GLI STUDI DI MICHELE ONORATO E DEGLI SPELEOLOGI DEL CENTRO APOGON FANNO RISALTARE LA PALUDE DEL CAPITANO, LINEA DI CONFINE FRA TERRA E MARE, A PORTO SELVAGGIO, GIOIELLO DEL NOSTRO TERRITORIO SALENTINO
di Graziano De Tuglie _______
La Palude del Capitano, zona protetta della costa di Nardò diventa centro di indagini di alta scientificità grazie al lavoro di dottorato di Michele Onorato che ha avviato un’intensa campagna di ricerca sulle peculiarità della zona.
La Palude del Capitano fa parte del parco regionale di Portoselvaggio ed è studiata da decenni dagli studiosi che si interessano di ecosistemi sotterranei e sottomarini per le specifiche caratteristiche della costa carsica che segna una linea di confine tra terra e mare; come in tutte le linee di confine esiste una vasta porzione di territorio che denota una profonda contaminazione tra l’ambiente marino e quello terrestre accentuato dalle acque sotterranee tipiche dei suoli carsici che si mischiano con le acque marine dando origine ad un habitat raro.
Queste particolari condizioni hanno destato un vasto interesse scientifico negli speleo sub del Centro Apogon, piccola attiva associazione che gode di grande considerazione da prestigiosi istituti scientifici italiani e internazionali, che si sono dedicati a lunghi periodi di osservazione e studio.
Questo intenso percorso di analisi e studio ha indotto il Dipartimento di Geologia dell’Università di Bari ad istituire una borsa all’interno del dottorato di ricerca “Earth Processes and Management of Resources and Risks or a Resilient Society and Territory” per il progetto “Ricerche idrogeologiche e biologiche nelle doline del Salento (Puglia, Italia meridionale) volte alla valutazione della qualità delle risorse idriche”.
Il progetto di dottorato è condotto dallo speleosub e biologo marino neretino Michele Onorato, sotto la supervisione scientifica del prof. Mario Parise e del prof Zini dell’ università di Trieste con la collaborazione della prof.ssa Iole di Capua della stazione Anton Dohrn di Napoli. L’analisi riguarderà aspetti idrogeologici (in collaborazione con le Università di Bari e di Trieste) e biologici (Stazione Anthon Dohrn di Napoli).
Parallelamente a questi studi afferenti al dottorato di ricerca si sviluppa anche un lavoro di ricerca multidisciplinare sul fenomeno dei sinkhole (spundulate) della costa ionica salentina crolli delle superfici carsiche che danno origine a laghetti di acque sotterranee; studio particolarmente interessante sul fenomeno che interessa alcune aree della costa ionica, prevalentemente in territorio di Nardò, che ben si inquadrano in una particolare nicchia del territorio della Regione Puglia (che è prevalentemente caratterizzata dall’affioramento di rocce carbonatiche, per cui i processi carsici risultano di estrema rilevanza praticamente sull’intero territorio).
Il merito principale di questa rilevanza come settore di studio è del dottor Michele Onorato (foto sopra), neritino doc, che ha sviluppato con rigore scientifico le osservazioni che, nel corso di svariati lustri, aveva iniziato e portato avanti il padre Raffaele, pioniere della speleologia salentina e pugliese e poi artefice della variante subacquea della speleologia.
Michele Onorato è uno speleosub del Centro di Speleologia Sottomarina Apogon, Biologo marino con Laurea magistrale in Coastal and Marine Biology and Ecology, Dottorando in “Earth Processes and Management of Resources and Risks for a Resilient Society and Territory”, Istruttore Subacqueo di 2° Livello ANIS/CMAS ed è già coautore di numerose pubblicazioni scientifiche mentre il padre Raffaele ricopre un posto di tutto rilievo nella speleologia italiana e internazionale. Raffaele onorato si occupa di speleologia da ben 52 anni, tra i fondatori del Gruppo speleologico Neritino e della Federazione speleologica Pugliese; all’interno del GSN ha fondato la Sezione Speleosubacquea e la Scuola di Speleologia di Nardò. Dal 1988 al 1995 ha ricoperto la carica di Vice Presidente della Federazione Speleologica Pugliese. Per sei anni, dal 1986 al 1992, ha rappresentato la Puglia nel Consiglio Nazionale della Società Speleologica Italiana.
Per dodici anni è stato Responsabile del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico per Puglia, Calabria e Basilicata (fino al dicembre 2000), effettuando e dirigendo con successo decine di operazioni di soccorso in montagna, grotte, forre, ipogei artificiali e cavità sommerse. Con l’esperienza maturata ha anche contribuito, in presenza e intervento diretto ma anche con richiestissime consulenze in remoto, a numerosi interventi di salvataggio in molte nazioni anche extra europee.
Con i colleghi del GSN ha scoperto tutte le grotte costiere dello Ionio Salentino provvedendo alle meticolose operazioni di rilevamento e catalogazione delle caratteristiche e alla stesura della topografia di ciascuna di esse.
Si tratta di una attività costante e proficua che ha portato alla luce peculiarità territoriali prima sconosciute e che sono diventate motivo di attrazione scientifica per molti ricercatori scientifici di altissimo livello, organici in prestigiosi centri di ricerca universitari a caratura internazionale; le scoperte descritte hanno portato anche ad un incremento sostanzioso del turismo attraendo l’attenzione dei viaggiatori e vacanzieri che non si limitano ad osservare il paesaggio ma che vanno alla ricerca delle specificità territoriali.
Ma i riconoscimenti delle amministrazioni locali hanno sempre lasciato a desiderare dato che non sempre si è compreso il beneficio che la meticolosa osservazione delle caratteristiche territoriali e l’attento studio dei fenomeni ivi esistenti ha portato alla costa e al sottosuolo di Nardò.
Nei tempi agli speleologi e agli speleosub neritini si sarebbe dovuto assegnare come sede l’edificio costruito per la Stazione di Biologia Marina che si doveva instituire a Santa Caterina e che invece è stata abbandonato all’incuria assoluta fino a renderlo una costruzione fatiscente svenduta all’asta per pochi denari.
Invece per la campagna di studio di cui stiamo parlando il comune di Nardò ha compreso l’importanza e il rilievo scientifico dell’operazione concedendo l’uso di una limitata parte della costruzione costiera nota come Casa del Capitano a supporto delle operazioni necessarie ancorché con un orizzonte temporale anch’esso piuttosto limitato.
Le attività di studio, in cui gli studiosi sono coadiuvati dai validi volontari dell’associazione Speleosubacquea Apogon, sono già iniziate e vengono portate avanti con alacre solerzia per sfruttare tutto il tempo disponibile per evidenziare i fenomeni che il territorio custodisce.
A noi non rimane altro che attendere di leggere i documenti che riporteranno le evidenze osservate e la loro analisi scientifica e che, sicuramente, ci doneranno ampi sprazzi di sapere sulla evoluzione di questa fascia di terra in cui viviamo.
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