IL REPORTAGE / DIRITTO, GIOVANI E AMBIENTE: A LEZIONE DI SABATO SERA DAL PROFESSOR MICHELE CARDUCCI
di Giovanni Gemma _______
Nella marmorea cornice del Mercure Hotel President del capoluogo salentino, il Lions Club Lecce Messapia e il Leo Club Lecce Messapia hanno organizzato un sabato sera con il professor Michele Carducci dal titolo «Una Repubblica nell’interesse delle generazioni future: le implicazioni della Riforma dell’art. 9 e 41 della Costituzione».
Carducci è docente di Diritto comparato dei cambiamenti climatici, Comparazione costituzionale e geopolitica e Politica costituzionale comparata all’UniSalento, un esperto nel campo.
La presidente del Lions Club Lecce Messapia, Patrizia Aralla, ci ha tenuto a sottolinearne l’importanza accademica, legando l’evento a due temi in particolare: «ambiente e giovani».
L’incontro, in una delle sale conferenza comodamente riscaldate del President, si dà l’aria di ufficialità coi riti del club: prima la presidente suona la campanella dorata per dare inizio, poi partono – in immediata successione – l’inno europeo (la Nona sinfonia di Beethoven) e quello italiano (che viene invece cantato dai soci); una simil presentatrice fa gli onori di casa, saluta e passa la parola ad Aralla. Si scopre che ella è stata allieva di Carducci, e di lui è rimasta colpita dal «senso critico nel guardare la storia e la situazione contemporanea, senso che sollecita negli allievi».
La sala è tutta ovattata, e così anche gli scambi tra i soci dei Club. Giacche e cravatte ovunque, per fortuna Carducci e pochi altri spezzano questa distesa di completi monocolore nero. Ci sono anche alcuni ragazzi, invitati da soci (saranno loro insegnanti?) che risaltano per differenza d’abiti. La loro presenza si rende necessaria, almeno per provare a parlare di giovani generazioni con qualche giovane generazione.
La presentazione di Carducci, subito dopo le parole della presidente, è volutamente impostata sul modello di una lezione universitaria, anche se il professore ci tiene a sottolineare che «a volte si può imparare più dagli studenti di quanto si possa loro trasmettere». Si ha l’impressione che il professore voglia impostare l’incontro come una lezione, ma i titoli dei soci presenti in sala lo incupiscono all’inizio: è il timore di non avere cose abbastanza importanti da dire? Man mano, nella presentazione, anche Carducci si rilassa e riprende lo spirito universitario, anche perché – con tutto il rispetto dei titoli dei soci – le cose che va a trattare sono ben che sufficientemente importanti!
Proprio le nuove generazioni, dice Carducci, sono la novità introdotta nel diritto costituzionale italiano (che si allinea ad altri casi in Europa, come quello tedesco) dalla riforma del 2022. I nuovi elementi introdotti – ossia la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future (letteralmente, le non ancora nate) generazioni – sono nuovo vincolo e limite alle attività pubbliche e private.
È «una chiave di violino che apre una nuova partitura», metaforizza il professore, e la sentenza 105/2024 della Corte costituzionale è quella che «cambia spartito» definitivamente, immettendo la teoria costituzionalista nella pratica del diritto.
Non che la giurisprudenza finora abbia ignorato il sistema-Mondo e la tutela dell’ambiente, attenzione: basti pensare al caso ILVA, in cui la magistratura ha ricoperto un ruolo più attento di quello strettamente politico, diventando un esempio del necessario «bilanciamento di interessi». La nostra Costituzione è incentrata sulla persona umana – mentre altre sull’individuo (tipo quella USA) o sull’identità nazionale (come quella della Repubblica di Weimar) – e ora, alla persona attuale, si aggiunge quella futura.
Ora Carducci apre una parentesi, spiegando qualcosa che per noi può apparire banale ma che per il diritto è una mezza rivoluzione – ossia l’introduzione del «fattore Tempo». Il concetto di «generazioni future» è un souvenir della stagione sessantottina; oggi stiamo scoprendo che il futuro non possiamo controllarlo integralmente (come volevano le costituzioni delle monarchie moderne) e – con i cambiamenti climatici innescati dall’azione umana e non più da quella naturale – ci sta sfuggendo di mano.
Come fare allora a immaginare la tutela nell’interesse dei venturi?
Carducci illustra le risposte date dalla filosofia politica e dall’economia neoclassica, soffermandosi sul «velo di ignoranza»,la metafora con cui John Rawls intendeva il futuro: non possiamo conoscerlo con esattezza, almeno sforziamoci di non rovinare il presente o di non scaricarne i problemi su chi verrà dopo.
Una chiosa sui cambiamenti climatici. Carducci spiega che «la febbre c’è sempre stata, se da una temperatura corporea normale di 36° si arriva a 38°; ma non possiamo dire “tanto c’è sempre stata” se la temperatura normale diventa 37,5° e quando si ha la febbre arriva a 41°!»
Sentendo di aver interessato la platea, Carducci si toglie le vesti di professore e indossa quelle di un umano nel weekend. «Di sabato sera rappresentarci queste cose magari non è un buon antipasto, ma sottolinearle è un impegno civico!»
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