LA “terra del rimorso”. IL SALENTO DEL TARANTISMO NELLA MOSTRA MULTIMEDIALE DI ANNABELLA ROSSI A LECCE DA MERCOLEDI’ 26

| 25 Giugno 2024 | 0 Comments

di Raffaele Polo ______

Mercoledì 26 Giugno, alle ore 20.00, a Lecce, negli spazi della Biblioteca Bernardini è prevista l’apertura al pubblico di un allestimento multimediale e itinerante che toccherà poi, con particolari sezioni tematiche, Montesano Salentino, Ruffano e Nardò.

Il progetto è frutto della collaborazione fra il Museo delle Civiltà, l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e il Polo Biblio-museale di Lecce, a cura di Vincenzo Santoro.

Partecipano alla serata inaugurale: Andrea Viliani, direttore del Museo delle Civiltà; Leandro Ventura, direttore dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale; Stefania Baldinotti, responsabile dell’archivio audiovisuale ICPI; Eugenio Imbriani, antropologo, dell’Università del Salento; Viviana Matrangola, Assessore Cultura Regione Puglia. Interventi musicali di Massimiliano Morabito, Massimiliano De Marco e Giancarlo Paglialunga.

‘Il Salento di Annabella Rossi. La ricerca visiva sul tarantismo e oltre’ è il titolo della mostra, dedicata alla studiosa salentina , nel quarantesimo anniversario della sua scomparsa: sono raccolti  i materiali di interesse etno-antropologico realizzati dall’antropologa, fotografa e documentarista nel Salento, a partire dalla partecipazione nel 1959 alle ricerche dirette da Ernesto de Martino in Puglia sul fenomeno del tarantismo.

Annabella Rossi è nata nel settembre del 1933 a Roma, città dov’è scomparsa nel marzo del 1984. La documentazione intorno a cui si articola la mostra Il Salento di Annabella Rossi.

La ricerca visiva sul tarantismo e oltre, ci restituisce materiali di ricerca raffinati e appassionanti, testimonianza di come, pioneristicamente, l’uso della macchina fotografica e della ripresa video e sonora siano stati un elemento integrale e caratterizzante del mestiere dell’antropologo e dell’indagine sul campo nelle esplorazioni etno-antropologiche in Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Un mestiere che ci consegna un ineguagliato fondo archivistico composto di documenti sonori, fotografici e cinematografici realizzati e raccolti dalla studiosa: parte delle Collezioni di Arti e Tradizioni Popolari del Museo delle Civiltà e oggetto di ricerca da parte dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, questi archivi vengono restituiti pubblico «con l’intento di “tornare a vedere” o “vedere per la prima volta”, ma in entrambi i casi con gli occhi del nuovo millennio, persone, paesaggi, contesti e situazioni irrimediabilmente dissolti dai mutamenti della contemporaneità o imprevedibilmente sopravvissuti nell’impercettibile radicamento del rito, del ricordo, del fare quotidiano».

Il progetto è quindi l’esito delle pratiche di indagine di Annabella Rossi e della sua riflessione sul ruolo e la funzione della ricerca antropologica nello studio delle culture meridionali italiane, ma ne propone anche un’esperienza radicata nelle sensibilità e nelle istanze della contemporaneità. La mostra, concepita come un evento itinerante, toccherà, nella ricorrenza di particolari occasioni festive, i contesti più significativi attraversati dalla studiosa con il suo lavoro di ricerca, dando risalto alle specificità etnografiche di ciascun luogo.

La mostra multimediale è allestita negli spazi della Biblioteca Bernardini (ex Convitto Palmieri) a Lecce, dal 26 giugno al 30 settembre:le immagini fotografiche e filmiche del tarantismo salentino, raccolte in più riprese nell’esecuzione del rito domiciliare e presso la cappella di san Paolo a Galatina a partire dal 1959, saranno in dialogo con le testimonianze del tarantismo campano e inscritte tra le storie che raccontano visivamente le forme di vita contadina, espressione delle differenti comunità locali.

Dal 2 al 30 agosto a Montesano Salentino, Palazzo Bitonti, le forme cicliche di implorazione della grazia connesse alla richiesta di guarigione dal male di San Donato, saranno il focus dell’allestimento presso Palazzo Bitonti, che intende inaugurare un rinnovato interesse verso questo dolente quanto catartico rituale comunitario.

Dall’11 al 16 agosto un’ulteriore esposizione a Casa Callisto Santuario di San Rocco a Torre Paduli riguarderà Ruffano, paese natale di Michela Margiotta, contadina nata nel 1898 e affetta dal male di San Paolo e dal male di San Donato, che Rossi segue nelle pratiche devozionali e con cui intrattiene una fitta corrispondenza epistolare, straordinaria restituzione diretta di un mondo culturale in estinzione e della fatica di raccontarlo, con le vivide testimonianze di questo incontro e lo scorrere della vita sociale, tra l’antica fiera di San Marco e l’arte dei figuli con la lavorazione della creta.

Dal 2 al 15 settembre a Nardò, presso il chiostro dell’ex Convento dei Carmelitani, si conclude l’itinerario sulla riflessione antropologica di Rossi nel Salento accordando significativo rilievo alla documentazione – fotografica, filmica e sonora – concernente la terapia domiciliare del tarantismo, espressione sia coreutica che musicale, in particolare seguendo l’orchestrina capitanata da Luigi Stifani, violinista-barbiere neretino, in casa di una giovane donna tarantata che prende nome di Maria nella miliare monografia che fu l’esito dell’indagine sul campo condotta da (con immagini del 1960) e nella dimora di un tarantato nel 1978, in quella che risulta una delle ultime coerenti testimonianze di un rito giunto alla sua fase terminale.

«Fotografie, registrazioni sonore e riprese, a volte inedite, – scrive Stefania Baldinotti dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale – racconteranno al pubblico un’Italia lontana nel tempo, fermata nei gesti e negli sguardi di uomini, donne e bambini, inchiodati dalla fatica di vivere “legati ad una agricoltura preindustriale, a un artigianato moribondo, a una manovalanza di sfruttamento”, portatori di quella cultura che la Rossi chiamava “cultura della miseria” e contro la quale decise di schierarsi con la sua opera di ricercatrice e studiosa, seguendo il paradigma del suo maestro, Ernesto de Martino, incontrato la prima volta nel 1959 e subito seguito nella celeberrima spedizione in Salento che svelò all’Italia sul margine del boom economico, quella “terra del rimorso”, dove per guarire dal morso del ragno, solo la musica era il medicamento e solo il ballo la terapia».

Category: Cultura, Eventi

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