogo, all’ultimo Festival della Letteratura di Mantova, il ricercatore Dario Bressanini e la giornalista Beatrice Mautino erano riusciti a vincere un confronto Oxford-style sul tema degli OGM, convincendo molti scettici a passare dalla loro parte. Comunicare la scienza in modo pacato, chiaro e oggettivo rimane ancora la strategia vincente. Anche nell’era di Twitter e Facebook.”


Category: Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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  1. Giulio ha detto:

    Si permettono di dire che la tecnologia non esiste, ma questa è la verità everrà fuori:

    Certificazioni e valutazioni scientifiche relative alla tecnologia Hyst e relazioni istituzionali inerenti il progetto di cooperazione Bits of Future: Food for All

    Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Direzione Generale delle Politiche Internazionali e dell’UE: parere positivo alla produzione e commercializzazione di sfarinato di frumento prodotto da crusca con il sistema Hyst. (Prot. n. 0001845 del 18.12.2012)

    Ministero della Salute, Direzione Generale Igiene e Sicurezza Alimenti e Nutrizione: parere positivo alla produzione e commercializzazione di sfarinato di frumento prodotto da crusca con il sistema Hyst. (Prot. n. 0042630-P-19/12/2012)

    Ministero della Salute, Direzione Generale Igiene e Sicurezza Alimenti e Nutrizione: parere positivo alla produzione e commercializzazione di integratore alimentare di vitamina B1, manganese e fosforo prodotto da crusca di frumento con il sistema Hyst. (Prot. n. 0012353-P-29/03/2013)

    Università degli Studi di Roma La Sapienza, prof. Giuliana Vinci, docente di Tecnologie Alimentari e Nutrizione nei Paesi in Via di Sviluppo e Scienze e Tecnologie Alimentari: “Lo sfarinato prodotto con il processo Hyst presenta dunque quelle caratteristiche –abbondanza di proteine, vitamine e minerali– necessarie per un prodotto da utilizzare in un programma di sostegno alimentare nei Paesi in Via di Sviluppo, poiché l’inadeguato consumo di proteine e la carenza di vitamine e minerali sono tra le principali cause di morte e disabilità in questi Paesi, in particolare tra i bambini.” (Relazione tecnica del 19.12.2012)

    Università degli Studi di Milano, dott. Luca Malagutti, docente di Zootecnica Sostenibile: “Le frazioni di paglia e crusca ottenute con la metodologia BioHyst presentano un valore nutrizionale decisamente superiore rispetto al prodotto di partenza.” (Relazione tecnica del 21.04.2011)

    Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, prof. Gianfranco Piva, ex Direttore Istituto di Scienza degli Alimenti e della Nutrizione: “La tecnologia Hyst consente di ottenere un miglioramento del valore alimentare delle materie prime ed è in grado, separando i vari componenti, di rimescolarli in modo da ricavarne prodotti con caratteristiche nuove.” (Convegno sul tema “Tecnologia Hyst: Alimentazione, Energia, Ambiente” Piacenza, 15.12.2009)

    ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), dott. Vito Pignatelli, Coordinatore Tecnologie Biomasse e Bioenergie: “Risultati molto interessanti per la produzione di biogas da paglia di cereali sottoposta a pretrattamento con la tecnologia, con produzioni superiori a quelle del silomais.” (“European Flour Millers Conference” Roma, 04.05.2012)

    ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), dott. Vito Pignatelli, Coordinatore Tecnologie Biomasse e Bioenergie: “A seguito di quanto detto in precedenti contatti e dall’esame della documentazione tecnica relativa ai vostri prodotti, a cura dell’Università di Milano e della Società RES di Ravenna, che ci avete cortesemente fornito, si ritiene utile poter disporre di campioni di substrati cellulosici, come ad esempio paglia o residui della molitura dei cereali, trattate con la vostra tecnologia di disgregazione e frazionamento della biomassa, per effettuare prove sperimentali di digestione anaerobica e comparare i risultati così ottenuti con quelli disponibili per la stessa tipologia di substrati sottoposti a diversi pretrattamenti.” (Prot. ENEA/2012/22832/UTRINN-STG del 02.05.2012)

