POLVERE DI STELLE / SHIRLEY TEMPLE, ENFANT PRODIGE DEGLI ANNI TRENTA

| 23 Febbraio 2025 | 3 Comments

di Elena Vada _________

Oggi vi parlerò di SHIRLEY TEMPLE, una delle Star, più pagate di Hollywood. 

Nel 1998 fu inserita nella lista delle dive del secolo, davanti a Rita Hayworth, Lauren Bacall e Sophia Loren, ma, ai tempi dello strepitoso successo, era una BIMBETTA di pochi anni.

Gli americani la adoravano e spesero milioni di dollari in prodotti con la sua immagine, bambole, canzoni, tazze, cappelli, vestiti, qualsiasi cosa, purché sopra ci fosse lei.

Il presidente statunitense, Franklin Roosevelt,

disse : “È meraviglioso che, per pochi centesimi, ogni americano possa entrare in un cinema e vedere il sorriso di una bimba, che gli ridarà la forza di andare avanti”.

Quella ‘bimba del grande schermo’, appariva bionda a boccoli, sorridente e sensazionale, piena di talento. 

Un prodigio della natura.

Rappresentava tutto quello che la società americana sognava, durante la Grande Depressione.

Ma la Shirley Temple dei film, non esiste!

La piccola non era davvero bionda e non aveva nemmeno gli occhi azzurri. Quell’ immagine di bellezza era solo l’ennesima invenzione dell ’industria cinematografica hollywoodiana, che tante volte, nelle nostre biografie, abbiamo visto trasformare le future dive, in ammalianti star bionde.Shirley Jane Temple, nacque il 23 aprile 1928 a Santa Monica, in California, terza figlia di una casalinga e un impiegato bancario. La madre riversò, sull’unica figlia femmina, le sue ambizioni di ballerina mancata, iniziò a farla partecipare a continue audizioni.

A tre anni la portarono a fare un corso di danza e poco dopo iniziò a recitare, a quanto pare su proposta di un direttore di casting che l’aveva vista in un piccolo spettacolo. Il direttore lavorava per la Educational Pictures, che in quel periodo si stava dedicando ai Baby Burlesks, brevi film comici con bambini protagonisti.

Il critico e narratore Graham Greene, nel 1935 scrisse: “Se i suoi ammiratori – signori di mezza età ed ecclesiastici – soggiaciono alla sua ambigua civetteria e alla vista del suo corpicino ben fatto e desiderabile e che trabocca di una smisurata vitalità, è solo perché il soggetto e la sceneggiatura dei suoi film alzano una barriera di sicurezza tra la loro ragione e il loro desiderio”. Accusò insomma i film della diva bambina (l’uso che della sua immagine veniva fatto) di incitamento alla pedofilia. 

Greene fu citato in giudizio dalla Fox, per questa recensione, accusato di perversione e gli chiusero il giornale.

Molti amavano Shirley per il suo talento e la sua innocenza, ma in realtà sembrava una piccola adulta e questo alimentava torbidi pensieri. 

Solo nel 1934, la Temple recitò in una dozzina di film, tra cui “Bright Eyes”, dove eseguì quella che divenne una delle sue più famose routine “On the Good Ship Lollipop”.

 

Fu questo il film che salvò la Fox dalla bancarotta nel 1934. A questa pellicola seguì poco dopo ‘Riccioli d’oro’ (1935).

Prima ancora di raggiungere i dieci anni d’età, Shirley Temple era già una delle attrici più popolari del cinema americano, diventando addirittura la prima star bambina a ricevere un Oscar a soli sei anni.

Shirley non conobbe la sua ‘reale data di nascita’ fin quando non ebbe compiuto 13 anni. 

Il suo certificato fu, più  volte, modificato per prolungarne l’infanzia, agli occhi della gente.

Shirley Temple ricordava con affetto la collaborazione con Bill “Bojangles” Robinson, con il quale formò la prima coppia interrazziale che danzava insieme sullo schermo.

In un’intervista con NPR (National Public Radio) l’attrice esaltò Robinson dicendo: “Non mi trattava come una bambina, mi piacevano le persone così. E Bill era il migliore.” Robinson, che insegnò a Temple il tip-tap, sopportò un orribile razzismo, da parte del mondo di Hollywood. Fu il coreografo di molti suoi balletti.

Quello che si evince, dall’autobiografia di Shirley Temple, è un racconto amaro, brutto e triste. A volte, squallido.

Descrive i primi anni della sua vita come “un cinico sfruttamento della mia innocenza infantile”, ma ammette che senza di esso, non sarebbe diventata la cosiddetta “America’s Sweetheart“ (il ‘Tesoruccio  d’America’).

