NOVITA’ DISCOGRAFICHE / E’ USCITO “Provincialotto”, PRIMO ALBUM DA SOLISTA DI ALESSANDRO PALAZZO. leccecronaca.it LO HA ASCOLTATO IN ANTEPRIMA

| 26 Aprile 2025 | 0 Comments

di Roberto Molle _____________

Ripartire da zero, facendo un altro percorso, spogliandosi delle certezze acquisite. Inizia da questi presupposti il nuovo passo artistico di Alessandro Palazzo, voce e chitarra dei Klaudia Call.

A un anno di distanza dalla pubblicazione di quel “Fine Del Giorno”, disco che ha consacrato la band di Francavilla Fontana tra le più interessanti della scena alternativa italiana, ieri, nel giorno dell’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo, è stato pubblicato “Provincialotto”, primo album da solista per Alessandro Palazzo.

Un disco nato da un’urgenza interiore, con un’unica linea guida: raccogliere anche il più flebile afflato che l’ispirazione permetta guardando a quegli universi paralleli popolati da anime inquiete, individui poco addomesticabili, disposti a essere gli ultimi rispetto anche ai più elementari diritti civili. Tutto ciò sullo sfondo di un presente che non guarda a un domani, che non fa lo sforzo di scrollarsi di dosso opacità e luoghi comuni, prigioniero dentro spazi angusti dominati da individualismo e arroganza, tenuto in scacco da sterili forme di edonismo, non riuscendo a gettare lo sguardo oltre la coltre di campanilismi e ogni più bieca forma di razzismo.

Può sembrare uno sparare a zero con proiettili imbottiti di contenuti meramente ideologici, me ne rendo conto; in realtà si tratta di un disco che si nutre di storie semplici, ordinarie, raccontate con piglio poetico, che galleggiano dentro suoni raccolti in un pozzo dove sono custodite acque pacifiche e silenziose.

“Provincialotto” è un disco umorale, delicato, fragile, ha bisogno di tutta la protezione che l’ascoltatore può dedicargli. È anche un disco punk, soprattutto. Del punk ha la capacità deflagrante di far tremare le convenzioni, di non far dormire sonni tranquilli ai responsabili di status quo instaurati sulle macerie di ogni ignoranza, di far innamorare di un’idea che si rafforza quando viene alimentata dalla passione.

Il titolo quasi banale, i particolari disseminati lungo le otto canzoni che compongono il disco, gli squarci illuminati nella penombra di uno spleen continuamente in agguato, lo storytelling ripiegato su frammenti di vita che evapora in fretta lasciando strascichi di memorie sbiadite, tutto questo ha un che di profondamente nostalgico ed evocativo.

In fondo siamo ancora con un piede dentro un secolo che non riusciamo a lasciar andare, restiamo figli di un decadente sentire che attanaglia, di cui ci serviamo per raccontare storie che ci piacerebbe vivere, ma che, probabilmente, non vivremo mai.

“Provincialotto” è un disco di sottesa grandezza. Districarsi attraverso i testi delle sue canzoni è complicato, cercare di tirare le fila è insidioso. Meglio porsi all’ascolto con assoluta disponibilità a possibili viaggi astrali guidati dalle suggestioni evocate dalla voce limpida di Alessandro, vagando dentro storie che possono farsi proprie, provando empatie di piacere e dolore, uscendone alla fine comunque appagati, dopo un’incredibile esperienza di transfert sonoro.

Provincialotto si apre sull’accordo ipnotico di una chitarra con parole che rivelano subito onestà d’intenti: “Hai occhi che parlano / e gli occhi non mentono mai…”, poi un piano che è più un organo, a creare un’atmosfera quasi chiesastica e rimandi a flashback pre-adolescenziali legati a profumi d’incenso e frequentazioni oratoriali dentro una dimensione più onirica che reale. “Ho pianto tutto il giorno / ma viene sempre un altro con lei / tanto lo so che è solo un altro addio…”, ancora versi che richiamano un’epoca: il Corazzini di “Io non sono che un piccolo bambino che piange…” in tutto il suo delirio romantico.

Uno, Nessuno è incrocio tra mito e realtà. “Viene da un lungo viaggio in America / il nostro campione di salto in lungo…”, quasi una ballata agrodolce a confondere le carte.

Osso è suono d’organo che inchioda bloccando ogni via di fuga. “Scrivi una canzone / poi gettala nel profondo / del mare…”, pathos all’ennesima potenza, nervi bloccati e sfinente passione che si distende dolciastra e liberatoria. “Prendimi all’uscita di scuola/ caccia via queste lame / dal cuore / che non mi fanno dormire la notte / non mi fanno sognare…”, era dai tempi di “Michel” di Claudio Lolli che una canzone non mi metteva all’angolo per la sua struggente bellezza.