    Unione Petrolifera, Direzione Generale, Ufficio Rapporti Internazionali, Ambientali e Tecnici: “Sulla base dei risultati preliminari delle analisi condotte su scarti di materiale agricolo, delle analisi effettuate dalla società RES di Ravenna che ha condotto prove di biometanazione, e dopo aver ricevuto parere favorevole sulle potenzialità della tecnologia da parte del Coordinatore Tecnico Biomasse ed Energie dell’ENEA dott. Vito Pignatelli, l’Unione Petrolifera e le società ad essa associate sono fortemente interessate a verificare i risultati preliminari ottenuti con sperimentazioni ad hoc da effettuarsi con prove su strada.” (Prot. n. 1744 del 17.12.2012)

    Unione Petrolifera, ing. Franco Del Manso, Responsabile Ufficio Problemi Ambientali e Tecnici: “Da questa tecnologia si riesce a produrre un biocarburante di seconda generazione le cui caratteristiche sono del tutto compatibili con le esigenze tecniche del settore trasporti. Ecco perché l’Unione Petrolifera è interessata all’evoluzione di questa tecnologia. […] Siamo in attesa di poter contribuire allo sviluppo della tecnologia per l’aspetto energetico, destinato poi a sostenere la parte più nobile, quella della sicurezza alimentare e della lotta alla fame e alla povertà.” (“Tecnologia Hyst per la sicurezza alimentare”, Senato della Repubblica, 29.11.2012)

    Confindustria Energia, dott. Pasquale De Vita, Presidente: “Nel campo dei biocarburanti abbiamo recentemente individuato nella tecnologia Hyst […] una risposta molto positiva all’esigenza di trasformare residui delle lavorazioni agricole in biogas/biometano per l’impiego nel settore dei trasporti. L’interesse sulla tecnologia è stato confermato anche da tutte le nostre aziende associate nel corso di una presentazione ufficiale della tecnologia ad Unione Petrolifera.” (Roma, 10.12.2012)

    RES (Reliable Environmental Solutions), dott. Carlo Primante: “La riduzione di S.V. ottenuta nei vari test condotti è progressivamente aumentata dal Campione 1 al Campione 4; questo dato è sicuramente molto interessante in quanto, esaminando dati di letteratura (Hashimoto, Gunaseelan), generalmente non si verificano incrementi significativi nella produzione di biogas nella paglia di grano riducendo la pezzatura del materiale.” (Relazione tecnica relativa ai risultati delle prove di biometanazione, aprile 2011)

    ASL di Pavia, dott. Luigi Camana, consulente del Pubblico Ministero, documento originario: “In conclusione, per quanto osservato, il macchinario in questione (partendo da una materia prima già contenente una significativa quantità di amido) risulta in grado di concentrare in una delle frazioni ottenute parte dell’amido già presente nella materia prima.” (Relazione del 01.06.2011)
    Quindi reinterpretato in: “Detta macchina spostava le proprietà del materiale processato ma non arricchiva detto materiale che nel frangente era della crusca.”

    FAO, Jaques Diouf, ex Direttore Generale: “I delegati della BioHyst si sono incontrati con i funzionari della FAO il 18 luglio 2011 per presentare la tecnologia Hyst. Gli esperti tecnici della FAO sono in contatto con quelli di BioHyst e proseguiranno in maniera appropriata.” (Roma, 19.10.2011)

    Repubblica del Burundi, Laurent Kavakure, Ministro della Relazioni Esterne e della Cooperazione Internazionale: “Con la presente, il Governo del Burundi esprime il suo vivo interesse all’installazione di centri pilota in Burundi che utilizzano la tecnologia Hyst nell’ambito del Progetto Bits of Future: Food for All attraverso il sostegno della Banca Mondiale. In seguito ai contatti intrattenuti con l’Associazione Scienza per Amore, noi abbiamo compreso e apprezzato le capacità di questa tecnologia, che permette di assicurare efficacemente la trasformazione e la valorizzazione della biomassa per ottenere dei prodotti ricchi in proteine capaci di contribuire in modo significativo a coprire i deficit nutrizionali nell’alimentazione umana e animale. Essa permette anche di rispondere ai bisogni energetici della popolazione.” (Bujumbura, 19.04.2013)

