ULIVI SENZA CURE ALLA XYLELLA? INNESTI IBRIDI? LE TESI DI GIOVANNI RIPA DI COLDIRETTI E LA RISPOSTA DELLA PROFESSORESSA MARGHERITA CIERVO

| 24 Gennaio 2025 | 0 Comments

(Rdl) ________ “Un terzo degli ulivi monumentali della Puglia è sparito a causa della Xylella…

C’è via libera al secondo bando di innesti, un tentativo sperimentale per salvare gli esemplari centenari e millenari, con una dotazione finanziaria di 1,7 milioni di euro del Piano di rigenerazione olivicola…

Se non esistono cure per salvare gli ulivi infetti da Xylella una strada è la convivenza con il batterio attraverso la pratica dell’innesto con varietà resistenti per salvaguardare gli ulivi millenari… Si tratta di una pratica sperimentale, adottata con enormi ritardi che se operata su ulivi fortemente compromessi non produce i risultati sperati“.

Questa la sintesi delle dichiarazioni del presidente di Coldiretti Brindisi, Giovanni Ripa, come riportate ieri dall’agenzia Ansa.

A leccecronaca.it sono sembrate infondate, comunque meritevoli di un approfondimento.

Per questo motivo abbiamo chiesto di commentarle a Margherita Ciervo, professoressa di Geografia economico-politica presso il Dipartimento di economia, management e territorio dell’Università degli Studi di Foggia e Associate researcher presso il LAPLEC, Laboratory for the Analysis of Places, Landscapes and European Countryside, University of Liège (Belgio), autrice di saggi divulgativi e studi scientifici, autorevole studiosa della questione Xylella.

La ringraziamo per aver accettato di mandarci il contributo che qui di seguito riportiamo:

Ad oggi non risulta noto alcun documento, studio o analisi che dimostri che “Un terzo degli ulivi monumentali della Puglia” sia “sparito a causa della Xylella”. Queste gravi affermazioni (come quelle secondo cui in Salento vi sarebbero 21 milioni di ulivi infetti, disseccati o morti a seconda dei comunicati stampa) devono essere supportate da dati forniti dagli organi competenti altrimenti non sono altro che numeri infondati che procurano allarme e alterano la realtà dei fatti.

Del resto, continuare a sostenere ancora oggi l’inesistenza di cure è davvero incredibile, dato che sono oramai noti e ampiamente utilizzati diversi protocolli scientifici che permettono di riportare le piante disseccate, anche positive Xylella e in area infetta, al loro pieno stato produttivo.

Fra questi, si richiamano quelli contenuti nelle seguenti pubblicazioni scientifiche internazionali: Bruno e Tommasi, 2021; Scortichini, 2021; Tatulli et al, 2021; Fanizzi et al., 2022; Scortichini, 2022; Bruno, 2024; Nuti, 2024; Scortichini et al. 2024. 

Fra l’altro, l’efficacia del cosiddetto “protocollo Scortichini” è stata ulteriormente confermata sulla base di rilevazioni satellitari analizzate dal CNR (Blonda et al., 2023). 

Inoltre, anche l’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia a gennaio 2022 ha pubblicato un documento nel quale prende atto della ripresa vegetativa di olivi precedentemente disseccati attestando che le piante di olivo positive a Xylella sono state in grado di riprendere il loro stato vegetativo e produttivo grazie alle buone pratiche agronomiche (nella foto del nostro archivio le campagne di Galatone cioè in piena zona dichiarata ‘infetta’ ad ottobre scorso, ndr).

Senza considerare che un recentissimo studio (Scortichini e Ragno 2024), condotto nella prima zona focolaio di Xylella e in molti altri oliveti ubicati nella provincia di Lecce, dimostra l’esistenza di una diffusa resilienza di ulivi precedentemente disseccati e in completo stato di abbandono (ovvero senza l’applicazione di alcuna pratica agricola né cura) che attualmente mostrano una spontanea e significativa ripresa vegetativa e produttiva.

Quindi l’affermazione che non esistono cure divulgata da agenzie di stampa del calibro dell’ANSA non corrisponde al vero e invocare da parte delle associazioni di categoria la mancanza di strategie di cure al fine di chiedere alle aziende agricole di partecipare al bando per gli innesti potrebbe apparire alquanto strumentale. E, comunque, non pare un ottimo consiglio considerato che non sempre gli innesti vanno a buon fine come, per citare solo un esempio, il caso dell’ulivo di Piazza Sant’Oronzo a Lecce dimostra.

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LA RICERCA nel nostro articolo del 16 gennaio scorso

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Category: Costume e società, Cronaca, Politica

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