Privata dei ricordi dolci e felici di ogni bimba, nascosta dietro riccioli biondi e un docile malizioso sorriso, fu disturbata dal suo scopritore Charles Lamont. 

Oltraggiata dal produttore e paroliere, Arthur Freed, premio Oscar.

La Temple disse che l’orribile incontro con lui, fu il motivo per cui lasciò la MGM, dopo un solo film e tornò alla Fox.

I film di Shirley, che ricordo meglio, sono: ‘Heidi’ e la ‘Piccola principessa’, attraverso i quali, ho constatato che era una fenomeno, impressionante. Una professionista seria, come descritta dai registi. Una instancabile, macchina da film.

Con il tempo, mentre si avvicinava all’adolescenza, gli spettatori persero interesse nel suo personaggio.

Nel 1950, delusa dalla qualità dei ruoli offerti, Temple decise di allontanarsi da Hollywood, anche se continuò a fare sporadiche apparizioni nel cinema. Nonostante avesse accumulato milioni, la cattiva gestione finanziaria, ridusse notevolmente il suo patrimonio.

Ai vertici dello star system per circa un decennio, la Temple si fece riconoscere anche per il suo grande impegno ambientalista, tanto da rappresentare la sua nazione nel 1972, alla Conferenza delle Nazioni Unite, sull’ambiente umano. Era una convinta ed attiva repubblicana.

Nello stesso anno, come rammenta Greenme.it, svelò di aver sviluppato un cancro e di essersi sottoposta a una mastectomia. Lottò per la prevenzione.

La vezzosa smorfia birichina o malinconica, del suo volto, con le fossette, che aveva divertito e commosso gli spettatori di mezzo mondo, infine annoiò le platee.

Personalmente la trovo ancora oggi, incantevole, ma ‘Finta’. Soprattutto trovo ignobile, lo sfruttamento cui fu sottoposta.

L’infanzia della Temple, fu – solo un travestimento – purtroppo.

L’ infanzia, dovrebbe essere, INTOCCABILE!

Nel 1945, all’età di 17 anni, Shirley sposò l’attore John Agar, da cui ebbe una figlia Linda Susan.

Nel 1950, si risposò con l’uomo d’affari californiano Charles Black (da cui avrà un figlio, Charles Alden Black, Jr., e una figlia, Lory Black), che le avrebbe candidamente rivelato di non aver mai visto, nessuno dei suoi film. 

Nell’aprile 2008, Shirley Temple si ruppe un braccio poco prima dell’ottantesimo compleanno, cadendo nella sua casa di periferia nella contea di San Matteo a Woodside. Morì di broncopneupatia cronica ostruttiva, il 10 febbraio 2014, all’età di 85 anni, nella sua casa di Woodside, accudita dai suoi familiari.

Un celebre quadro di Salvador Dalì rappresenta Shirley come una sfinge, ed è intitolato “S.T. il più giovane mostro sacro del cinema”.

Chiudo questa biografia con una personale, scomoda, osservazione: 

I film della Temple, avevano una formula elementare, basata su sceneggiature scontate, con storie semplici, melense, mielose,  e sempre gli stessi elementi: 

– protagonista una tenera bambina, magari orfana, degli adulti adorabili e affettuosi, dei poveri sempre meritevoli di amore e di aiuto.

Per me, è inspiegabile, l’ingenuo coinvolgimento ed interesse, degli americani che erano, ma forse sono rimasti, (per alcuni versi) dei “bambinoni”, suggestionati e sensibili ai buoni sentimenti espressi nei film della Temple che, recitando, dispensava loro buon umore, ottimismo, fiducia e, nonostante il periodo, nero della ‘Grande Depressione’, portava a pensare: “Tutto finirà bene!” … e così fu.

Oggi c’è Trump, che non ha i boccoli, ma induce gli americani, a pensare la stessa cosa: “Tutto andrà meglio!” … e la fiducia che raccoglie tra i compatrioti, aiuterà in questo senso, come ai tempi della Temple.

Gli americani sono in una confederazione di Stati con migliaia di etnie, ma, buon per loro, si sentono un “popolo”.

______

( 22 – continua )

Category: Cultura

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Comments (3)

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  1. Giusy ha detto:

    Piaceva tanto… bella dyor6

  2. Marco ha detto:

    Tanto democratici questi americani… Ma poi

  3. Gabriella ha detto:

    Era un piccolo miracolo… Incredibile pensare che fosse una bimba di pochi anni. Bella storia come sempre

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