CARLO MARIA SALVEMINI, IL FASCINO DISCRETO DELLA BORGHESIA

| 10 Agosto 2024 | 4 Comments

di Giuseppe Puppo ______ 

Lui, negli anni Settanta, era bambino e non sa o non può ricordare quello che si diceva all’epoca, in un imperativo categorico, che, cioè il personale è politico.

Probabilmente però avrà visto in seguito il memorabile film del 1972 Il fascino discreto della borghesia in cui li regista Luis Buñuel racconta l’organizzazione di una cena da parte di un gruppo di amici e, attraverso essa, la loro vita sociale, rappresentata in maniera assai critica.

Ignaro dell’imperativo categorico, di quanto esso valga, direttamente, oppure indirettamente; orgoglioso del suo status riacquisito e riaffermato; venuti meno onori e oneri della carca di sindaco; incassata l’indennità di fine mandato e pagato il prezzo della libertà; ecco, nelle ultime settimane il dottore commercialista Carlo Maria Salvemini, 56 anni, ora solo più semplice consigliere comunale di opposizione, si è messo a raccontare la propria esistenza.

Pubblicamente.

Sul suo diario di Facebook, infatti, sono diventati minoritari i post di problematiche politiche, che prima erano totalitari, per quanto gli irriducibili della tifoseria contraria continuino imperterriti a rinfacciargli le piste ciclabili, senza pietà per gli sconfitti, e al contrario sono diventati dominanti quelli di lessico famigliare.

Che poi a questo serve Facebook, in pima battuta, no?

Evviva il tempo ritrovato! – ha esultato.

Eccolo, dunque, a raccontare con dovizia di particolari, il viaggio fatto a Milano per accompagnare il figlio Jac, che non ha lasciato andare solo, al concerto del cantante rap americano Travis Scott, da lui invece organizzato di tutto punto, aereo e albergo compresi. Costume tipico di tanti genitori, che insistono per accompagnare i figli ai concerti, perché in realtà ai concerti voglio andarci loro.

Eccolo improvvisarsi critico musicale, in una compunta recensione dell’evento.

Eccolo fare pure il critico letterario, dispensando consigli per gli acquisti, da catena della Feltrinelli, ovviamente, a favore dell’autore di racconti polizieschi americani Don Winslow.

Eccolo, da amante dei libri, per passione, e pure tanto per lavoro, nella sua cooperativa, recuperare ascendenze letterarie più nobili, augurando al figlio una lunga e proficua strada da percorrere, visto che si chiama come Kerouac, l’autore di On the road.

Eccolo con disinvoltura improvvisarsi commentatore sportivo e analizzare le partire di pallavolo e le gare di atletica alle Olimpiadi.

Ieri, il gran finale, almeno per ora.

Un viaggio a New York, foto con grattacieli di Manhattan in bella vista, all’esterno, all’interno architettura sofisticata di una camera, angolo relax, dopo la corsetta che fa tanto radical chic dalle parti di Central Park.

Category: Costume e società, Politica

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Comments (4)

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  1. Massimo Nannotti ha detto:

    Si può dire che questo articolo l’autore se lo poteva risparmiare?

  2. direttore ha detto:

    Oh mamma mia… E meno male che, almeno nelle mie intenzioni, voleva essere un ‘pezzo’ divertito e divertente…E invece…

    Cerco di dare una doverosa risposta, sia pur in estrema sintesi, alle tante reazioni che esso, variamente condiviso e commentato tramite social, ha suscitato.

    Ringrazio tutti dell’attenzione, e soprattutto quelli ai quali quel che ho scritto non è piaciuto nel sacrosanto rispetto delle loro opinioni.

    Però, ecco… Io non ho offeso nessuno.
    Lo dico per chi ha offeso me, e tutta leccecronaca.it, il presidente della società editrice, il direttore editoriale, la redazione, i collaboratori e i nostri sponsor…
    Non fa niente, perdono e dimentico subito: la mia storia personale e professionale, di indipendenza assoluta e di libera intraprendenza, risponde nei fatti a chi voglia conoscerle.

    Comunque ‘li’ invece che ‘gli’ era un semplice errore di battitura, che nel frattempo ho corretto … Però, è vero, ho toccato un tasto sbagliato…
    Troppo recenti i veleni della campagna elettorale, ancora in circolo vizioso.

    Del sindaco, mi sono occupato durante tutti questi anni per ragioni politiche.
    Adesso mi occuperò allo stesso modo del nuovo, come è giusto che sia, visto che adesso ha lei il potere.

    Questo ‘pezzo’ era di sorpresa, credo finanche umanamente affettuoso, per un uomo che non ha più la pesante responsabilità della carica e si mette a raccontare in maniera inedita la sua vita privata.

    Convinto come sono appunto che il personale è politico e che dunque egli così facendo parli comunque e sempre di politica.
    La ‘ratio’ giornalistica era questa, se non sono riuscito a farla comprendere è colpa mia, cercherò di imparare.

    Poi, ancora e chiudo, radical chic che significa? Significa, copio/incollo da Wikipedia:

    Radical chic è un’espressione inglese utilizzata per definire gli appartenenti alla borghesia medio-alta o al mondo della cultura e dello spettacolo che per vari motivi (per seguire la moda, per esibizionismo, per ricerca di consenso o per inconfessati interessi personali) ostentano idee e tendenze politiche affini alla sinistra radicale o comunque opposte al loro vero ceto di appartenenza, senza per questo rinunciare al loro elevato tenore di vita. Per estensione, la definizione di radical chic comprende anche uno stile di vita e un modo di vestirsi e comportarsi.

    Ah, già ecco, come ho potuto? Ho dimenticato quei suoi memorabili calzini…

  3. Carmelo Bleve ha detto:

    Beato lui

  4. Ti ha detto:

    Bell’ articolo,sottile al punto giusto!

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