LA CROAZIA MAGICA DELLE FAVOLE E LA SERBIA DELLE LEGGENDE NEL NUOVO LIBRO DI GIACOMO SCOTTI
di Raffaele Polo _______
Arriva in libreria «Leggende e favole» di Ivana Brlić-Mažuranić a cura di Giacomo Scotti (Besa, 152 pagine, 16 euro),che riunisce per i lettori italiani le favole croate e serbe, con un focus dedicato alle opere che procurarono a Ivana Brlić-Mažuranić l’appellativo di “Andersen croata” e due candidature al Premio Nobel per la letteratura, avanzate negli anni 1931 e 1938.
Quattro fiabe di Ivana Brlić-Mažuranić (1874-1938), la più importante scrittrice croata del suo tempo, aprono il libro dedicato alla Croazia magica e all’arte dei raccontastorie. Un gioiello letterario diviso in due parti e che riunisce anche venti favole brevi di dodici scrittori serbi – la cui creazione letteraria va dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri – e una raccolta di brevi leggende in prosa e in versi di altri dodici scrittori e scrittrici.
Ivana Brlić-Mažuranić nacque a Ogulin in Croazia il 18 aprile 1874, si spense a Zagabria il 21 settembre 1938. Apparteneva a una famiglia benestante, segnalatasi nel campo della politica e della letteratura. Il nonno, Ivo Mažuranić, viceré della Croazia sotto il governo dell’impero austro-ungarico, aveva scritto un poemetto, La morte di Smajl Aga Čemgić, che resta uno dei più pregevoli della poesia epica degli slavi meridionali; suo padre, Vladimir Mažuranić fu un insigne storico; la madre coltivò la letteratura.
All’età di 18 anni Ivana sposò un uomo politico, Vatroslav Brlić. Con lui ebbe sei figli ai quali dedicò le sue prime creazioni letterarie pubblicate in edizioni fuori commercio, racconti e raccolte di liriche a sfondo educativo. Come avveniva in tutte le famiglie aristocratiche e benestanti dell’epoca, Ivana frequentò le scuole d’ogni grado privatamente, imparando anche varie lingue straniere: francese, tedesco, russo, inglese e italiano. In croato tradusse opere letterarie dal tedesco e dal francese.
La creazione letteraria di Ivana Brlić Mažuranić cominciò negli anni della matura giovinezza, nel 1903, con una raccolta di racconti e poesie per bambini dal titolo Valjani i nevaljani (Bravi e fannulloni). Tra le opere successive, scritte ispirandosi a leggende, favole e racconti popolari e ad altri elementi della mitologia slava, emergono Čudnovate zgode šegrta Hlapić (pubblicato in Italia proprio da Besa Muci con il titolo Le avventure dell’apprendista Hlapić) del 1913 e la raccolta di favole Priče iz davnina (Racconti dei tempi remoti) del 1916: libri per ragazzi che procurarono all’autrice larga notorietà in tutta l’Europa. Molto più tardi, nel 1937, pubblicò un romanzo per adulti, Jasha Dalmatin potkralj Gudžerata (Jasha il Dalmata, viceré del Gugerato, 1937). L’ultima sua pubblicazione fu edita nel 1938, una raccolta di poesie e racconti per bambini dal titolo Srce odlicitara (Cuore di confortino).
Giacomo Scotti, originario di Napoli e spostatosi in Istria nel 1947, vagabondo dal 1980 fra il paese natale e i Balcani, ha pubblicato in Italia e nell’ex Jugoslavia una ventina di opere che riguardano il mondo dell’infanzia e della favolistica.
“Vissuti separati per alcuni secoli,” spiega per questo libro “per lo più sotto gli imperi ottomano (turco) e austro-ungarico, e unitisi sotto il Regno di Jugoslavia dei Karađorđević dal 1919 al 1945, croati e serbi continuarono a convivere in un unico Stato: a Repubblica Popolare Federativa di Jugoslavia, una federazione di sei repubbliche e due regioni autonome scioltasi nel 1991. Croati e serbi furono e continuano a essere uniti nella lingua letteraria, con un’unica differenza: l’alfabeto. I serbi usano il cirillico o cirilliano, i croati i caratteri latini. Anche la religione – quella cristiana – li accomuna, suddivisa però in ortodossa e cattolica. In questo libro, scavalcando i confini statali, ho voluto riunirli, traducendo e pubblicando alcune favole e leggende di valore antologico”.