    Repubblica del Congo Brazzaville, Rigobert Maboundou, Ministro dell’Agricoltura e dell’Allevamento: “Ho l’onore di comunicarvi l’accordo con il Governo della Repubblica del Congo per la sperimentazione e lo sviluppo di questa tecnologia. Il Ministero dell’Agricoltura e dell’Allevamento è sin da ora pronto a ricevere, a Brazzaville una delegazione della vostra associazione al fine di studiare le modalità concrete di cooperazione.” (30.04.2013)

    Repubblica del Camerun, M.me Ananga Messina Clémentine A., Ministro dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale: “Ho l’onore di comunicarvi con la presente, l’interesse per la tecnologia Hyst da parte del mio governo che, come altri stati con risorse insufficienti, è alla ricerca di soluzioni innovative e sostenibili al fine di rinforzare la sua sicurezza alimentare e soddisfare la sua domanda crescente d’energia.“ (Yaoundé, 25.10.2011)

    Repubblica del Burkina Faso, Laurent Sedogo, Ministro dell’Agricoltura le Acque e le Risorse Ittiche, “Apprezzo la messa a punto di questa nuova tecnologia rivoluzionaria. La sua messa in opera dovrebbe permettere, da un lato di assicurare efficacemente la trasformazione e la valorizzazione della biomassa e dall’altro di rispondere ai bisogni energetici d’una gran parte delle popolazioni rurali specialmente del Sahel preservando il loro ambiente. Questo risultato è il coronamento di un importante sforzo di ricerca di cui il merito torna a tutti coloro che hanno seguito questa strada così difficile ma portatrice di speranza per l’umanità.” (Ouagadougou, 13.09.2010)

    Repubblica del Senegal, Khadim Gueye, Ministro dell’Agricoltura: “Questa tecnologia, che ho avuto l’occasione di scoprire in occasione del mio soggiorno a Roma, mostra che il processo Hyst è innovativo nel trattamento di biomasse e di scarti agroindustriali. Può permettere d’ottenere dei prodotti ricchi di proteine capaci di contribuire in modo sostanziale a coprire i deficit nutrizionali di persone e animali vulnerabili. Il Governo del Senegal è disposto ad accogliere il progetto…” (Dakar, 23.05.2011)

    Repubblica del Senegal, Moustapha Ndiaye, Consigliere Speciale Responsabile dei Grandi Progetti: “Siamo venuti e abbiamo visto la tecnologia che a livello tecnico è interessante. Ha un modo rivoluzionario di valorizzare gli scarti agricoli. Può portare del valore aggiunto nell’ambito dello sviluppo del settore agricolo che oggi è molto importante per l’economia africana. Può inoltre contribuire allo sviluppo di altri settori come l’allevamento e quello dell’energia pulita. Il prossimo passo con il Senegal può essere l’avvio di un progetto pilota per utilizzare la tecnologia con i prodotti del Senegal.” (07.05.2010)

    Repubblica della Somalia, dr. Yusuf Mo’allim Amin, Ministro dell’Agricoltura, Allevamento e Foreste: “Incarico Mr. Ahmed Abucar di rappresentare il Governo Federale di Transizione della Repubblica della Somalia, di portare questo argomento all’attenzione delle autorità italiane ed esprimere la nostra volontà di continuare le relazioni con la compagnia BioHyst e l’Associazione Scienza per Amore per il progetto umanitario Bits of Future: Food for All.” (Mogadishu, 22.08.2011)

    Repubblica della Somalia, Cav. Haji Shukri Sheikh Ahmed, Presidente della Commissione Affari Esteri per l’Europa del Parlamento del Governo Federale di Transizione della Repubblica Somala: “Confermiamo la nostra disponibilità a dare avvio alla sperimentazione con le biomasse in Somalia, così come pianificato nel progetto umanitario “Bits of Future” da parte dell’Associazione Scienza per l’Amore e BioHyst Italia Srl.” (Roma, 18.05.2011)

    Consolato del Rwanda in Italia, dott. Francesco Alicicco, Console Onorario: “Confermo con la presente il concreto interesse del Governo Rwandese ad approfondire la tecnologia in oggetto, per una sua introduzione nel Paese, così come espressa personalmente al sottoscritto dal Ministro dell’Agricoltura On. Agnes Kalibata in occasione della mia recente visita a Kigali.” (Roma, 26.07.2011)

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