Falsa partenza stempera la gravità di Osso e continua a depistare tra rimandi letterari e realtà. “Gocce di sudore alla fronte / e un bagnoschiuma che non sa di niente…”, tra le righe e i versi si confondono esistenze, respiri, persone reali e immaginarie. “Dove il nostro confine / tesoro, forse è stato tracciato / da un mago senza fortuna […] cerchi tregua non Dio / mentre guardiamo in silenzio stupiti / cadere la neve sulle tue scarpe nuove rosse…

I telegrafi del venerdì santo è il lirismo la cifra di questo disco, le parole si fanno stimmate infuocate, petali di poesia alla ricerca di cuori da scaldare. “È una stanza sicura eppure / ci cammini storto sopra / scalzo pure sulle stelle / attento a dove metti i piedi…”, puzzle di pensieri come parole segrete di un rebus affidate a microcosmi di canzone. Alessandro Palazzo continua ad ammaliare senza mai svelare veramente le vie di queste sue ispirate canzoni.

Sentimento dopolavorista esplode dentro un afflato battistiano, rivelando un amore e rispetto immenso per il musicista e cantante di mille canzoni seminali che nel tempo ha affascinato generazioni di adolescenti e non solo. “Una vita a cercare di capire cos’è / cos’è che non muore / vuoi star zitta per favore? / Qualcosa ti sfugge / un dispetto di giorni violenti / o solo un’altra bugia.” C’è tutto il retaggio di mille ascolti fattisi back-ground di formazione; Il Battisti passato attraverso “parolieri” che lo hanno segnato senza mai piegarlo, fino a quel Pasquale Panella che lo ha affiancato nelle sue ultime produzioni e citato nei crediti di “Provincialotto”.

In Ultima scena Alessandro Palazzo si mette a nudo, uscendo allo scoperto, senza la difesa del canto. Snocciola parole dentro una confessione che, se ce ne fosse ancora bisogno, ne conferma le sue fragilità… le nostre fragilità. Viviamo ancora nel crepuscolo di un’epoca che non riesce a vedere l’alba di una nuova era, anzi, sembra aver smarrito ogni tracciabilità. “Cammino con la testa bassa / contando i mattoni del marciapiede schivando con precisione […] una moltitudine di umanità / e centinaia di fantasmi / come in una gara ad ostacoli / dove si arriva al traguardo trafelati / senza averci capito molto / non ci ho mai capito molto…

Promessa è l’epilogo. Inizia etera e sognante, enigmatica. È un soffio di vento, una giga leggera, parole affidate all’aria che si raccolgono in delicate rime nel finale: “Un bacio non può spaventare / la cosa irrisolta è sempre / quella che fa più male / l’ho letto sul giornale / l’ho letto sul giornale.”

“Provincialotto” è un piccolo capolavoro che appena terminato di ascoltare lascia sfiniti per come si è rimasti imbrigliati nelle sue trame.

Della passione per Lucio Battisti si è detto, per quella nei confronti di Francesco De Gregori lo si può dedurre dalla copertina del disco, un omaggio chiaro e diretto al musicista romano attraverso la scelta di riprodurre sul fronte un’allegoria dell’album “De Gregori” del 1978, dove Francesco insegue un pallone in un prato, con Alessandro immortalato nella posa che richiama direttamente quella copertina.

Ogni brano è idealmente accompagnato da versi di canzoni di altri autori, chiare influenze dichiarate da Alessandro Palazzo (oltre ai già citati Lucio Battisti, Pasquale Panella e Francesco De Gregori: Lou Reed, Matt Johnson, Ivano Fossati, J. Mascis, Lucio Dalla ed Elliot Smith).

L’album va ad aggiungersi alla ormai corposa lista di produzioni rilasciate dalla Nos Records (giovane label pugliese di area alt-rock), è ascoltabile sulle principali piattaforme streaming e disponibile anche in cd.

“Provincialotto” è stato registrato al Chidro Studio di Manduria (TA).

Alessandro Palazzo: testi, musica, chitarra, voce; Simone Prudenzano: suoni, samplers, tastiere; Adriano Saponaro: chitarre, tastiere; Marcello Saponaro: basso; Dino Semeraro: batteria, percussioni; Giorgio Consoli: back vocal in “Promessa”.

Provincialotto” verrà presentato ufficialmente questa sera alle ore 21.30 presso “Il Circo della Farfalla”, via regina Elena, 83 Francavilla Fontana (Brindisi).

Category: Cultura

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