IL PRANZO DELLA DOMENICA / A CASA DI RITA RUCCO, DOVE “tutto si rinnova e tutto torna alla mente”
di Raffaele Polo _________
Rita Rucco è una poetessa, animo nobile e sensibile. È indaffaratissima, in questi giorni, ad ultimare l’organizzazione del Premio di poesia dedicato al padre, Niny, indimenticabile poeta salentino. E proprio in quella che era la sua dimora ed è oggi una sorta di vero e proprio museo, Rita ci dà appuntamento per un incontro conviviale, per ‘il pranzo della domenica’.
Ci accoglie con la presenza di due gattoni neri, Gigio (foto sopra) e Romeo (foto sotto), con i quali facciamo subito amicizia.
E poi Rita, da brava poetessa, ci introduce alla sua idea di ‘pranzo della domenica’. «Il pranzo della domenica è il pranzo di famiglia e, nel nostro caso, dei ricordi nella casa di famiglia», ci spiega.
«Ormai da anni abbiamo, noi fratelli, eletto la casa, che nei decenni ci ha visti crescere e diventare uomini e donne, padri e madri a nostra volta, nel luogo deputato agli incontri domenicali e festivi in genere.
Qui ci riuniamo per dare senso ai giorni più significativi, qui ci sentiamo tutti naturalmente accolti dalle mura che conservano umori, soffi, immagini di chi non c’è più: Pina e Niny.
Il pranzo della domenica è un’occasione, un bisogno di ritrovarsi con i rispettivi compagni e i nostri figli quando ritornano per le feste o le vacanze, ed è anche un modo per offrire qualche ora in più di compagnia a chi in quella casa è rimasto: Romeo e Gigio, i due gatti neri neri che avevamo accolto per salvarli dall’ abbandono e che hanno regalato un po’ di gioia a nostro padre, quando la sua e la nostra Pina se n’è andata.
Nelle riunioni domenicali e festive riproponiamo, forse senza essercene accorti all’inizio, i piatti che nostra madre e nostro padre preferivano rispettivamente preparare e gustare.
Mia sorella Sandra, Alessandra, prepara spesso la lasagna al forno e la salsiccia in padella, io mi dedico alla parmigiana, alle cotolette di melanzane per chi non ama la carne, o ai filetti di merluzzo, al contorno di insalata mista con carote, cipolle di Tropea, radicchio e brasiliana.
Quasi sempre lo stesso menù.
Le varianti possono essere le polpette al sugo, gli involtini di carne ripieni, o i petti di pollo fritti, le melanzane arrostite, i peperoni arrostiti, ma la parmigiana è sempre presente: è il mio orgoglio. Chiunque la assaggi ne tesse le lodi, anche al di fuori dei contesti familiari.
Perché? Perché negli anni ho osservato e poi imitato i gesti, le dosi, le scelte, le proporzioni degli elementi necessari, che compiva mia madre. Un esempio di misura, di armonia, di bellezza non solo in cucina. Ne ho introiettato forme, dosi, passaggi che ritrovo in tanti momenti della vita. È la parmigiana dell’essenziale: le melanzane tagliate sottili rigorosamente passate nella farina, poi nell’uovo battuto e infine fritte con olio extra vergine d’oliva. Il ripieno di mozzarella, parmigiano e mortadella, ricoperto con un solo strato di melanzane e ancora formaggio e sugo.»
Come per magia, chiudendo gli occhi e accarezzando i gatti, ci sembra di pregustare le profumate vivande che Rita ci ha presentato con dovizia di particolari.
La nostra ospite, con voce commossa, così conclude:
«È lì, in quella casa che tutto si rinnova e tutto torna alla mente. Sempre. Basta entrare nei vari ambienti rimasti intatti e tutto parla di loro, di noi. Varcare la soglia dello studio di nostro padre significa per noi essere travolti dalle emozioni che rimandano le immagini, gli scritti, i volumi, i quadri, i trofei, o le coppe e le medaglie degli innumerevoli premi di cui è stato insignito nella sua lunga e operosa vita di Docente e di Poeta.
Ogni volta onoriamo così il loro ricordo in compagnia anche dei nostri piccoli pelosetti, felici della vita che si rinnova intorno a loro soprattutto di domenica.»
Il nostro incontro termina così, emozioni e stati d’animo contrastanti, ricordi e condivisioni hanno riempito di intensità questo ‘pranzo domenicale’, che ci ha arricchito e commosso.
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