VITTORIO BODINI DI ROSSANO ASTREMO

| 10 Gennaio 2014 | 0 Comments

BODINI UN POETA DIMENTICATO
Ecco cosa scrive di lui Rossano Astremo.

Vittorio Bodini

                    e la triste condizione della dimenticanza

 

Per chi, come il sottoscritto, è nato e cresciuto nel sud, la progressiva dimenticanza di un sublime poeta e di uno squisito intellettuale quale Vittorio Bodini genera pur sempre perplessità e sdegno. Basta sottolineare il fatto che nelle principali antologie poetiche del Novecento (quelle curate da  Mengaldo, Anceschi e Sanguineti, solo per citarne alcune) il nome di Bodini è assente, così come quasi totalmente assente è la rigogliosa tradizione poetica meridionale.

Le ragioni sono molteplici e, certamente, non da affrontare in questa sede, dove invece mi soffermerò a riflettere sulla figura dello scrittore Bodini.

Bodini è nato da genitori leccesi il 6 gennaio del 1914 a Bari, ma ancora in fasce viene portato a Lecce. A diciotto anni fonda un gruppo futurista. Nel 1937 si iscrive alla Facoltà di Filosofia di Firenze, dove si laurea nel 1940. Tornato a Lecce, con Oreste Macrì, cura la terza pagina di ‘Vedetta Mediterranea’, poi collabora a ‘Letteratura’, pubblicando le prime poesie, aderisce al movimento ‘Giustizia e Libertà’ e si inserisce in ‘Libera Voce’.

Nel 1946 si trasferisce in Spagna come lettore d’italiano e poi antiquario. Nel 1950 rientra a Lecce e dopo due anni ha la cattedra di Letteratura Spagnola presso l’Università di Bari. Nel 1954 fonda ‘Esperienza Poetica’ che vive due anni. Continua ad avere rapporti stabili con il Salento, anche se negli ultimi dieci anni si è trasferito a Roma, dove muore il 19 dicembre 1970.

Bodini ha dato vita ad eccellenti traduzioni del Don Chisciotte di Cervantes, del Teatro diF.Garcia Lorca e di I poeti surrealisti spagnoli, tutte uscite con Einaudi, è autore di numerosi scritti in prosa, via via dimenticati, ma oggi riscoperti grazie all’attento lavoro della casa editrice Besa e del docente universitario Lucio Antonio Giannone, ma soprattutto Bodini è autore di pochi, ma preziosi libri di poesia.

Da ricordare La luna dei Borboni ( 1952), Dopo la luna (1956), Metamor (1967) e Poesie(1972, postuma), raccolta di testi uscita per Mondatori e negli ultimi anni ripubblicata da Besa. Una corretta interpretazione della poetica di Bodini si può effettuare considerando la  continua attrazione tematica del sud.

Proprio questa necessaria dimensione memoriale allontana Bodini dall’oscuro ermetismo post guerra, avvicinandolo ad una struttura in versi più vicina alla testimonianza:«Un paese che si chiama Cocumola / è / come avere le mani sporche di farina / e un portoncino verde color limone. / Uomini con camicie silenziose fanno un nodo al fazzoletto / per ricordarsi del cuore. / Il tabacco è a secare, / e la vita cocumola fra le pentole / dove donne pennute assaggiano il brodo».

Esempio questo testo della polarizzazione bodoniana tra le maglie ispide dell’oscura significazione ermetica (i primi 4 versi) e il ritmo più agile e distensivo che si percepisce nella delineazione di un ricordo ( come dimostrano i versi successivi).

Ma il sud, l’estremo lembo di terra nel quale Bodini ha vissuto gran parte della sua esistenza, è anche tema denso di tristi riflessioni e di dolori esistenziali lancinanti: « Qui non vorrei morire dove vivere / mi tocca, mio paese, / così sgradito da doverti amare; / lento piano dove la luce pare / di carne cruda / e il nespolo va e viene fra noi e l’inverno.// Pigro / come una mezzaluna nel sole di maggio, / la tazza del caffè, le parole perdute, / vivo ormai nelle cose che i miei occhi guardano: / divento ulivo e ruota di un lento carro, / siepe di fichi d’India, terra amara/ dove cresce il tabacco. / Ma tu, mortale e torbida, così mia / così sola / dici che non è vero, che non è tutto. // Triste invidia di vivere, in tutta questa pianura / non c’è un ramo su cui tu voglia posarti».

Bodini è poeta dalla sensibilità estrema, supremo cantore di un sud mitico, ancestrale, ma, nel contempo, limitante e castrante. I suoi versi sono tra i migliori prodotti della poesia meridionale del Novecento e si spera che la critica letteraria presto renda merito ad una voce che il peso del tempo ha seppellito senza giusta ragione.

 

 

Category: Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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