NEL DOCUMENTARIO “Il capitalista” DI JACQUES CHARMELOT / CARLO DE BENEDETTI RACCONTA IL SUO INCONTRO DECISIVO CON STEVE JOBS CHE PERO’ EGLI NON SEPPE RICONOSCERE

| 4 Marzo 2025 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo ________

Spesso sono gli incontri che fai che ti cambiano la vita.

Alcuni possono migliorarla, o rovinarla; distruggerla, o aiutarla, per un periodo più o meno breve di tempo, per un tratto più o meno lungo di strada, compiuto insieme, mano nella mano.

Ma ce ne sono soltanto pochi, pochissimi, rari, rarissimi, che, magari di colpo, trasformano la vita di chi si incontrano, per caso, si direbbe, anche se mai niente avviene per caso, la influenzano profondamente, la cambiano radicalmente, la esaltano e la fissano per sempre, e comunque rimangono là, dentro, là stanno, profondi, profondissimi, indelebili, l’istante reso eternità, giorno dopo giorno presenti e fecondi, anche quando tutto sembra cambiato, anche quando tutto sembra finito. 

Ecco, sono questi gli incontri decisivi.

Ed ecco, questo io penso e più volte ci ho ragionato su, con me stesso, con coloro i quali hanno la bontà di leggere quello che scrivo.

Ora però devo fare un aggiornamento. Da ieri sera, quando ho visto in prima tv su La7 il documentario “Il Capitalista” del marito di Lilli Gruber Jacques Charmelot, dedicato a Carlo De Benedetti, l’imprenditore protagonista della vita economica, politica e giornalistica italiana degli ultimi sette decenni.

Mi piace definire l’autore in questo modo: spesso siamo accusati da un certo tipo di femminismo di adoperare le qualifiche matrimoniali in modo sessista e non vedevo l’ora di poterlo fare una volta tanto in senso contrario, come nella fattispecie.

Non è comunque del documentario che voglio trattare, dei suoi contenuti e delle numerose riflessioni che suscita, nè insomma del suo protagonista, l’ingegnere.

Solo di una delle tante circostanze che egli ha rivelato in una lunga confessione-racconto davanti alla macchina da presa del marito di Lilli Gruber Jacques Charmelot.

Di quando incontrò Steve Jobs: “Mi chiese chi ero e mi disse ‘stiamo facendo un nuovo round di finanziamento della mia azienda, se lei mette 20 milioni diventa socio al 10%’. Io l’ho presa come la sfida dell’impossibile. È stato il più grande errore della mia vita”.

Carlo De Benedetti era in California per un viaggio di affari, per le sue attività della Olivetti, ai primordi dell’elettronica e della informatica, quelle che da là a poco avrebbero radicalmente cambiato la nostra identità di contemporanei e l’intero mondo nostro, come l’avevamo conosciuto fino ad allora. Temporalmente siamo negli anni Settanta. Lui era già affermato imprenditore, Steve Jobs non era ancora nessuno, se non un giovane di belle speranze, che senza soldi e senza possibilità sperimentava strani congegni nel garage di casa dell’abitazione dei suoi genitori insieme ad un amico fidato, Stephen Wozniak.

Successe che il collaboratore che accompagnava Carlo De Benedetti in quel viaggio americano e che in qualche modo aveva avuto notizie delle attività sperimentali di quel certo Steve Jobs, destinato conquistare l’intero universo con la sua azienda, la Apple nell’immediato futuro, di cui però in quel momento nessuno poteva sapere, convinse il riluttante ingegnere italiano a fare un salto al garege, giusto cinque minuti, prima di rientrare in albergo al termine di una faticosa giornata di appuntamenti di lavoro.

Fu così che Steve Jobs fece a Carlo De Benedetti la proposta, però rifiutata.

Ora, venti milioni delle vecchie lire sarebbero l’equivalente oggi di cento-centocinquantamila euro, insomma una cifra nemmeno esorbitante, ma sul momento giudicata incompatibile con i bilanci della Olivetti e quindi negata.

C’è pure un tocco di involontario umorismo nella narrazione. E’ quando De Benedetti racconta di quando, appena arrivato al famoso garage di Cupertino, vede l’amico di Steve Jobs, Stephen Wozniak e ne rimane scandalizzato, così, subito, di primo impatto: “Quel Wozniak aveva i capelli lunghi fino alle spalle, il che per un torinese già rappresentava un po’…un approccio un po’ toccante, diciamo così…”.

Bellissimo.

Ed ecco il mio aggiornamento: esistono anche gli incontri decisivi che però non sappiamo cogliere, non sappiamo riconoscere, non sappiamo capire, peggio se è a causa di uno stupido pregiudizio, di quando sul momento non cogliamo l’attimo fatale e siamo poi destinati a rimpiangerlo per tutta la vita.

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Politica

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