IL PRANZO DELLA DOMENICA / PINO ‘ELVIS’ MONTINARO, IMPRESA DI FAMIGLIA
di Raffaele Polo __________
Siamo a casa di Pino Montinaro, ci ha invitati per il pranzo della domenica e ci sono tante cose che dobbiamo scoprire su di lui…
«Anzitutto, voglio confessarti che io la domenica pranzo dai miei suoceri, è praticamente d’obbligo l’ottima pasta al forno, oggi però ti ho preparato il pesce e il riso, che preferisco in tutte le salse…»
Sotto lo sguardo attento della cagnolina Nina, ecco che Pino, Pino Elvis, inizia a parlare e ci spiega subito il perchè del suo simpatico soprannome:
«Quando avevo tanti capelli, cercavo di imitare Elvis Presley in tutto e per tutto e quindi mi affibbiarono questo soprannome… Ma andiamo per gradi. Io sono un barbiere, e il mio inizio è datato 13 dicembre 1976, avevo 12 anni (all’epoca si poteva) e cominciai questa avventura, gli anni passarono ma per forza di cose volevo migliorarmi e trovai su Lecce un Grande Maestro (Pasquale) che mi ha formato e trasformato in un certo senso. Superato un anno di orribile ‘naja’, il volo verso Milano che io definisco l’Università, diciamo il Top…»
«Una storia affascinante, comune a tanti nostri compaesani, che vanno al Nord per affinare la propria pratica… Ottimo questo riso, Pino. Lo hai fatto tu?»
«Bè, qualcosa di mio c’è sicuramente… e con la mia storia siamo arrivati al 16 gennaio 1985, una data fondamentale per me…»
«Sono 40 anni, non è uno scherzo. E cosa è avvenuto di così importante?»
«Nasce il mio primo laboratorio, mio fratello Luigi mi segue e dopo qualche anno, nel 1995, apriamo il nostro secondo esercizio. Irene,la mia figlia maggiore, si appassiona e comincia il percorso fatto prima come autodidatta e poi con corsi e concorsi in tutta Italia.»
«È una tipica impresa familiare….E questo che pesce è? Veramente squisito…»
«Ci credo, è un’aguglia imperiale, difficilissima a trovarsi… Sì, è coinvolta tutta la famiglia, anche la figlia più piccola, Doriana, è inserita nel femminile (e questa è stata una scommessa in quanto per molti scettici dopo sei mesi dovevamo chiudere…) Ma Mirò è ancora qua…»
«Perchè hai scelto questo nome per la tua attività?»
«In un certo senso ho voluto sintetizzare il mio cognome e fare in modo che fosse condensato in una parola di grande effetto e che fosse riconosciuta subito.»
«Pino, quanti clienti hai servito, fino ad ora?»
Pino sorride e assapora un’ostrica:«Tanti, non si contano: del mio lavoro, del resto, mi piace tutto anche se avendo contatto tutto il giorno con tante teste, la sera non vedo l’ora di staccare. E, nel futuro, mi piacerebbe arrivare ad aprire la quarta sede, un’altra scommessa, ma solo Dio sa…»
Pino ci congeda, offrendoci il tradizionale limoncello e Nina scodinzola con vigore.
Non ce la facciamo proprio a evitare l’ultima domanda: «Pino, ma è vero che fai il tifo per l’Inter?»
«Lecce e Inter sono nel mio cuore, sempre»
Non possiamo fare a meno di abbracciarlo.
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