POLVERE DI STELLE / BETTE DAVIS, “la più bella anima dannata che sia mai vissuta!”
di Elena Vada _______
Chiamata la ‘First Lady’ o ‘Dark Lady’ del cinema, disse:
“Sono la più bella anima dannata, che sia mai vissuta!”
Carattere arrogante, scorbutico, ribelle, irascibile, tenace.
SI è fatta strada in mezzo ad una marea di uomini conservatori e donne invidiose.
Il modo di fare deciso, la caratteristica voce roca e l’onnipresente sigaretta fra le dita, contribuiscono a fare di lei un personaggio. ‘La bisbetica indomabile’.
È famosa per gli occhi di ghiaccio, specchio della sua dolcezza, fortissima personalità, fermezza e determinazione.
Ricorderete la canzone ‘Bette Davis Eyes’ portata al successo da Kim Carnes, nel 1981, cover di un vecchio pezzo del 1974.
È stata nominata agli Oscar per 5 anni di fila: nel 1939, 1940, 1941, 1942 e 1943, (record ancora imbattuto).
Oggi ho il piacere di raccontarvi la storia di: BETTE DAVIS
Ruth Elizabeth Davis, nacque il 5 aprile 1908 a Lowell, Massachussetts, figlia di Harlow Morrell Davis, studente di legge e Ruth Augusta Favour. Venne soprannominata Bette dalla madre, che aveva letto il romanzo di Balzac ‘La cugina Bette’.
Nel 1915 i genitori si separarono.
Bette frequentò un severissimo convitto chiamato Crestalban, nel Berkshire.
Nel 1921 si trasferì a New York e iniziò a studiare danza con la celebre coreografa e ballerina Martha Graham. Ben presto scoprì una grande passione per la recitazione.
Iscritta alla John Murray Dramatic School di New York, frequentò il corso di recitazione, insieme a Katharine Hepburn.
Nei primi anni lavora in teatro, poi cerca Hollywood: accetta ruoli scomodi, che altre rifiutano e comincia a lavorare in piccole comparsate.
Con la Warner Bros. nel 1932 ottiene il primo ruolo di protagonista in The Man Who Played God.
Il primo grande successo, arriva due anni dopo con un ruolo di cattiva, perfida e maligna, in ‘Schiavo D’Amore’ prodotto dalla RKO.
La rivista ‘Life’ scrisse: “La migliore performance mai registrata sullo schermo, da un’attrice statunitense”.
Questa sarà la prima di tante interpretazioni di donne perverse, senza scrupoli e gelide, che permetteranno a Bette Davis di dimostrare una bravura, che la farà apprezzare sia dal pubblico, che dalla critica. Diranno: “La Davis è buona, quando recita la cattiva”.
Nel ’36 vince il suo primo Oscar con ‘Paura d’amare’ (1935) di Alfred E. Green.
Con la statuetta in mano (1936) esclamò al microfono: “Sembra il mio primo marito, Harmon Oscar!”. Se l’ Academy Award of Merit, oggi si chiama “Premio Oscar” è merito della Davis.
Consapevole dei successi ottenuti, Bette comincia a pretendere dai produttori dei copioni più adatti al suo talento.
Così, sempre nel 1936, parte per l’Inghilterra, dove firma un contratto per la somma di 20.000 sterline. Ma il grande Studio le fa causa, e lei perde.
Torna a Hollywood.
Nel 1939 riceve il suo secondo Oscar per (Jezebel) Figlia del vento (1938) di William Wyler (risposta della Warner Bros a ‘Via col vento’ di Fleming, kolossal della M.G.M.)
Si dice che uno dei suoi amori fu proprio il regista William Wyler, ma lui era sposato e si rifiutò di lasciare la moglie.
Nel 1950, abbandonata la Warner per la 20th Century Fox, interpreta il difficile e tormentato personaggio della star in declino Margo Channing, in (All About Eve) ‘Eva contro Eva’ di Joseph L. Mankiewicz, per il quale riceve la sua ottava nomination all’Academy Award. È classificata alla posizione 5 delle 100 più grandi performance, di tutti i tempi secondo ‘Premiere’ (2006). Mankiewicz disse di lei: “Bette era una lettera perfetta, era una sillaba perfetta, il sogno del regista: l’attrice preparata”.
Altra straordinaria e struggente interpretazione di Bette Davis è nel drammatico film ‘Che fine ha fatto Baby Jane? (1962) di Robert Aldrich, al fianco della rivale e nemica di sempre Joan Crawford, in un duello interpretativo davvero eccezionale, causa l’ odio vero, che serpeggiava tra le due. Si racconta che, nel ’35 Bette s’innamorò di Franchot Tone, sul set del film Dangerous, ma l’attore le preferì la Crawford, che lo sposò. Davis non la perdonò mai e disse:
“È stata a letto con qualsiasi attore della M.G.M. tranne Lassie”.
