“L’ultimo viaggio”, VERSI E PROSA DI CARMELO SCORRANO A GALLIPOLI SABATO 3
di Raffaele Polo ______ Si intitola “L’ultimo viaggio” ed è la recente fatica letteraria di Carmelo Scorrano (nella foto) che presenta un racconto breve e una selezione di poesie in dialetto gallipolino e in lingua italiana.
Edito da ‘Il Raggio Verde’ (pagine 150, euro 15), il libro è impreziosito da una veduta di Gallipoli fotografata da Maria Pacoda, un’immagine poetica omaggio alla protagonista del narrare di Carmelo Scorrano che mette in versi e in prosa il suo amore per la Città bella.
La presentazione si tiene sabato 3 agosto a partire dalle 19.30 nella sede dell’ANMI di Gallipoli (Lungomare Marconi n.3) di cui Carmelo Scorrano è presidente.
La serata si aprirà con gli interventi del consigliere nazionale ANMI Giuseppe Alfarano e il delegato regionale ANMI Fernando Piccinno e sarà allietata dagli interventi del Salento Ballet Art Studio mentre a dialogare con l’autore ci sarà il giornalista Giuseppe Albahari, che firma la prefazione del libro.
Modera la serata la giornalista Antonietta Fulvio editore de Il Raggio Verde.
«“Vastasi”, se mpruvvisau pueta». É quanto scrive di se stesso Carmelo Scorrano e forse non è un caso che tali parole siano in calce proprio a questa suaultima fatica che riunisce versi e prosa. Già da tempo, Carmelo avverte il bisogno di abbinare alla prosa una sezione di poesie in lingua italiana e in dialetto, che in questo caso ha nominato “Mursiculi de scij”.
«La prosa – scrive lo stesso Albahari- è il racconto dell’ultradecennale permanenza del protagonista – Carmelo, come l’autore – a Milano. Carmelo ha scelto di emigrare nella grande città per necessità lavorativa, ma il lettore non troverà dettagli sul suo lavoro e la stessa metropoli gli apparirà ridotta a quinta necessaria soprattutto a contrapposizione alla natia Gallipoli: nebbia contro sole, violenza contro moderazione, scortesia contro gentilezza, ristrettezza di idee contro disponibilità. Questo perché l’autore dà spazio solo ai sentimenti – quelli dell’interprete principale sono inequivocabilmente i suoi: bontà, sogno, riservatezza, garbo, sensibilità – e li racconta con spontaneità, naturalezza, semplicità».
È una narrazione semplice, quella di Carmelo Scorrano che alternando versi in dialetto ad una scabra narrazione ha il suo fascino proprio in quel procedere spesso ondeggiante e senza rispetto di ‘consecutio temporum’ dove passato e presente sono un tutt’uno e i sentimenti si affastellano come scintille che provengono dal fuoco acceso con una poetica immagine all’inizio di ogni “cunto”, di ogni racconto.