DA GIOVEDI’ 5 DICEMBRE A DOMENICA 8 NELLE SALE – A LECCE AL THE SPACE DI SURBO – IL FILM DELLO STORICO CONCERTO DI FRANCESCO GUCCINI A BOLOGNA DEL 1984. RIVIVE UN MITO

| 28 Novembre 2024 | 0 Comments

(g.p.) ________ Ci sono pochissime certezze nella vita. Una di queste è che i concerti di Francesco Guccini cominciano con ‘Canzone per un’amica’ e, a fiasco di vino svuotato, finiscono con ‘La locomotiva’. Cominciavano, finivano. Adesso son diventati rarissimi, a 84 anni.

Il più importante, fu quello del 21 giugno 1984. Piazza Maggiore a Bologna venne invasa da oltre centosessanta mila fan accorsi per assistere a quello che per l’epoca si rivelò essere un evento musicale senza precedenti, per celebrare i vent’anni di attività musicale. Sul palco, a festeggiare con lui, si avvicendarono grandi amici e colleghi come Lucio Dalla, Paolo Conte, Nomadi con Augusto Daolio, Pierangelo Bertoli e moltissimi altri.

In occasione del suo 40° anniversario,lo storico live rivive al cinema! 

Arriverà in esclusiva nelle sale cinematografiche dal 5 all’8 dicembre il film concerto “FRANCESCO GUCCINI: FRA LA VIA EMILIA E IL WEST” in una versione completamente restaurata con audio in 5.1. Il film sarà introdotto da un’intervista inedita al cantautore che ricorda l’evento e ne racconta i retroscena. 

“Mi è andato il cane sotto un camion quella sera
Ho pianto come un vecchio sopra una bandiera
Se fosse stato un compagno basco avrei forse pianto di meno”.

Così disse all’alba di una notte insonne passata a discutere insieme a Roberto Vecchioni,  il quale se ne ricordò più tardi per dedicargli ovviamente una canzone, e  al quale poi chiese:

“Professore,
Dimmi se sono un qualunquista, un uomo ad ore”.

E il giornalista in fondo è un modo di campare.

Pure il cantautore

“Colleghi cantautori, eletta schiera
che si vende alla sera per un po’ di milioni
voi che siete capaci fate bene
a aver le tasche piene e non solo i coglioni”

Lui, lo sa benissimo: “però non ho mai detto che a canzoni
si fan rivoluzioni, si possa far poesia”.

Per le rivoluzioni, forse è vero, ma alcune canzoni delle rivoluzioni possono diventare la colonna sonora di momenti storici decisivi, così come sono a livello popolare e individuale la colonna sonora della storia della vita di ognuno di noi.

Il Sessantotto in Italia lo possiamo studiare più che in un saggio accademico, con strofe come

“Mi han detto
Che questa mia generazione ormai non crede
In ciò che spesso han mascherato con la fede
Nei miti eterni della patria o dell’eroe
Perché è venuto ormai il momento di negare
Tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura
Una politica che è solo far carriera
Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto
L’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto”.

E a proposito di storie personali, S.F. continua a vivere, e per sempre vivrà dopo tanti anni da quel tragico incidente:

“Non lo sapevi che c’era la morte, quando si è giovani è strano

Poter pensare che la nostra sorte venga e ci prenda per mano, venga e ci prenda per mano…”.

Che non si possa far poesia, poi, non è vero.

Una poesia alla lucida follia per la paura del futuro; all’anelito di speranza, giustizia e libertà per i popoli oppressi; alla eroica disperazione per l’anarchia; tutto è neo realisticamente espresso con la ricostruzione delle inquietudini del primo Novecento nella sua poetica di versi come

“I primi anni del secolo, macchinista, ferroviere,
i tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti
sembrava il treno anch’ esso un mito di progresso
lanciato sopra i continenti.

E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano
che l’uomo dominava con il pensiero e con la mano:
ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite,
sembrava avesse dentro un potere tremendo,
la stessa forza della dinamite”.

E c’è pure la poesia, il mistero dell’amore, che lo ha spinto a cercare ininterrottamente, fino a sposarsi di nuovo a 71 anni, con una donna molto più giovane di lui. Lo aveva preannunciato  molto tempo prima, lucidamente profetico, alla sua prima moglie, alla quale aveva cercato di spiegare la crisi insita per sua stessa natura nel dna dell’amore:

“Certe crisi son soltanto
segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire.
Vedi cara certi giorni sono un anno,
certe frasi sono un niente che non serve più sentire.
Vedi cara le stagioni ed i sorrisi
son denari che van spesi con dovuta proprietà”.

E comunque però, dai, è vero:

“E’ difficile a spiegare,
è difficile capire se non hai capito già”

Category: Cultura

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