GIANFRANCO FINI. IL VENTENNIO IO BERLUSCONI E LA DESTRA CHE NON C’E’ di Valerio Melcore

| 18 Gennaio 2014 | 0 Comments

CAVALLINO sabato 18 gennaio 2014

Sono le 20,00, da poco è terminato l’incontro durante il quale si è tenuta la presentazione del libro di Gianfranco Fini. Il cui titolo è ” IL VENTENNIO Io Berlusconi e la destra tradita ” edito da Rizzoli.

La Galleria del Palazzo Ducale a Cavallino è gremita di gente, il personaggio attira ancora. Al tavolo della presidenza l’autore del libro, da un lato il sindaco di Cavallino, l’amico Michele Lombardi, dall’altro i giornalisti Claudio Scamardella del Nuovo quotidiano di Puglia, e Vincenzo Magistà Direttore di Telenorba.

Arrivo un pò in ritardo e appena giunto in sala faccio appena in tempo a sedermi e vedo che il sindaco mi indica, Fini muove la testa per cercare di individuarmi, mi faccio scorgere alzando la mano e salutando da lontano. Fini mi fa cenno di avvicinarmi con le mani fa un gesto per dire quanto tempo e passato,(35 anni per la precisione) lo raggiungo al tavolo della presidenza poi ci salutiamo una stretta di mano, gli faccio i complimenti perchè a differenza di me e rimasto molto simile a quando tanti, tanti anni fa ci frequentavamo, e poi torno al mio posto a fianco a mia moglie.
Il Sindaco Lombardi apre i lavori presentando l’ospite, poi prende la parola Fini.
Il linguaggio è quello di sempre fluido, lineare a volte coinvolgente.
Solo che non ha più il fascino che gli derivava dall’essere il leader di una formazione politica, o quella che gli veniva dal rivestire importanti ruoli istituzionali, quale Ministro degli Esteri o Presidente della Camera dei Deputati, o magari leader di Allenza Nazionale  e del Movimento sociale… e perfino di Segretario Nazionale del Fronte della Gioventu’ negli anni settanta.
L’uomo sembra provato, un po’ più vecchio e un po’ più magro di come lo ricordavo nelle ultime apparizioni televisive, e anche il sorriso sul volto compare meno di quanto non accadesse in passato.
Inizia il discorso spiegando che lui non parla mai nel libro di destra tradita, che è stato l’editore che lo ha voluto nel titolo, e aggiunge che lui però non si è opposto.

E dato che un libro, ovviamente, si inizia a leggerlo dal titolo, la copertina è l’unica cosa che si guarda prima di acquistarlo.
Nel mio caso poi, entra in gioco la deformazione professionale, facendo di mestiere l’art director, non ho potuto non soffermarmi sulla copertina, su come è stata realizzata, il titolo, i caratteri utilizzati, la grafica e i colori.

Tutte cose che ai più sfuggono ma non agli addetti ai lavori.
Oltre tutto, breve inciso, ho finito per fare il mio lavoro proprio grazie ad una militanza giovanile, in quello che era il movimento  guidato da Gianfranco Fini negli anni settanta.Un mondo come si diceva una volta, dove il più fesso parlava sette lingue, ma assolutamente privo di una cultura legata alla promozione dei prodotti, e i libri lo sono, così come lo sono le idee e i programmi delle forze politiche, insomma quello che oggi universalmente viene definito, con una brutta parola anglosassone, marketing.
E proprio per cercare di colmare una lacuna di quel mondo che da ragazzo iniziai a studiare quella che un tempo si chiamava grafica pubblicitaria, gli studi prima al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Belle Arti mi aiutarano in ciò.
Il fatto che Fini abbia accettato che il prodotto delle sue riflessioni fosse impacchettato in quella copertina, conferma ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che gli uomini della destra hanno poca dimestichezza e danno poca importanza alla presentazione, alla promozione di un prodotto che poi determina riflessioni, porta simpatie e a volte consenso, come un libro ben fatto può e deve fare.
I libri, da sempre, cambiano il mondo e il modo di percepirlo.
Anche chi non è esperto di comunicazione comprende  che questa copertina è stata confezionata pensando a un lettore vicino ai sessant’anni e magari con un trascorso da militante di un movimento politico squattrinato.

Infatti, la copertina sia nel titolo che nella grafica, oltre che nei colori utilizzati, danno l’idea di un libro datato e realizzato in economia.

