GIANFRANCO FINI. IL VENTENNIO E LA DESTRA CHE NON C’E’ di Valerio Melcore 2° puntata

| 21 Gennaio 2014 | 0 Comments

Fini ha deciso di presentare il suo libro anche a Cavallino, il mio paese.
L’amministrazione comunale mi ha fatto recapitare l’invito, come tante altre volte in occasioni della presentazione di questo o quel libro, solo che questa volta non posso mancare.

Vorrei evitare di andare ad ascoltarlo, sopratutto in questo momento in cui Fini è oggettivamente in difficoltà, provo un pò di amarezza per lui.

Senza alcun ruolo istituzionale o politico, abbandonato da tutti, non comprendo perchè ha deciso di  impegnarsi nella presentazione di un libro nel quale per giustificare le proprie scelte, perdenti, è costretto ad attaccare Berlusconi e a fare il mea culpa.
In tutti questi anni in cui è venuto nel Salento, quando riempiva le piazze e le sale, circondato da miriadi di personaggi locali che facevano a gara per farsi fotografare insieme al leader della destra italiana, ho evitato di cercarlo foss’anche solo per salutarlo.
Anche quando qualcuno mi riferiva che aveva chiesto di me.
Ma mi chiedevo cosa avevo in comune con quest’uomo che era diventato uno dei più importanti uomini politici italiani? Cosa avrei potuto chiedergli, cosa avrei potuto dirgli? La nostra visone della politica era molto diversa… e non da oggi.
Faceva impressione vedere il numero di fotografi, di giornalisti, di poliziotti, oltre allo sciame di politici di tutte le risme che lo accompagnava prima e dopo aver tenuto un comizio o aver partecipato ad un incontro.
Qualche volta l’ho seguito da lontano, ero contento per lui, per l’amico di un tempo al quale però nulla più mi legava.
Avevo 20 anni e lui ne aveva 25, quando ci siamo conosciuti lui era  Segretario Nazionale del Fronte della Gioventù credo che fosse il 1977, e io  ero stato nominato Segretario Provinciale del Fronte della Gioventù da poco.
Mi volle in Direzione Nazionale insieme a lui, e lì conobbi tanti amici, molti dei quali poi sono diventati importanti personaggi della vita politica italiana. Con uno di questi, Maurizio Gasparri ci siamo incontrati dopo qualche decennio e ci siamo abbracciati ricordando quelli che erano gli anni di piombo, tra lo sconcerto di quanti intorno a noi, deputati, consiglieri regionali, capicorrente, non riuscivano capire come mai tanta confidenza con un signore alla maggior parte di loro sconosciuto, si chiedevano chi fosse costui.

Ma torniamo a Fini, dopo avermi fatto entrare nella Direzione Nazionale del FdG., mi disse chiaramente di imparare a fare i comizi perchè da lì a 10 anni avrei dovuto fare il deputato. Io a Lecce, Brunetto a Brindisi, Francesco a Bari e così via.

Ma il mio sogno non era certo quello di fare il deputato, a dire il vero a quell’epoca noi giovani del Fronte guardavamo con un certo sospetto, non solo i deputati del nostro partito ma anche i dirigenti.
I sogni che molti di noi cullavano erano altri, e d’altro canto quando i giovani smettono di sognare si avvicina il crepuscolo di un popolo.

Erano sogni irrealizzabili? Si all’interno di quel partito, che viveva alla giornata non aveva le idee chiare non faceva elaborazione teorica, e si limitava a scimmiottare atteggiamenti e slogan che avevano fatto il loro tempo, era impossibile pensare che la destra potesse uscire dallo steccato dove si era fatta confinare.

Continua…

( nella foto da sx: Gianfranco Fini, Giorgio Almirante, Maurizio Gasparri e Almerigo Grilz)

Category: Costume e società

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