IL TAR SALVA LA FONTANA DI MELISSANO, MONUMENTO ALLA BRUTTEZZA: L’OBBROBRIO ARCHITETTONICO RIMANE
di Graziano De Tuglie _______
Con sentenza pubblicata il 19 novembre scorso il TAR di Lecce ha accolto il ricorso del comune di Melissano avverso il provvedimento della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio Province di Brindisi Lecce e Taranto che intimava l’abbattimento della cosiddetta “fontana monumentale” addossata alla chiesa matrice di quel comune.
La giustizia amministrativa ha pronunciato questo verdetto per un ricorso risalente al settembre 2019, anche se le polemiche sulla bruttura rappresentata dall’installazione della fontana di Melissano (che non merita proprio l’appellativo di “monumentale”) datano fin dalla messa in opera della stessa.
Alla sentenza del TAR è seguita una nota della sezione Sud Salento di Italia Nostra ha riaperto l’ultradecennale polemica sulla orrenda “Fontana di Melissano” che sfregia la piazza laterale alla Chiesa Matrice di quel comune.
Il presidente e il segretario della sezione Sud Salento di Italia Nostra, Mario Fiorella e Marcello Seclì, hanno commentato la sentenza emessa ben cinque anni dopo la presentazione dal ricorso intentato dal Municipio di Melissano contro il provvedimento della Soprintendenza all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto.
Quell’obbrobrio architettonico fu edificato nel 2004 sotto la sindacatura di Roberto Falconieri, che si atteggiava a ducetto in sessantaquattresimo, con un progetto sciagurato che ha sfigurato per sempre l’aspetto di un luogo centrale per Melissano e che non ha mai funzionato dato che, all’attivazione del dispositivo, si constatò che era pericoloso per i cittadini inondando costantemente piazza e vie circostanti di acqua che rendeva scivoloso il transito di persone e mezzi.
La bruttura del manufatto, denunciata dall’opposizione consiliare già in fase progettuale, fu immediatamente percepita da tutte le persone di buonsenso e dotate di normale gusto architettonico come abnorme e stridente col contesto architettonico come esistente da un secolo mentre l’amministrazione comunale dell’epoca la difese a spada tratta con furore ideologico in nome di un traghettamento verso una sedicente “modernità”.
Una campagna ostile alla bruttezza dell’installazione fu immediatamente lanciata dal periodico salentino “La Contea” e coinvolse un gran numero di Salentini e tante associazioni, anche a livello nazionale, coinvolgendo anche notissimi critici d’arte che ne bollarono l’oscenità evidente. Arrivò alla ribalta televisiva nazionale tramite un servizio di pesante critica di “Striscia la notizia”.
Dopo tutto il clamore suscitato la Soprintendenza emise il provvedimento contestato davanti al Tar dall’attuale Amministrazione Comunale che ha trovato il favore della giustizia amministrativa.
Si tenga conto che il manufatto non ha mai ricevuto nessun parere degli enti sovraordinati al Comune competenti ad emettere giudizi di compatibilità col tessuto urbanistico e architettonico esistente proprio perché l’allora sindaco di Melissano si riteneva al disopra di ogni legge e regolamento in virtù di una propria presunzione di onnipotenza.
Il tribunale amministrativo nel dare ragione al comune ricorrente ha giustificato la sua decisione con il fatto che all’epoca della costruzione della fontana “modernista” la chiesa non era ancora annoverata nell’elenco dei beni architettonici tutelati dalla legge nonostante fosse stata costruita ben cento anni prima, l’apertura al culto risale infatti al 1902. Una motivazione rispondente al diritto ma illogica se si tiene conto dello scempio fatto di un monumento, come la chiesa matrice, solo perché esiste un ritardo nel definirlo sottoposto a tutela legislativa.
Sinceramente rimane incomprensibile come gli attuali amministratori di Melissano non abbiano ancora, a vent’anni dallo scempio, preso coscienza del danno perpetrato e non abbiano preso al balzo l’opportunità di demolire l’inutile e inattivo manufatto proprio prendendo spunto dalla delibera di abbattimento della Soprintendenza, esponendosi invece ad essere additati, a livello nazionale, come fautori di un attentato all’armonia monumentale del tessuto urbano del centro storico di Melissano.
Ora Italia Nostra, che fu artefice di ulteriori insistenti azioni e campagne contro lo scempio perpetrato, nel commentare la sentenza del Tar afferma: “L’auspicio che la Sezione Sud Salento di Italia Nostra intende esprimere a seguito di tale sentenza non può che essere quello che la Soprintendenza (e per essa il Ministero della Cultura) impugni tempestivamente dinanzi al Consiglio di Stato il provvedimento del TAR Lecce e che – quanto prima – vengano ristabiliti i termini esatti della vicenda e fatta giustizia con la rimozione di quell’obbrobrio che – in primis – grida vendetta al cospetto della Chiesa della Beata Vergine Maria del Rosario e dell’intelligenza di tanti cittadini di Melissano che hanno subito l’onta di quegli amministratori che allora sono stati promotori del misfatto e di quegli che di recente hanno impugnato il provvedimento di demolizione.”
Intanto Melissano è costretta a rimanere ancora deturpata da una mostruosità architettonica.
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