Parole come Ventennio e Tradimento, riportano alla memoria un altro ventennio ed altri tradimenti, l’uso di un carattere lineare, con un grassetto commerciale, quello che era l’arial di una volta, che  le scalcinate tipografie di periferia negli anni 70 utilizzavano,  le sbavature riprodotte sopra e sotto le scritte, come quelle dell’inchiostro lasciato dai rulli delle vecchie macchine tipografiche, il fondo grigio della copertina che dà un senso di sporco, su cui una passata di giallo tendente al verdognolo dà il senso del vecchio… dello stantio… della muffa, da cui emergono le scritte che sembrano realizzate a tampone, un sistema di stampa artigianale ( stavo per dire autarchica) utilizzata quarant’anni fa, quando i manifesti fai da te venivano realizzati nelle sedi militanti del M.S.I. e del Fronte della Gioventù, e naturalmente nelle sedi della sinistra parlamentare e non, ci domandiamo perchè tutta questa cura nel realizzare una copertina che riporta tanto indietro nel tempo.

E la risposta ce la dà Francesca Leoneschi l’art director che ha realizzato la copertina, ed ecco cosa risponde alle domande poste in merito alla realizzazione della copertina di un libro:

 

Fare l’Art Director vuol dire avere diverse competenze nella comunicazione e nel marketing. Come si inseriscono e convivono con la parte creativa?
Mm argomento delicato. Molto spesso comunicazione visiva e marketing viaggiano su canali differenti. Il mio ruolo è di riuscire a trovare il giusto collocamento alla copertina in libreria analizzando il mercato editoriale.
 Autore e Art Director collaborano insieme? Si cerca sempre di accontentare le proposte di chi scrive o si cerca una via di mezzo?
 Molte volte arrivare a soddisfare un autore è un’impresa ardua, chi scrive la storia stratifica immagini nella  propria mente e riuscire a riassumerle una unica immagine è una vera sfida.  Un privilegio per pochi…
Per la vendita di un prodotto l’immagine è indispensabile. Quanto crede sia importante la copertina di un libro? Deve  far leva sul mercato o impersonare, descrivere il contenuto di un libro? Tantissimi lettori dicono che la copertina è la prima cosa che li colpisce. E’ davvero così? Cosa dicono i dati che ha a disposizione? 

 Credo che l’immagine sia importante, ma non determinante per la vendita di un libro. Un libro è una storia da raccontare e la  copertina ha questo ruolo, iniziare a raccontartelo.  Credo che un valore da ricercare sia la sincerità, una copertina non deve mai tradire il lettore. Ciò non significa che l’immagine debba essere sempre didascalica con il contenuto, a volte capita che la scelta iconografica segua strade distanti dal libro ma che riescono a coglierne profondamente il sentimento.
 Non ci sono dati a disposizione, il passaparola è importante per un libro (l’amico che ti consiglia il libro è più credibile di chi ha interessi diretti).
 L’autore è fondamentale per la vendita di un libro.
 Detto questo ci sono copertine fortunate che hanno aiutato le vendite, ma niente di più.

E torniamo a noi.
Le mie riflessioni iniziali hanno trovato conferma nelle parole della Leoneschi, rileggiamole: “la  copertina ha questo ruolo, iniziare a raccontartelo.  Credo che un valore da ricercare sia la sincerità, una copertina non deve mai tradire il lettore.”
Già la copertina dovrebbe iniziare a raccontare una storia…ricercare la sincerità…e non tradire mai il lettore… così come un politico non dovrebbe mai tradire i suoi elettori.
Solo che questo libro inizia a raccontare una storia che parte dal 94, mentre la copertina sarebbe stata indicata per raccontare storie di almeno venti anni prima.

Per cui è indubbio che questa copertina, non è sincera e tradisce il lettore, però Fini inizia la presentazione del libro dicendo che il titolo non lo ha scelto lui ma che l’editore glielo ha imposto e lui lo ha accettato. Lui ancora una volta non ha tradito… sono stati gli altri a farlo.

Io vi ho raccontato della copertina il libro è in edicola, compratelo, è importante confrontarsi anche con le idee, le impressioni, la lettura della storia di chi l’ha vissuta in prima persona, anche se non ne condividiamo scelte e comportamenti.

Domani se ne avremo voglia vi racconteremo degli interventi, degli uomini che gremivano la sala, delle facce e delle loro espressioni, che a volte raccontano più e meglio di mille parole, oppure delle domande che avremmo voluto porre e non ci è stata data la possibilità di fare.

Valerio Melcore

 

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Category: Libri

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