L’INTERVENTO / IL MASSACRO DEGLI ULIVI A SERRANOVA / ”Il danno fatto all’ecosistema va molto oltre a quello immediato”
di Giuseppe Vinci ______ Antropologo ______
Abbattere e ridurre in pellet una pianta di olivo secolare, soprattutto se censita e quindi posta sotto tutela da una legge dello stato e da una regionale (nella fattispecie la LR. 14/07), non solo significa incorre nel penale ma, oltretutto, ha costi di non poco conto, superiori alle 200€. a pianta. Se si considera che gli abbattimenti disposti dalla proprietà (a quanto pare si tratti di una srl appartenente a una multinazionale italiana che da decenni investe e specula in agricoltura), intreressano un oliveto di più di 60 ettari per lo più ricadenti in area di “riserva naturale” sottoposta a rigida tutela. Si tratta di diverse centinaia di piante. Fatevi due conti. Magari capirete che un investimento del genere è solo un piccolo anticipo rispetto a enormi investimenti e speculazioni successive.
Non si compie un ecocidio del genere con rischi legali pesantissimi e con costi da capogiro se non ci si è garantiti una sorta di immunità e benevolenza da parte degli attori politici, burocratici e giuridici, senza dei quali non sarebbe possibile alcuna azione, costi, investimenti e speculazione.
Mentono tutti, proprietà, ente riserva, organismi burocratici, politica, non ultimo la stampa, la quale invece di fare inchiesta, da buon cane scodinzolante non si spreca certo a pubblicare le peggiori veline di sempre, buone giusto come marchette utili a sostenere le narrazioni del potere.
Un aspetto sul quale bisognerebbe soffermarsi a riflettere, per mettere all’angolo eventuali narrative (che certo non mancheranno grazie anche alla stampae ai media asserviti), per giustificare e a compensazione dell’ecocidio, ovvero la piantumazione di oliveti superintensivi e vigneti, è che questi avranno bisogno di ingenti presidi chimici che andranno a influire sulla falda e quindi sul tratto di mare dell’area protetta nella quale da ormai più di vent’anni hanno trovato rifugio diverse specie marine che altrimenti sarebbero scomparse come già accaduto al di fuori di quell’area; che il danno fatto all’ecosistema va molto oltre a quello immediato delle estirpazioni e della riduzione della biodiversità del singolo suolo proprietario, visto che in quell’area protetta problemi relativi alla depurazione delle acque reflue, alla falda e non ultimo alla compromissione delle acque marine non sono mancate. ______
LA RICERCA nel nostro articolo di ieri
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