Tra le due star ci furono sul set, risse, dispetti, ripicche, pettegolezzi. Nelle scene violente si “menavano” davvero e finivano col dirsi: “… Ma se ti ho appena sfiorato!”…con due punti di sutura, però.
Un duetto di talenti, dove si legano rabbia, rancore e professionalità.
La conflittualità tra Davis e Crawford, diede un’energia inquietante al film e ne garantì il successo.
Ha lavorato anche in Italia: nel film “La noia” di Damiano Damiani e in “Lo scopone scientifico” di Luigi Comencini del 1970 dove interpreta una ricca signora americana che affronta al tavolo da gioco la coppia Silvana Mangano – Alberto Sordi (che definì rozzo, maleducato e provinciale).
Fu però, grande amica della nostra immensa Anna Magnani, quando andò ad Hollywood, per interpretare quella “Rosa tatuata” che le fece conquistare, il 21 marzo del 1956, un Oscar.
Bette Davis si definiva “Una testa matta”. Era bizzarra, dispettosa, ironica, antipatica, isterica, nevrotica, graffiante, provocatrice, terrore di registi e produttori, odiata da colleghe e colleghi, ma così brava da suscitare ammirazione, anche in chi la detestava
Bette non è un’attrice come le altre. I suoi personaggi, crudeli o virtuosi, hanno qualcosa che li rende sempre e comunque affascinanti. Lei trova, dentro di sé, tutte le sfumature dell’animo umano: cattiveria, odio, gelosia, astio, amore, rancore…
Non aveva l’ avvenenza sfrontata delle dive dell’epoca, in una stagione cinematografica in cui alle attrici, si chiedevano sensualità e ‘curve’, più di ogni altra cosa.
Insomma le mancavano: fondoschiena a mandolino, cosce lunghe, seno prorompente, labbra carnose e capelli biondo platino…
Infatti era di corporatura esile e minuta, con degli occhi sporgenti e lineamenti non perfetti.
Il produttore Samuel Goldwin, durante un provino, disse: “Chi ha voluto farmi perdere tempo per quella? Dove avete trovato quell’orribile creatura? È bravina, ma assolutamente impresentabile”
Jack Warner invece: “Mia cara ragazza – disse il produttore – Hai il fascino di Stanlio e Ollio messi assieme, ma ti scritturo per il tuo notevole talento”.
e di TALENTO ne aveva davvero TANTO!
Ancora oggi ammiriamo il suo stile recitativo
(che prese il nome di “recitazione alla Davis”) per i suoi sguardi arcigni e acuti, i suoi scatti e la presenza scenica, che affascinò in ogni ruolo interpretato.
Bette Davis si sposò quattro volte. Con il musicista Harmon Oscar Nelson dal 1932 al ’39. Nel 1940 con il politico Arthur Farnsworth e rimase vedova nel 1943. Nel 1945 con William Grant Sherry, padre del suo unico figlio naturale (gli altri sono adottivi) dal quale divorziò cinque anni dopo, e infine con l’attore Gary Merrill. Matrimoni infelici.
“Nella vita abbondano i maschi, scarseggiano gli uomini”.
Bette, è stata vittima di violenze domestiche.
Alcolista cronica.
La Davis sosteneva di essere una discendente delle streghe di Salem e che il giorno in cui nacque un fulmine colpì l’albero che era fuori dalla sua casa.
Non si è mai arricchita. Sua madre, mariti e sorella psicopatica, sperperarono senza ritegno, gran parte dei suoi guadagni.
Ha descritto gli ultimi tre decenni della sua esistenza, come “il mio periodo macabro”. Trovava “terrificante” invecchiare.
Nell’ultimo periodo della sua vita ebbe diversi problemi di salute. Nel 1983 venne operata di un tumore al seno. Fu colpita da un ictus e un infarto. Morì in Francia, all’ospedale Neuilly-sur-Seine (Parigi) il 6 ottobre 1989, all’età di 81 anni.
Il suo epitaffio: “Ha fatto tutto in modo difficile”.
Prima donna a venire eletta presidente dell’Academy, due premi Oscar, su undici candidature (tutte come miglior attrice protagonista), un Prix d’intérpretation féminine a Cannes, una Coppa Volpi a Venezia e tanti altri riconoscimenti.
Nel 1999 l’American Film Institute ha inserito la Davis al secondo posto, dietro Katharine Hepburn, nella classifica delle più grandi star della storia del cinema. Recitò in più di 100 film.
Oltre a quelli citati, consiglio la visione del film commedia-favolistica: ‘Angeli con la pistola’ (1961) di Frank Capra, con Glenn Ford, Hope Lange, Peter Falk. La pellicola consentì all’attrice di divertirsi, come riferì lei stessa, apparendo nel ruolo di una vecchia stracciona mendicante, che si trasforma in un’elegante signora del bel mondo.
E… un sorriso lo strappa ancora.
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( 12 – continua )
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