IL PRANZO DELLA DOMENICA / A CASA DI STEFANO DONNO I LIBRI SPUNTANO BUONI COME I FUNGHI DI DANIELA

| 22 Settembre 2024 | 0 Comments

di Raffaele Polo ______

Di Daniela, moglie di Stefano Donno, ricordavamo soprattutto i funghi ripieni. Buonissimi e presentati con sapiente dovizia… Ce li ha preparati anche stavolta e, mentre ci ingozziamo dei pregiati manicaretti, chiediamo a Stefano come è nata la sua casa editrice…

«Tutto ebbe inizio nei primi anni Novanta, siamo nel Salento, quando Maurizio Leo, poeta beat, intraprese una straordinaria avventura culturale: creò la rivista Il Bardo. Il nome evoca i cantastorie celtici, custodi di antiche gesta. La rivista nacque con l’intento di far conoscere la cultura e la storia del Salento, le sue tradizioni e il suo grande patrimonio di beni culturali, e non tardò a diventare un punto di riferimento, attirando poeti e scrittori di rilievo, anche internazionali come Paolo Valesio, all’epoca Direttore del Dipartimento di Italianistica della Yale University. Sulla scia di questo progetto, nel 1992, grazie alla determinazione di Maurizio Leo, nacque la piccola casa editrice ‘I Quaderni del Bardo’.

Fin dall’inizio, si distinse per la cura formale e per la qualità degli autori pubblicati, tra cui voglio ricordare Vittorio Fiore, celebre meridionalista, giornalista, scrittore e poeta. Poi il progetto editoriale acquisì una nuova energia con un mio personalissimo apporto, mantenendo sempre le coordinate editoriali originarie.

Questa lunga storia si è evoluta fino a diventare oggi ‘I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno’. Le nostre collane di poesia sono il cuore della casa editrice e la rendono unica per l’ascolto e il dialogo transfrontaliero e transgender. Laura Garavaglia, ad esempio, pubblica poeti internazionali nella sua collana ‘Altri Incontri’, legata al Festival Europa In Versi della Poesia della Casa della Poesia di Como, mentre Paolo Galvagni si dedica più specificatamente ai poeti dell’Est Europa. La collana ‘Obscura’ con lo psicologo e criminologo Dott. Mirco Turco, la collana ‘Universo del Mistero’ diretta dall’esperto di paranormale Mario Contino sondano gli abissi del crimine, del mistero e del paranormale, e ancora ‘Universo Salento’ diretta dal giornalista Angelo Sconosciuto, la collana di  ‘Dissensi’ curata dal poeta e critico d’arte Donato Di Poce, la collana ‘Fuochi’ dal giornalista, poeta e critico Ottavio Rossani, e ‘Global Ink’ a cura di Angela D’Ambra un contenitore per tutto ciò che di singolare si agita a livello internazionale».

Tra un fungo e l’altro (abbiamo chiesto e ottenuto il bis…) chiediamo a Stefano come faccia per la scelta dei testi da pubblicare.

«Come scelgo cosa pubblicare? Oltre alla conoscenza tecnica, teorica, letteraria, testuale, metatestuale, semantica, semiologica ed ermeneutica, che sono alla base della valutazione di un testo poetico, mi affido al cuore quando scelgo di apporre il marchio editoriale de I Quaderni del Bardo Edizioni su un’opera, sia essa di un autore affermato o esordiente. Per me, non c’è differenza. Conta la qualità! Finora, il mio istinto non mi ha mai tradito.

Sono aperto a nuove latitudini del fare e dire poesia, anche oltre i confini italiani. Tuttavia, la linea editoriale che seguo da sempre è sintetizzata nelle prime battute del manifesto poetico di Antonio Leonardo Verri, fabbricante d’armonia del Salento:

“Cominciate, poeti, a spedire fogli di poesia // Ai politici, gabellieri d’allegria // A chi ha perso l’aria di studente spaesato // A chi ha svenduto lo stupore di un tempo // Le ribalte del non previsto, // ai sindacalisti, ai capitani d’industria // ai capitani di qualcosa, // usate la loro stessa lingua // non pensate, promettete // …’disarmateli’ se potete!”.

Sblocco un ricordo … La seconda proposta editoriale che ci arrivò da una giovanissima autrice, Chiara Evangelista (che adesso è giornalista al Corriere della Sera a Milano ) di notevole talento, ha qualcosa di davvero singolare. Immaginate: circa 30 poesie, inviateci in 30 allegati diversi, tramite un social. Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro…

La mia esperienza nel settore editoriale mi ha insegnato che non sono tanto le kermesse o i concorsi a far vendere poesia, che già effettivamente si vende poco, ma piuttosto il contatto diretto con il pubblico, il dialogare con il poeta, conoscerlo dal vivo, sentirlo declamare i propri versi.

Quando l’animo del poeta riesce a toccare alcune corde nell’uditorio, ecco che inizia il passaparola, e i suoi scritti vengono cercati in libreria. Ho assistito a molti Poetry Slam e posso affermare che la poesia performativa scuote, diverte e coinvolge. Tuttavia, il libro continua a essere considerato un bene superfluo, che ancora non trova posto in molte case italiane, dove si preferiscono dispositivi tecnologici ai libri».

«L’editoria è in grave crisi, allora?»

«L’editoria, a mio avviso, è morta, sepolta da se stessa. Anche se il COVID-19 può essere stato un fattore scatenante, le radici di una crisi che oggi per certi aspetti persiste nel mondo dell’editoria, affondano in una mancanza di riflessione e teorizzazione dell’editoria come strumento di diffusione del sapere, crescita personale, civilizzazione e progresso.

Il postmoderno, il mercato dello spettacolo, il turbo capitalismo e la società liquida hanno ridotto la cultura a un’entità spettrale. Il sapere tecnico-economico è diventato l’unico punto di riferimento, e l’editoria si è trasformata in mercato dello spettacolo, packaging e business.»

«Stefano, complimenti a te ma soprattutto a Daniela… I suoi funghi sono un capolavoro. E, per concludere, invia un consiglio a chi vuole intraprendere il difficile cammino della pubblicazione e diffusione di un libro di poesie…»

«Che consigli darei a un autore o autrice che volesse pubblicare un proprio libro di poesia? Per me, il poeta è come l’anarca descritto da Ernst Jünger nel ‘Trattato del Ribelle’.

Per fare poesia, deve scegliere il bosco come metafora del proprio campo d’azione, entrare in clandestinità, operare nel territorio della letteratura contemporanea, sostenuto dalle comunità poetiche locali, come un guerrigliero ribelle della parola. “Il bosco è dappertutto: in zone disabitate e nelle città, dove il Ribelle vive nascosto o si maschera dietro una professione. Il bosco è nel deserto, nella macchia. Il bosco è in patria e ovunque il Ribelle possa praticare la resistenza.” Questa è la resistenza della parola, della cultura».

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( 18 ‐ continua )

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Category: Costume e società, Cultura

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